21.

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Le note di "Be my Babe" risuonavano in tutto il bagno. Nefele si stava facendo un bagno caldo prima di andare a lavoro. Le aspettava una lunga serata e voleva prima rilassarsi.
Iniziò a canticchiare, presa dalla canzone. Ogni tanto sorrideva ripensando alle parole di essa e quello che le aveva detto Nash qualche ora prima. Anche se lui le aveva dette per primo, lei non era ancora pronta a dirgli quelle due parole. Forse era spaventata. Forse perché era rimasta scottata quando Kenny la lasciò subito dopo che lei gliele disse.
Si ritrovò a pensare a tutte le cose successe da quando si trovava a lì: l'incontro con Nash, Nate, Sam e i Jacks, il lavoro, la fine della scuola e Kenny. Ormai di quest'ultimo e del finto biondo non aveva più notizie. Era preoccupata per Sam, ma per Kenny, beh era abbastanza felice che non lo vedesse in giro.
Con poca voglia, uscì dalla vasca e si avvolse nell'accappatoio. Prese il cellulare e cambiò canzone: One Call Away. Adorava Charlie Puth e le sue canzoni le mettevano una tranquillità immensa.
Sii asciugò ed indossò l'intimo. Corse in camera sua, senza farsi vedere dal cugino e dal fratello - erano tutti e due del suo stesso sangue e da piccoli era un continuo vedersi praticamente nudi, ma ora provava una certa vergogna -, e indossò qualcosa di comodo: un leggings grigio scuro ed una camicia di cotone bianco. Si sciolse i capelli legati precedentemente e fece su e giù con la testa un po' di volte, cercando di darli un po' di volume. Indossò le scarpe e ritornò in bagno, si lavò i denti e iniziò a truccarsi; mise solo del mascara e un rossetto rosso mattone. Si mise il profumo di suo cugino, dato che adorava i profumi maschili, e sorrise. Era pronta.
Mise a posto in bagno e, passando dalla camera, prese cellulare e qualche soldo. Quando arrivò in salotto non trovò nessuno.

"Muoviti!" esclamò Matt.

Nefele sorrise. Erano in cucina. Li trovò ai fornelli, intenti a fare i pop-corn.
Ridacchiò.

"Ragazzi, io sto andando"

I due si girarono e la squadrarono.

"Dove stai andando?"

La mora corruggò le sopracciglia. Ma quei due non ascoltavano mai quando parlava?

"A lavoro. Ve l'avevo detto un'ora e mezza fa"

"Aaah" esclamarono i due all'unisco.

Nefele guardò l'ora e si morse il labbro. Se non si sarebbe mossa, sarebbe arrivata tardi ed Andrew l'avrebbe di sicuro licenziata. Guardò i ragazzi davanti a lei e sorrise. Un sorriso supplichevole.

"Che c'è?" chiese Roy assottigliando gli occhi.

"Non è che mi potreste accompagnare?"

"Prendi la macchina e vai"

"Non ho la patente, genio" borbottò alzando gli occhi.

"Come se in Omaha non avessi guidato senza" disse incrociando le braccia il fratello.

Sembrava tanto un rimprovero, ma Nefele decise di far finta di niente.
Dopo svariati minuti, si arrese. Sbuffò e li salutò velocemente. Prese le chiavi dell'auto dal tavolino del salotto, uscì da casa e corse verso l'auto. Quando mise in moto, le vennero i brividi e sorrise.
L'adrenalina le saliva alle stelle quando iniziava a guidare, forse perché non aveva la patente e lo faceva lo stesso o forse perché amava guidare. Amava fare i lunghi viaggi in auto, come quando andò nel posto da lei definito 'segreto'.
Arrivò al bar, con tre minuti di ritardo. Sperava tanto che Andrew non l'avrebbe licenziata, le serviva quel lavoro. Entrò nel locale già stracolmo di gente e si diresse con passo spedito verso il retro del bancone. Entrò nella stanzetta riservata allo staff -quella sera solo a lei e ad Andrew - e si mise il grembiule a metà, come faceva sempre. Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.

"Sei in ritardo"

Si girò e trovò Andrew fissarla attentamente a braccia incrociate.

"Di tre minuti, Drew"

Il tono che la ragazza usò, lo fece sorridere.

"D'accordo, va di ora. Ci sono molte persone che chiedono di te. Ormai ti conoscono tutti"

Nefele lo ringraziò e si diresse verso il bancone, pronta a servire chiunque le chiedesse un drink.

Erano le due di notte e mancava poco alla fine del turno. Nefele era rimasta dietro il bancone. Chiacchierava coi clienti, ubriachi o meno, e ogni tanto si scambiava qualche occhiata con Andrew. Lo faceva per stare al gioco del ragazzo, ovviamente. Le sue occhiatine la infastidivano e non poco.
Ormai il locale era semi vuoto. La mora aveva bevuto anche lei qualche drink per stare più attiva, ma ne aveva bevuto uno di troppo.
Andrew si avvicinò a lei con molta calma.

"Forse è meglio se vai a casa"

Nefele in tutta risposta mugugnò e si avvicinò di più a lui. Gli sguardi incatenati, i sorrisi sulle labbra.
Erano a pochi millimetri di distanza, quando una voce li fece allontanare. Nefele si girò verso di essa e spalancò gli occhi quando vide di chi era. Nash era proprio di fronte a loro. Mascella tesa e sguardo pungente. La ragazza rabbrividì nel vedere quanta freddezza e quanto disgusto c'era nei suoi occhi.
Nash mandò un'occhiataccia al ragazzo accanto a Nefele.

"Buon divertimento" disse secco.

Nefele non rispose, lo guardò andare via.
Aveva gli occhi che le pizzicavano, sentiva la gola bruciare e le lacrime minacciavano di uscire. Si voltò verso Andrew e lo abbracciò.
Non pensava che un giorno, Nash avesse provato disgusto nei suoi confronti.
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Salve salvino piccoli babbani.
Come potete vedere sono ritornata dopo un lungo periodo di pausa.
Ho avuto veramente tante cose da fare.

Ho fatto del mio meglio per non farvi aspettare ancora molto, ma è venuta fuori una schifezza.

Anyway, spero che vi piaccia e scusate ancora se vi ho fatto aspettare.

All the kinder,
-confvndus

Spaces; nash grierOnde as histórias ganham vida. Descobre agora