Capitolo 24. Libri, colla e vernice

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Pov Amanda

-"Cari amici perdonateci.
Vorremmo dirvi dove siamo diretti, vorremmo dirvi come tutto questo sia successo, vorremmo spiegarvi meglio a voce, ma non possiamo. Possiamo dirvi che tutto quello che sapete di noi è la verità, ma c'è dell'altro: mia moglie ed io siamo dei ricercati. Non possiamo dirvi il perché altrimenti sareste in pericolo come noi, ma possiamo dirvi come sopravvivere qui su da soli.
Vi abbiamo lasciato di che mangiare per tre giorni circa, poi dovrete andare a cacciare e vi ho lasciato un arco e due frecce, basteranno se vi allenate abbastanza. Se riuscirete a prendere qualcosa, Amanda tu sai come utilizzare al meglio tutto quanto. Potete allenarvi al bersaglio attaccato alla parete opposta alla cucina, l'ho messo lì apposta per voi. Edmund dovrà provare a camminare un po' di più e cerca di farlo camminare il più possibile, in caso doveste ritrovarvi a correre sarete pronti.
Nel caso in cui le persone che ci stanno inseguendo arrivassero alla casa, nascondetevi nella botola della nostra camera vicino al letto e non fate rumore. Nell'eventualità in cui vi trovino non opponete resistenza, questa è gente senza scrupoli, vi chiederanno dove siamo, come abbiamo fatto a scappare e soprattutto dove nascondiamo la "Gemma". Voi non lo sapete e non lo saprete mai, quindi siete salvi.
Non potete tornare a casa, una valanga ha bloccato il passo e solo noi sappiamo una strada alternativa, quindi dovrete imparare a sopravvivere. Ci sono anche del fucili nel mio armadio e delle cartucce nel mio comodino.
Vogliamo che sappiate che vi abbiamo voluto bene, come a dei figli e appena potremmo torneremo a prendervi.
Fino ad allora, vivete e amatevi.
Clotaire e Lucille.
"- tradussi la lettera ad Edmund e l'unica cosa che riuscivo a sentire era il battito dei nostri cuori che accelerava sempre di più. -Cosa ne pensi?- chiesi poi e vidi la mascella del ragazzo accanto a me contrarsi visibilmente, segno che stava per dare in escandescenza.
-Sai cosa mi fa incazzare di più?- mi chiese Edmund retoricamente continuando a guardare avanti, mentre i suoi bei lineamenti si indurivano ancora di più.
-Cosa?- chiesi sussurrando mentre appoggiavo la lettera sul letto.
-Mi fa incazzare il fatto che mi ero abituato all'idea di quel vecchio del cazzo che mi fa la predica e gli sguardi di Lucille che lancia le occhiatine divertite a noi due! Mi ero abituato ad avere una "famiglia". Mi fa incazzare anche il fatto che non posso camminare bene e andare io là fuori e mi fa incazzare il fatto che non posso proteggerti come meriti...- era partito per la tangente e mi stupii del fatto che lui avesse detto veramente quelle cose.
-Ehi! Guardami!- dissi cercando di fermare il suo monologo senza senso! Appoggiai una mia mano sulla sua guancia e istintivamente si girò verso di me rilassandosi un pochino. -Andrà tutto bene, mi eserciterò e andrà tutto bene.- Edmund mi abbracciò con forza, come se avesse paura di perdermi, e io gli lasciai dei piccoli baci sulla guancia.
-Non voglio che tu vada!- mi sussurrò sempre mentre eravamo abbracciati e capii che era irremovibile e allora decisi di dargli corda.
-Okay, va bene. Ci penseremo poi . Adesso andiamo a mangiare.- mi sciolsi dall'abbraccio e scesi dal letto per andare ad aiutarlo. Si appoggiò a me con sicurezza, ma senza pesarmi per non farmi troppo male e ci dirigemmo verso la cucina.
-Cosa preferisci oggi?- gli chiesi mentre si metteva seduto al tavolino vicino alla madia.
-Posso anche scegliere?- mi chiese sorridendo beffardo.
-Certo, ho gli ingredienti per farti una zuppa di lenticchie e poi un'altra zuppa di lenticchie e credo che forse potrò trovare delle lenticchie per farti una zuppa.- dissi sorridendo ironicamente e mi misi a ridere alla sua espressione incredula e scocciata.
-Credo di volere la zuppa, mi hai fatto venire l'acquolina in bocca!- mi rispose sorridendo e prendendomi in giro. Gli avvicinai due fette biscottate con della marmellata sopra e mi guardò interrogativamente.
-Ci hanno scritto che abbiamo razioni di cibo per tre giorni e hanno scritto come utilizzarle: la mattina due fette biscottate.- spiegai e sperai che non mi facesse altre domande, ma Edmund è Edmund.
-E tu non mangi scusa?- mi chiese incredulo ancora con la sua fetta in mano.
-No, tu devi recuperare le forze e ne hai bisogno più di me.- gli sorrisi con la vana speranza che mi ascoltasse.
-Stai scherzando? Ora tu vieni qui e mangi la tua parte!-
-No.- mi impuntai e vidi nei suoi bellissimi occhi la testardaggine che tanto mi piaceva.
-Okay, allora non mangio nemmeno io!- si adagiò completamente alla sedia e mollò la fetta biscottata che prima era imprigionata nelle sue mani.
-Cosa? No! Devi mangiare!-
-Mangi tu, mangio io.- alzò le spalle e mi spiegò questa cosa come se fosse la più elementare del mondo. Sbuffai e mi sedetti di fronte a lui prendendo la mia parte e diedi un bel morso, avevo fame, ma non volevo darlo a vedere. Vidi Edmund sorridere soddisfatto e abbassarsi sul piatto per prendere la sua parte, mentre un ciuffo biondo gli ricadeva sulla fronte.
-Vedi? Con la diplomazia si risolve tutto.- mi disse cercando di reprimere le risate e allora mi uscì uno "scemo" che non commentò per sua fortuna.
Finimmo velocemente e poi ci mettemmo subito a bollire le lenticchie nel calderone che era già sopra il fuoco. Tagliai alcune carote per bollirle e Edmund mi abbracciò da dietro. Era una cosa così intima che mi sentii invadere da uno strano calore. Accidenti a lui! Non poteva fare così! Sarei morta prima del tempo!
-Che cosa stai facendo?- chiesi scandendo ogni singola parola, mentre continuavo a pelare e tagliare le carote.
-Ti sto abbracciando e annusando.- mi rispose ridacchiando.
-Sai, non sapevo che discendessi dalla famiglia dei canidi.- commentai ironica.
-Hai un odore così buono.- era ufficiale: stava diventando pazzo, o forse la mia bellezza accecante lo aveva stordito.

Si, certo... domani!
Ehi, non sono così male...

-Sei inquietante!- sbottai ridendo e girandomi un po' verso di lui per guardarlo negli occhi. Pessima mossa.
Erano così belli, lui li rendeva così belli, io riuscivo a leggerci amore, ma era ovvio che mi stessi sbagliando. Dopotutto ero innamorata di lui e le illusioni che si creano gli innamorati sono spesso distruttive e poco producenti, quindi dovevo smetterla di provare quel sentimento per lui. Oddio! Fa davvero strano ammetterlo!
Distolsi lo sguardo tornando alle mie carote e mi concentrai parecchio sulle dimensioni che cercai di rendere uguali per ogni parte di carota, tutto ciò era molto importante.

Certo, come no!
Stai zitta brutta vipera!

Edmund lasciò la mia presa e andò in salotto, seguii il suo tragitto fino al grammofono e mise su un disco, un vecchio 45 giri, non sapevo di chi fosse e che canzone era, ma era melodica e lenta, dolce e completamente inebriante. Il mio sguardo ritornò sulle carote non appena quello di Edmund ritornò sul mio. Lo sentii avvicinarsi e poggiare le sue mani sulle mie, chiedendomi silenziosamente di lasciar perdere le carote e fece unire le nostre mani. Poi iniziò a ballare e mi sorrise come se stesse cercando di farmi divertire. Scoppiai a ridere e lui mi venne dietro e allora portai le mie mani intorno a suo collo accarezzandolo dolcemente, mentre la mia schiena era accarezzata dalle sue. Mi fece volteggiare e poi mi fece fare il casquè finale, mentre le sue labbra scendevano ad esplorare le mie e mi riportava su.
Ero sua. Oramai avevo attraversato il punto di non ritorno e lui probabilmente lo sapeva e io sapevo che gli stavo permettendo di giocare con me. Gli stavo permettendo di farmi male.

Pov Edmund

Come mai mi stava permettendo di abbassare le sue difese?
Cosa cavolo stava succedendo?
Amanda mi guardò in un modo strano e poi si rialzò continuando a sminuzzare le carote, per poi passare alle lenticchie. Osservai ogni suo movimento e ogni piccolo cambiamento del suo sguardo, ogni piccolo particolare. La musica continuava a suonare e lei sembrava una ragazza normale che prepara da mangiare e che si diverte a farlo. Ma nei suoi occhi c'era qualcosa che mi riscaldava il cuore quando ogni tanto mi rivolgeva uno sguardo dolce. Avrei tanto voluto avere una macchina fotografica per immortalare il momento e conservarlo per sempre, ma non potevo e quindi mi sarei dovuto accontentare della mia memoria.
Mangiammo in silenzio e poi la parte giocosa di Amy venne fuori, infatti mi disse poco democraticamente che avrei dovuto fare io i piatti.
-Cosa?- ero esterrefatto, non avevo mai fatto i piatti in vita mia!
-Hai capito bene caro mio! Io ho cucinato e tu lavi! Mi pare ovvio! Mica sono la tua serva!-
-Non ho mai lavato i piatti in vita mia!-
-Bene, è una buona occasione per imparare, non ci vuole tanto sai?- mi guardava come si guarda un alieno e mi arresi alla sua richiesta, dopotutto lei aveva fatto tutto quello che aveva fatto per me e mi aveva anche sopportato per tutto quel tempo, dovevo ripagare in qualche modo, anche se mi venivano in mente altri modi per poterla ripagare!
Mi portò vicino al lavandino e mi mostrò la bacinella con dell'acqua a dir poco gelida, l'aveva presa dalla tanta neve che c'era fuori e poi sciolta.
-E tu credi che mi sciuperò le mani a lavare questi due piatti? Stai scherzando vero?-
-Ehm... E' vero, scusa tesoro, non ci avevo pensato.- era chiaro come il sole che mi stava prendendo in giro, mentre faceva la faccia affranta e io le lanciai uno sguardo truce che la fece sogghignare. - Però sai com'è... devi contribuire mi dispiace!- detto ciò andò in salotto e riesaminò la lettera, mentre mi aveva lasciato con dello schifoso sapone che si appiccicava e una spugnetta!
Magari avesse un paio di guanti!
-Ehi ci sono dei guanti?- chiesi urlando un po' per farmi sentire e un "no" secco fu la risposta. Che palle!
Cercai in tutti i modi di non bagnarmi e lavai quei piatti del cavolo! La prossima volta avrei cucinato se così stavano le cose!
Andai in salotto e Amanda aveva messo un altro disco nel grammofono, l'unica cosa che aveva una presa corrente in questa casa molto strana. Aveva le gambe raccolte al petto e indossava ancora quella specie di pigiama, mentre i suoi occhi erano occupati a cercare qualcosa in quella lettera. Sinceramente ero ancora incazzato e cercai così di non pensarci.
-Lo sai che Clotaire e Lucille hanno dei meravigliosi libri in edizioni rare?- mi chiese Amy dopo qualche minuto.
-Ah si? Fantastico!- in realtà non me ne fregava un fico secco dei libri, non mi era mai piaciuto molto leggerli.
-Ci sono dei grandi classici: Anna Karenina, Cime tempestose, I tre moschettieri, Orgoglio e Pregiudizio... tutti in francese! Uh guarda c'è anche Dostoevskij! Ci sono molti autori russi.- Amanda sembrava una bambina in mezzo ad un tesoro per lei inestimabile e capii che da questo punto di vista io e lei stonavamo parecchio. Io non sapevo nemmeno chi era Dostoevskij! Ma era bello vederla così felice, nonostante la situazione.
-Ah si? Fantastico!- ripetei per irritarla un po', nascondendo una risata.
-Potresti essere un po' più allegro? Da quel che posso percepire sprizzi gioia da tutti i pori!- sbuffò rivolgendo ancora uno sguardo alla libreria.
-Scusa, ma i libri hanno un effetto soporifero su di me!-
-Non ti piace leggere?-
-L'unica volta in cui sono stato così vicino ad un libro è stato quando Honor mi aveva messo dell'attak sulla mano e io, che tra parentesi mi ero addormentato sulla poltrona, appena sveglio appoggiai la mano alla libreria di mio padre e un secondo dopo ritirai la mano con una copia del "Barone rampante" di Calvino.- la risata di Amy era coinvolgente, tuttavia cercai di mantenere una faccia seria e di fare l'offeso. -Quindi siamo andati al pronto soccorso per toglierlo, o meglio, la nostra cameriera mi ha portato al pronto soccorso, mio padre mi aveva solo ripreso per avergli rovinato quella stupida edizione.- quanto lo avevo odiato! Avevo solo dodici anni cavolo! Amy smise di ridere e si bloccò percependo la tensione e si riavvicinò al divano mettendosi seduta a gambe incrociate.
-Immagino che quell'edizione fosse costata molto...- voleva essere una domanda, ma credo che alla fine si era trasformata in una constatazione, e io annuii.
-Se ti può consolare una volta ho fatto di peggio...- disse cercando di allontanarmi dai miei pensieri e ci riuscì. -... mio zio è uno zoologo e era appena tornato da una spedizione nel Polo Nord con questo macchinone che usava per avvistare gli orsi ed era tutto sporco, così i miei fratelli ed io decidemmo di lavargli la macchina e lui ci aveva dato il suo permesso. Allora, la stavamo lavando e io mi stavo occupando del dentro e involontariamente, lo giuro, tolsi il freno a mano, così che la jeep andò verso indietro ed entrò in garage.- incominciai a ridere cercando di non sbottargli in faccia, perché era stata un disastro ed era così dolce mentre lo raccontava. -Non ridere ora, la parte divertente deve ancora venire: allora dicevo, la macchina entrò in garage, ma sbatté sul fondo dove mio padre aveva messo su una mensola della vernice lilla e gialla, così la vernice cadde e si sparse su tutto il fondo della macchina, dandole così un colore strano per mimetizzarsi! Non ridere così! Ero piccola! Avevo solo dieci anni e non lo avevo fatto apposta!- Amy divenne tutta rossa in viso e non feci in tempo a reagire quando mi arrivò una cuscinata dritta in faccia.
Come aveva osato?!?!?
-Adesso ti faccio vedere io!- esclamai in preda all'euforia di vincere, ma dovetti fare i conti con la mia gamba che malandata non riusciva ad essere veloce quel tanto che sarebbe bastato per acciuffare la ragazza dalla lingua lunga e vincere!
-Non riuscirai a prendermi mio caro!- disse orgogliosamente poggiando le mani sui fianchi, mentre mi lanciava un altro cucino. La sua risata mi rendeva felice, ma mi faceva venire voglia di andarle addosso e vedere cosa avrebbe fatto se fosti stato io a comandare il gioco.
-Lo vedremo! Intanto incomincia a correre che quando mi sarò rimesso per bene ti faccio vedere io!- detto ciò le rilanciai il cuscino e lei si avvicinò ancora di più per affogarmi, ma io più veloce la presi per la vita e la buttai poco gentilmente sul pavimento. La canzone del disco stava finendo e noi ridemmo come se fuori non ci fosse una bufera di neve, come se Clotaire e Lucille non fossero scappati lasciandoci soli, come se in realtà dovessimo essere lì.


Angolo Autrice
Sorry!
Allora so che avrei dovuto aggiornare da due settimane, ma ho avuto dei problemi con la scuola e compiti in classe/ interrogazioni per due schifose settimane, quindi abbiate pietà!
Nonostante ciò spero che il capitolo sia di vostro gradimento!
Un bacio e buon weekend!
Serena.



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