43th; Dodici minuti.

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N/A: Il capitolo è corto e mi dispiace. L'ho pubblicato perché non ho aggiornato per due mesi, e so che è un ritardo imperdonabile. Il prossimo aggiornamento arriverà in meno tempo, lo prometto. Grazie a tutti i commenti che avete lasciato nel capitolo precedente, e a tutti i voti.

Come possono 12:28 minuti cambiare la vita di qualcuno?

Secondo molte persone, la vita media di una donna è 85 anni.

85 anni.

31.025 giorni.

744.600 ore.

44.676.000 minuti.

2.680.560.000 secondi.

Come è possibile che quei miseri 12 minuti cambieranno la mia vita?

Non ho mai dovuto pensare veramente all'importanza del tempo, ma non sono molte le persone che lo fanno. Chi potrebbe mai pensare che la propria vita e la vita di qualcun'altro possa dipendere da poco più di 12 minuti? Il tempo è sottovalutato, la sua importanza è così maledettamente data per scontata, che quando ti trovi davanti alla cruda verità la guardi ridendo, pensando che sia solo uno scherzo.

E questo è il mio momento per rendermi conto della sua importanza, e la verità mi colpisce così forte in faccia da impedirmi qualsiasi altro pensiero. La mia mente rimane focalizzata sui numeri rossi che lampeggiano nella tenue oscurità della stanza.

11:48 minuti.

"Natasha." Mormora Andrew al mio fianco, afferrandomi un braccio e voltandomi verso di lui. "Dobbiamo fare qualcosa, okay? Quei pochi minuti finiranno prima di quanto possiamo immaginare, non possiamo sprecare altro tempo."

Il mio sguardo perso si incontra con il suo determinato e, contrariamente a come è sempre stato, so che questa volta sarà lui a prendere il comando di questa missione. Lui ha le redini del gioco.

Annuisco rapidamente, ricambiando il suo sguardo determinato e mettendo da parte tutte le preoccupazioni che mi offuscano la mente. "Cosa vuoi fare?"

"Uno di noi deve fermare Kyle, l'altro pensa ai ragazzi." Annuisco, e so immediatamente cosa fare.

Mi sposto determinata, andando incontro a Kyle. I suoi occhi seguono la mia figura passo dopo passo, finché non rimaniamo separati da poco più di due metri.

"Smetti di fare qualunque cosa tu abbia in mente, sai che riusciremo a fermarti." Ringhio, portando le mani sulle pistole attaccate alla cintura dell'uniforme. "Sei da solo, lo sei sempre stato."

09:57 minuti.

"Dimentichi che ero il tuo migliore amico." Dice, un espressione rabbiosa in faccia. "Venivi da me, quando avevi paura di tuo padre. Venivi da me, quando lui ti picchiava, ed ero io quello che ti consolava. Tu sei sempre venuta da me, per qualsiasi cosa, non dimenticarlo. Se sono solo io, e se lo sono sempre stato, lo sei anche te."

Spingo le sue parole in un angolo della mente, prima che quelle mi distraggano da quello che è il mio reale obbiettivo. "Hai perso la mia amicizia nell'esatto momento in cui hai deciso di tradirmi, di voltarmi le spalle. Tu non sei il mio Kyle, sei solo una brutta copia che spera di riuscire a sopravvivere dopo tutta questa merda." Mi avvicino, fino a lasciare tra noi poco più di venti centimetri, il suo respiro che si infrange sulle mie guance, i miei occhi che lo fissano gelido. "Se usciremo entrambi vivi da qui, anche se a mala pena riuscirò a parlare, anche se fosse il mio ultimo respiro, giuro che ti farò rinchiudere in uno dei carceri di maggior sicurezza della Russia, e sappiamo entrambi che ci sarà gente pronta ad ucciderti appena metti un passo lì dentro"

"Tu non puoi." Ringhia, avvicinandosi ancora di più e stringendo i pugni lungo i fianchi. "Sono un ex agente dell'FBI, ho dei diritti."

Ridacchio, guardandolo negli occhi. "E credi davvero che dopo il tuo tentato atto terroristico ti lasceranno anche quei pochi diritti che avevi? Ti faranno marcire nel braccio della morte, e vedremo se morirai per l'iniezione o per le mani di qualcuno."

Con una mano mi afferra i capelli, avvicinandomi al suo viso. "Se devo morire, tanto vale farlo succedere quest'atto terroristico. Non credi?"

Mi dimeno, afferrando la sua mano e allontanandola dal mio corpo. "Non ce la farai mai." Mi guardo intorno, cercando di vedere in che situazione è Andrew.

07:38 minuti.

I ragazzi sono ancora legati, mentre vedo Andrew cercare di capire come mettere fuori uso l'ordigno.

"Non avresti dovuto mandare Andrew dai ragazzi, sai che non ce la farà mai" Ghigna Kyle, guardandomi. "Morirete tutti qui dentro, nessuno escluso."

"Se ci moriremo noi, ci morirai anche tu."

Lui ride. "Credi davvero che non abbia nessuna via di fuga?" Scuote la testa, ghignando. "Povera illusa."

"Lo vedremo." Mormoro, respirando profondamente.

06:30 minuti.

La mia mano scende verso la cintura, avvicinandosi ad una delle pistole.

"Non farlo." Ridacchia Kyle, "Non rovinare tutto adesso."

"È un po' tardi per non rovinare le cose,  non credi?"

"Forse hai ragione." Ghigna.

In un attimo la sua pistola è puntata su di me, le braccia tese e lo sguardo sicuro. Le nostre braccia sono tese verso l'altro, le armi impugnate saldamente sembrano bruciare sotto i miei occhi.

Lo guardo negli occhi, quegli occhi familiari che mi hanno sempre fatta sentire a casa, ma che ora mi provocano solo ribrezzo. "Metti giù la pistola, Kyle. Sai anche tu che ci sono altre soluzioni."

Lui scuote la testa, ridendo. "Non ce ne sono, e non sareste stati mandati qui da soli se ce ne fossero stati."

"C'è sempre una seconda scelta."

"Non questa volta, Natasha. Uno di noi deve morire, tu lo sai, Andrew lo sa, tutta l'FBI lo sa."

Forse ha ragione. Gli agenti non vengono mandati in missioni anti terroristiche senza scorte, non vengono mandati alla morte così.

La mia concentrazione torna su di lui.

Bastano pochi secondi, pochi miseri insulsi secondi, e il primo colpo viene sparato.

Un rumore sordo rimbomba tra le pareti della stanza.

04:31 minuti.

Their secret bodyguardWhere stories live. Discover now