21th; Corrompere le infermiere.

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Tutto è bianco attorno a me. I muri, il pavimento, il soffitto.

Mi guardo freneticamente intorno, cercando qualsiasi cosa possa ricordarmi quello che sta accadendo.

Sento qualcuno toccarmi la mano e accarezzarla dolcemente, ma quando abbasso lo sguardo non vedo nessuno. Io sono qui, da sola, in mezzo al nulla.

Eppure sono sicura, qualcosa mi sta toccando. Prima la mano, poi la guancia, una ciocca dei capelli, eppure non so chi sia.

Questo non sapere comincia a darmi fastidio; provo ad urlare, chiamare Harry, Luke, Niall, ma non riesco a produrre nessun suono. Dalla bocca spalancata e terrorizzata non esce niente.

Le carezze si fanno tremanti, e sento dei singhiozzi provenire dallo spazio intorno a me, senza però avere una provenienza precisa; o forse ce l'hanno, ma io non la conosco.

"Non andartene, ti prego." UN mormorio si espande attorno a me, affievolendosi sempre di più e lasciandomi ad occhi sgranati.

Cosa sta succedendo?

Chi continua a parlarmi?

Sento qualcuno abbracciarmi fortemente, mentre i singhiozzi si fanno sempre più forti, e li sento sempre più vicino a me.

"Avril, ti prego! Svegliati." La voce dura e decisa, più vicino di prima, come se me lo stessero sussurrando all'orecchio.

Ed io ci provo.

Provo a pensare all'ultimo ricordo che ho per capire perché mi trovo qui, penso a cosa sia successo, a chi mi sta aspettando.

Provo con tutta la forza che ho in corpo a muovermi, a parlare, o ad aprire gli occhi.

Sembra tutto così difficile, ma non lo deve essere per forza.

Allora inizio a pensare a lui.

Alla sua risata, ai suoi occhi verdi, alle sue braccia attorno alla mia vita.

Alla sua voce quando mi svegliava alla mattina, e tutto mi appare molto più chiaro.

E' Harry che mi sta chiedendo di svegliarmi, e con la forza che mi rimane mi rilasso sotto le sue carezze.

***

Dopo quelle che mi sembrano ore riesco a riprendere il controllo sul mio corpo. Muovo un dito, poi la mano, il braccio, le gambe e tutto il resto.

Dopo aver preso un respiro profondo apro lentamente gli occhi, pentendomene appena vengo accecata da una luce estremamente forte.

Sbattendo le palpebre riesco finalmente ad abituarmici.

Guardandomi attorno capisco di essere in un ospedale, in una stanza con due letti e le pareti bianche. Il rumore della macchina accanto a me accelera, e insieme a lui il mio battito cardiaco.

Voglio sapere perché sono qui, ora.

Un infermiera entra di corsa nella stanza, controllando preoccupata la macchina accanto a me.

"Stai tranquilla." Suggerisce, girandosi verso di me.

"Cosa è successo?"

"Uhm.." Sembra titubante, prima di iniziare. "Quando sei arrivata qui avevi perso i sensi, mancanza di ossigeno."

"...Poi?" Ho quasi paura a sentire la risposta.

"Sei rimasta sei anni in coma." Sputa fuori, senza guardarmi.

Sei anni.

"COSA?" I miei occhi sono spalancati, e il battito accelera a dismisura mentre le lacrime iniziano a formarsi attorno ai miei occhi. "Io non- com'è possibile, cioè io dovevo dirgli la verità e loro non-"

Their secret bodyguardWhere stories live. Discover now