Capitolo 28. Il patto

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Pov Edmund

Era passata una settimana e non riuscivo a togliermi dalla testa quelle parole.
"Quando torneremo a casa..." io e lei. Insieme.

L'idea non mi dispiaceva affatto, ma...
Ma...?
Come?

Stavo camminando da mezzora ormai e sperai tanto di tornare prima che lei si svegliasse. Ero uscito senza avvertirla e senza dirle nulla, ma non ne avevo avuto modo dato che in quella maledetta casa non c'era nemmeno una cavolo di penna! Il vecchio Clotaire doveva aver portato via l'unica che mai aveva posseduto.
Il tempo era strano. Non c'era un minimo rumore e la foresta appariva calma, era un punto a mio svantaggio dato che non sono un cacciatore e non conoscevo il livello uditivo animale, perciò dubito che avrei trovato qualcosa da cacciare. Cercai di fare il minimo rumore possibile, ma il risultato fu disastroso.
Dopo un'ora non trovai ancora niente e decisi di ritornare al rifugio.
Chissà se Amanda aveva già iniziato a fare il pranzo! Eravamo scesi ad un compromesso, lei cucinava e io lavavo i piatti, ma alla fine li aveva sempre lavati lei perché come sostituto della lavastoviglie faccio schifo. Fino a due giorni fa.


"-Ma tu guarda! Neanche lavare due piatti?!- esclamò la mia dolce metà (si fa per dire) che al momento non era per niente dolce.
-Te l'avevo detto!- provai a difendermi, ma lei era più agguerrita che mai.
-Non significa niente, non puoi fare così! Quando uno ti assegna un compito tu lo fai e basta! E lo fai al meglio!- quando si arrabbiava era incredibilmente eccitante e il fatto che non lo sapesse la rendeva ancora più sexy.
-Scusa, ma non ci sono abituato! E non alzare la voce con me!-
-E invece io la alzo la voce con te! Sei solo un bambino!- Amanda si mise i pugni delle mani sui fianchi e inclinò un po' la testa, come dire "Ma tu guarda questo!". È una delle persone più espressive che io conosca e questo è un bene, perché così so come devo agire.
Non sono mai stato bravo con le persone e con le ragazze in particolare, le ho solo usate alla fin fine.
-Io non sono un bambino.- la mia voce si abbassò. Non sopportavo quando qualcuno mi diceva così.
-E invece lo sei! Sei cresciuto è ovvio, e anche molto bene, ma non di cervello! Quello è rimasto alla bella età di cinque anni!- la sua voce si incrinò e sulle sue labbra vidi un leggero sorrisino.
-Mi stai prendendo in giro?- chiesi avvicinandomi a lei, che andò a sbattere al ripiano di legno mentre cercava di sfuggirmi. La intrappolai mettendo le mie braccia ai lati dei suoi fianchi e appoggiandomi al piano di legno.
-Chi? Io? Stai scherzando? Sono tremendamente seria...- Amanda cercò di assumere un'espressione seria, ma fallì miseramente. –Senti, facciamo un patto!- d'un tratto il suo viso si illuminò e pensai comunque che fosse bellissima senza avere un atteggiamento provocante. Mentre nelle mie precedenti conquiste di una notte le ragazze avevano solo quello di interessante, l'arte della seduzione. Ma Amanda non era una conquista di una notte.
-Che patto?- non mi spostai di un millimetro perché adoravo intrappolarla in quel modo. Mi dava in qualche modo sicurezza.
-Se davvero laverai i piatti, tutti i giorni, io ti bacerò ogni volta che avrai finito.- quasi sussurrò la sua proposta, potei vedere l'imbarazzo sul suo viso e la domanda "Davvero credi che ti bacerà?", e siccome non è nella mia indole farmi perdere il divertimento e lei me le offriva su un piatto d'argento decisi di giocare un po'.
-Ma... io ti bacio lo stesso... perché dovrei avere il tuo permesso?- sorrisi falsamente e i suoi occhi si spalancarono sconvolti.
-Tu...- le parole le morirono in bocca, ma continuò a sostenere il mio sguardo. -...io non te lo permetterò!-
Colsi l'occasione al volo e la baciai. Come sempre intensamente e lentamente. Ma questa volte Amanda mi morse il labbro, forte.
-Ahio!- mi staccai da lei e la vidi sorridere.
-Dicevi?- era contenta di avermela fatta la ragazzina, ma io non avrei ceduto!
-Posso modificare un po' la tua proposta?- chiesi appoggiandomi di nuovo al ripiano di legno e imprigionandola ancora.
-Okay...- i suoi occhi castani mi scrutavano le labbra probabilmente più rosse delle sue a causa del suo morso, ma io cercavo i suoi occhi. Per una volta.
-Facciamo che ogni volta che voglio posso baciarti e tu non opporrai resistenza, e laverò i piatti, okay?-
-Affare fatto!- mi porse la mano e io la strinsi, prima di baciarla appassionatamente."


Al ricordo di quell'episodio di qualche giorno fa sorrisi e non mi accorsi che nel frattempo ero quasi arrivato. Il fuoco era ancora acceso, ma la porta leggermente aperta. Mi allarmai.

-Non mi uccidere, ma serviva che facessi un tentativo tesoro!- dissi entrando sperando di calmarla nel caso fossi lì ad aggredirmi.
-Amanda!?- la chiamai, ma non rispose. Guardai in cucina e poi in camera dove le coperte erano sfatte.
Si era alzata, ma non era in casa. Non bussai nemmeno alla porta del bagno dalla preoccupazione.
Mi precipitai fuori di corsa, caviglia permettendo, e mi bloccai nel vedere una macchia di sangue sulla neve fresca e bianca.



Angolo Autrice

Scusatemi, il mio ritardo è imperdonabile, ma quest'ultimo periodo ho perso completamente l'ispirazione e non sapevo come continuare la storia.
Ora però credo di poter andare avanti, iniziando da questo capitolo, anche se corto.
Spero mi capirete e perdonatemi ancora.
Un abbraccio e buon weekend!
Serena.

Je t'aime ~ IN REVISIONEWhere stories live. Discover now