Capitolo quattro.

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La serata passò velocemente. Erano le 23:20 e stavamo tornando a casa. Pargheggiò fuori al casale e spense la macchina. Si girò verso di me. «Quindi..divertito?» Annuii sinceramente. «Magari potremmo rifarlo? Se ti va.» Sembrò titubante, e sorrisi.

«Quando vuoi.»

Si morse il labbro inferiore. «Domani dopo il turno posso accompagnarti a casa. Dato che finiremo tardi.»

Lo guardai alzando un sopracciglio. «A casa? Ho sentito bene?» Annuì ridendo. «Non eri tu quello che mi disse "Non ti è permesso stare lì, quindi trovati un altro posto"?» Cercai di imitare la sua voce e mi guardò con il broncio.

«Io non parlo così.» Risi. «E comunque ho cambiato idea. Tanto non c'era nessuno al casale, quindi meglio se mio nonno l'ha dato a te. Almeno c'è qualcuno che se ne prende cura.»

«Ho pulito alcune cose, ma c'è ancora parecchio da fare.» Annuì in assenso. «Vuoi entrare? Ho trovato delle cose e volevo fartele vedere.»

«Certo.» Sorrise ed uscimmo dalla macchina. Presi le chiavi e aprii la porta, per poi entrare ed accendere la luce. Mi tolsi la giacca e l'appesi all'attapanni accanto alla porta, lui fece lo stesso con il suo cappotto.

«Sono di sopra, vieni.» Salii le scale che portarono al soppalco, seguito da lui. Dal comodino presi delle foto e gliele passai. Mi sedetti sul letto battendo la mano sulla parte libera, invitandolo a fare lo stesso. Guardò le foto e notai che le mani gli tremarono e gli occhi gli si fecero lucidi. «Ehi.» Poggiai una mano sulla sua spalla e lui alzò lo sguardo verso di me.

«Erano i miei genitori. Con i miei nonni.» Mi indicò la foto che ritraeva tutti e quattro. Usò il passato e volevo chiedergli di più, ma non osai. Annuii soltanto prendendo le foto dalle sue mani e poggiandole sul comodino.

«Scusami, non..» Non sapevo effettivamente cosa dire. Anche perché non mi aveva detto nulla, avevo semplicemente dedotto da solo.

Lui scosse la testa e tirò su col naso. «No, tranquillo. Va tutto bene.» Mi sorrise e annuii, abbassando poi lo sguardo sulle mie mani. «Ora è meglio che vada. Si è fatto tardi.» Annuii. Si alzò e feci lo stesso, accompagnandolo alla porta. Si mise il cappotto, si girò verso di me e mi sorrise. «Buonanotte Lou.»
Sorrisi a soprannome. «Buonanotte Harry.»



Un rumore continuo mi svegliò e mormorai infastidito coprendomi la testa con le coperte. Sbuffai quando la persona fuori alla porta continuava a bussare imperterrita. Mi alzai dal letto controvoglia e subito rabbrividii. Faceva un cazzo di freddo in quel casale. Mi strinsi le braccia intorno al petto per riscaldarmi, mentre scendevo le scale lentamente con gli occhi socchiusi. Aprii la porta e chiusi instintivamente gli occhi a causa del riflesso del sole accecante.

«Chi cazzo è?!» Sbottai strofinandomi gli occhi.

«Ma buongiorno anche a te.» Aprii gli occhi sorpreso di vedere un Harry tutto fossette con gli occhiali da sole e i capelli legati. «Almeno ho portato la colazione.» Mi sbattè il sacchetto davanti agli occhi e ridacchiò. Feci il broncio e presi il sacchetto, per poi andare a sedermi sul divano. Lui entrò, chiudendosi la porta alle spalle, e si tolse gli occhiali. «Ma fa freddissimo qui dentro.» Gli lanciai un'occhiataccia, mentre stringevo le gambe al petto.

Come se non lo sapessi!

«Dirò a mio nonno di far aggiustare i riscaldamenti.» Dal sacchetto presi un cornetto e lo morsi subito. Ridacchiò e si sedette accanto a me. «Buono?» Annuii con la bocca piena. Si morse le labbra.

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