Il Cerchio del Solstizio.

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Pov.Dylan

Uscirono dal bosco quando le prime luci del Sole intrecciavano le dita sulla neve, imprimendo piccoli spettri sugli alberi.
Le foglie sorridevano per salutarli.
E il vento rideva.
Un campo ghiacciato che un tempo aveva accolto grano e erbe metiche, pululava di Metamorfi dalle tuniche rosse. Ne saranno stati un centinaio.
I loro terribili suoni si udivano fin lì. Ma nessuno aveva paura.
"Come dobbiamo sembrare ridicoli." pensò Dylan, abbracciando Andrée e immergendo il capo nei suoi capelli profumati."Un branco di adoloscenti contro degli assassini professionisti."
Ma nessuno aveva paura.
Stiles stringeva Malia e Lydia, illustrando loro un piano per poter fuggire da lì al più presto.
-Stiles.- lo interruppe Malia, prendendogli il volto fra le mani. Lo guardò negli occhi.
-N-no...voi dovete andarvene...- balbettò il cugino, con gli occhi lucidi.-Voi dov...
Malia lo baciò per zittirlo.
-Non abbiamo paura.- sussurrò Malia, sorridendo debolmente.-Io non ho paura.
-Io sì...- mormorò Stiles.
Lydia lo abbracciò forte.
Dylan studiò con cura il volto di Andrée: probabilmente sarebbero tutti morti fra poche ore.
Unì le loro labbra, cercando di calmare il flusso delle sue emozioni.
Melly era morta.
Suo padre era morto.
Se avesse perso anche Andrée...
...sarebbe impazzito.
-Sta' attenta.- disse solamente Dylan, con la gola secca.
-Ci proverò.- sorrise lei.
I Metamorfi formarono un cerchio perfetto, cominciando a cantare e a dondolare le braccia in una danza orripilante.
Tutti i rumori cessarono di colpo.
Il cielo cominciò a scurirsi, mentre il Sole faceva dietrofront.
La luce si estinse.
Il buio fece il suo ingresso.
Con la mano libera, Dylan prese quella del cugino.
Stiles prese quella di Malia.
Malia quella di Lydia.
In un orribile momento, Dylan si sentì senza respiro: erano come formiche in un mare di ragni.
La speranza se n'era andata con la luce del Sole.
"Papà, mamma, datemi la forza." pregò silenziosamente, alzando fieramente lo sguardo verso i Metamorfi.
La luna era come una pietra sul cielo nero: illuminava solo il cerchio rosso delle creature, come una finestra di vetrate bianche.
Spettrale e bellissima.
L'ombra di un fantasma nell'oscurità dei pensieri.
Le paure grondavano di cicatrici.
La luna era troppo grande, troppo vicina, quando si dipinse di sangue.
E da tutti i lati comparvero i lupi.

La prima cosa che Dylan vide fu la neve macchiarsi di rosso.
Lupi e Metamorfi si graffiavano, attaccavano, mordevano e squarciavano gli arti e le gole.
Intravide un lupo dal pelo rosso combattere contro un Metamorfo trasformato in un orso.
Sembrava di essere al circo.
O peggio, allo zoo.
Dylan odiava sia i circhi che gli zoo.
Andrée si irrigidì.
Aprì il palmo della mano per osservare il medaglione con sopra una Ω e cominciò a correre nella mischia.
Dylan non fece in tempo ad afferrarla: gli scivolò via come l'acqua, limpida e veloce.
Urlò il suo nome.
E le corse dietro, immergendosi fra la lotta sanguinosa.

Un Metamorfo lo afferrò per la cintola, e lui lo respinse con un pugno. Passò avanti.
Andrée era scomparsa tra la carneficina di animali di ogni tipo.
-Andrée! Andrée!- chiamava a gran voce.
Un lupo gli passò davanti, con la testa di un Metamorfo tra le zanne.
Dylan si buttò a terra prima che un Metamorfo trasformato in alce potesse andargli addosso.
Quando l'alce lo prese di mira, Dylan raccolse un bastone e glielo spaccò in testa, stordendolo.
-Andrée!- urlò, portandosi le mani scheggiate al corpo.
Si sentiva smarrito.
Stava quasi per arrendersi e tornare indietro, quando intravide una massa di capelli argentei poco più avanti, al centro del precedente cerchio.
Per farle da scudo, Tessa, Yack e Ross tenevano alla larga i Metamorfi.
-Hai trovato il modo di far funzionare quella pietra?- urlò Tessa, righiando ad un Metamorfo e squarciandogli la gola con i denti.
-Datemi un attimo!- rispose Andrée, agitando tra il palmo della mano la pietra con inciso la Ω.
-Tra un attimo saremo tutti morti!- strillò Tessa, esibidendosi in una capriola a mezz'aria per spaccare il cranio a tre mostri.
-Be', proprio tutti no.- ribatté Ross, immergendo il braccio intero nel corpo di un Metamorfo. Il sangue sgorgò come acqua sulla neve, sciogliendola leggermente.
-Ma ti pare il momento?- urlò Tessa, leggermente arrabbiata.
-Be', sempre meglio che parlare di come ha funzionato bene il Cerchio del Solstizio.- osservò Ross, togliendosi un ciuffo di capelli dal volto pallido.
"Ah, ecco come si chiamava quella bizzara posizione." pensò Dylan."Però, che nome orginale."
-TACI!- urlarono contemporaneamente Andrée e Tessa.
Yack era silenzioso, ma letale.
Dylan si avvicinò e schivò per un pelo gli artigli sguainati di un Metamorfo trasformato in lince.
-Hey, Meticcio, faresti meglio a scappare!- gli urlò Tessa quando lo vide, sorridendo con le zanne in bella mostra.
Dylan la ignorò e si affiancò a Ross.
-Usa gli artigli.- gli mormorò Ross, spingendo il pollice nel palmo aperto di Dylan.-Ecco, così.
Le unghie si allungarono, divennero appuntite e voilà, Dylan aveva una mano munita di artigli lunghi tre centimetri.
Ross passò il pollice anche sull'altro palmo del ragazzo.
-Fa' qualcosa di utile.- lo intimò, mentre dava una forte gomitata allo stomaco di un orso.-Proteggi mia cugina. O io ti uccido prima che qualche Metamorfo uccida me.
Dylan non se lo fece ripetere due volte, e si buttò sul primo Metamorfo.
Se aveva paura, non seppe mai dirlo: semplicemente, sentiva il cuore battere forte, i rumori attutirsi e quasi scomparire sotto il rumore del corpo del nemico.
Avvertiva l'ostinazione del Metamorfo, le sue vene pulsare sotto la pelle grigia, i muscoli contrarsi per attaccarlo.
Come in un sogno, il tempo quasi si fermò mentre Dylan infilzava i suoi artigli negli occhi della creatura.
Li mosse un po', poi gli fece girare la testa di 360°.
Il corpo coperto dalla tunica cadde a terra, gli occhi inesistenti e la testa al contrario.
Si spense velocemente.
Dylan non si era mai sentito così potente come allora.
Ma, con il trionfo, c'era anche la frase: "Ho ucciso una persona."
Una frase che gli martellava la testa, ripetendosi all'infinito.
"Ho ucciso una persona."
Ho ucciso una persona.
Ho ucciso una persona.
Ho ucciso una persona...
Stava per vomitare dal dolore e dal rimorso, quando un altro mostro lo buttò a terra.
Lo uccise tagliandogli la gola.
Questa volta, non provò rimorso.
Solo rabbia.
"È questo il mio nemico." pensò, uccidendone un altro."Meglio uccidere, che essere ucciso."
Poi sentì Andrée urlare:
-Il Solstizio!

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