38th; Fiducia.

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Stiamo tornando verso casa. Il silenzio che riempi l'auto è totalmente diverso da quello che ci ha accompagnato all'inizio della serata. Lo sguardo di Harry rimani puntato sulla strada, e, anche se sembra che stia prestando attenzione solo a quella,  so che la sua mente è completamente altrove, magari immersa nei pensieri degli ultimi giorni, solo per avere un'idea di chi sia il traditore.

So cosa si prova ad avere un migliore amico che ti tradisce, e mi terrorizza sapere che Harry dovrà attraversare tutto questo.

Per quanto ne sappiamo noi potrebbe essere stato uno dei ragazzi, oppure c'è qualcun'altro che riesce ad essere sempre ad un passo più avanti noi.

"Harry." Lo richiamo, appoggiandogli una mano su ginocchio e cominciando ad accarezzarlo dolcemente.

"Mh." Mormora lui, senza guardarmi.

"Andrà tutto bene. Lo sai, vero?"

Seguono attimi di silenzio, mentre il riccio si morde nervosamente il labbro inferiore. "Ho paura."

"Paura di cosa?"

"Non voglio sapere chi è il colpevole." Mormora, e solo ora vedo una lacrima scivolargli lenta sulla guancia, fino a scomparirgli sotto al mento. "Loro sono i miei migliori amici, come hanno potuto farmi una cosa del genere? Ci siamo sempre detti tutto. Ci conosciamo da una vita. Sono tutti a conoscenza dei rischi che corriamo con Kyle, perché hanno fatto questo?"

"Ferma l'auto, Harry."

Lui mi guarda confuso, ma dopo pochi metri accosta l'auto sul bordo della strada, voltandosi poi verso di me. "Cosa c'è?"

Gli sorrido, slacciandomi la cintura e allungandomi verso di lui. In pochi secondi mi ritrovo sulle sue gambe; le mie braccia avvolgono il suo collo, e  le sue mani sono sui miei fianchi mentre mi guarda leggermente sorpreso.

"Risolveremo questa cosa. Okay, Harry?"

Lui sembra titubante, ma annuisce. "Ma il colpevole è comunque uno di loro e--"

"Harry." Lo interrompo. "Magari non è come sembra e questa è stata solo una coincidenza. Magari qualcuno mi ha sentito mentre ne parlavate o ci sono delle microspie nascoste in giro per la casa, o nei vostri telefoni."

"Microspie?" Chiede, inarcando un sopracciglio confuso, ma con l'ombra di un sorriso ad occupargli il viso.

Io sorrido, alzando le spalle. "Stiamo sempre parlando di agenti segreti dell'FBI, non sottovalutarci, ragazzino."

Un sorriso giocoso si apre sul suo volto, facendomi sospirare dal sollievo per essere riuscita a farlo sentire un po' meglio, anche se per poco. "Ragazzino?"

Annuisco, passandogli scherzosamente una mano fra i capelli e spettinandolo.

"Io non sono un ragazzino." Borbotta lui, fingendosi offeso mentre incrocia le braccia al petto.

"Infatti, non sei un normale ragazzino. Tu sei il mio ragazzino."

Lui sorride teneramente, sembrando quasi un bambino. "Così mi piace già di più."

Smetto di sorridere e divento seria, poggiando delicatamente le mani sulle sue guance. L'accenno di barba mi provoca un leggero prurito, ma malgrado ciò le mie mani rimangono saldamente appoggiate al suo viso. "Non importa quello che succederà, ma se io starò con te e tu starai con me andrà tutto bene, okay?"

Lui annuisce. "Giusto."

Gli sorrido, tornando a sedermi al mio posto. "Torniamo a casa. Voglio scoprire cosa sta succedendo."

Their secret bodyguardWhere stories live. Discover now