25.How to save a life

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-George- sussurrai.

Si voltò nella mia direzione.

Il suo volto era insanguinato, dall'espressione assunta dal suo viso sembrava sorpreso dalla mia presenza lì.

-Ann- disse.

Non capivo cosa gli fosse successo, sembrava che qualcuno lo avesse colpito.

Camminai verso di lui, preoccupata.

Il sangue era raffermo.
Sospirai sollevata perché nonostante tutto sembrava star bene, ma sempre più curiosa.

Come diavolo si era fatto a conciare così?
Sembrava che avesse fatto a cazzotti con qualcuno, ma non era possibile. Non era il tipo.

Mi avvicinai, abbastanza da capire che non fosse solo.

Il mio cuore si fermò.

Non potevo credere che fosse lui.

Nella penombra seduto a terra con la testa poggiata al muro c'era Matt.
La sua camicia bianca era aperta e ricoperta da schizzi di sangue.

Oh mio Dio.

Combattei l'impulso di gettarmi su di lui.
Non lo avevo mai visto in quello stato.

-Credo che sia arrivato il momento di fare una scelta!- disse George.

-Scegli Ann, tra il mostro che sposerà un'altra, e un'uomo che ama solo te.-

Restai immobile.

Scegliere.
Non avrei mai pensato che Matt potesse essere contemplato tra le scelte, certo una parte di me ci sperava, trovarcisi davanti però era tutta un'altra storia.

Guardai entrambi prima George, poi Matt, che aveva gli occhi chiusi.

-Scegli Ann, devi scegliere!- continuò George pronunciando quelle parole come fossero un lamento.

Mi dispiaceva essere arrivata a quel punto, che George fosse arrivato a quel punto.
Non lo riuscivo neanche a riconoscere.

Nonostante fossi incazzata con Matt, le parole che aveva usato George mi avevano ferirono.

Mi devastava vederli entrambi così.

Piansi per lui, piansi per me, piansi per Matt.

Non sapevo cosa fare.

Mi passarono davanti tantissime immagini, ricordi.

Le parole di George mi tornarono in mente come fossero un boomerang.

Matt era stronzo, egoista, cazzone,
arrogante,non condividevo le sue scelte sessuali, i suoi tradimenti, ma una cosa era certa NON era un mostro.

Era solo il suo modo malsano di reagire alla vita, non spettava a noi giudicarlo.

Lo guardai.

Lui era lì, ogni singolo cellula in me lo reclamava, il mio cuore lo riconosceva.

Le lacrime mi rigarono il volto.

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