Morti e vittorie.

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Pov.Stiles

Dylan arrivò troppo tardi per poter fare qualunque cosa.
Stringeva una ragazza dai capelli argentei per le spalle, mentre lei singhiozzava sommessamente.
Il cugino spalancò gli occhi e rivolse lo sguardo alla figura che giaceva fra le radici, morta.
Stiles osservò come il cugino si avvicinò all'albero, inginocchiandosi accanto al corpo della Druida che un tempo era stata sua amica.
-Melly...- sussurrò Dylan, accarezzandole i capelli secchi.
Se non fosse stato tanto buio, Stiles avrebbe giurato che stesse piangendo in silenzio.
Ma d'altronde anche Malia piangeva, sulla sua spalla.
La ragazza dai capelli d'argento guardò Melly con aria infelice e, poggiandole le dita sulle palpebre, mormorò:
-Que la paix accompagner tu.
Stiles aveva visto - e anche vissuto - molte cose strane, ma mai un corpo diventare un fiore bianco.
I petali erano ruvidi come la seta grezza, il colore puro come la neve, con una macchia irregolare rossa sull'estremità dei petali ondulati.
E il polline brillava come una lucciola.
Come un piccolo faro di speranza.
-Non sapevo che i Druidi potessero trasformarsi in fiori.- disse con voce rauca, beccandosi molti sguardi storti e rimproverosi.
Dylan rimase ad osservare il fiore.
Sembrava indeciso.
"Ha perso il padre e ora un'amica." si ricordò Stiles, pensando a come lui stesso fosse ben diverso dal ragazzo normale che era prima di diventare il miglior amico di un lupo mannaro.
La ragazza mise una mano sulla spalla di Dylan. Lui la strinse.
Bisbigliarono fra loro per qualche secondo, poi Dylan chiese:
-Scott e gli altri? Dove sono?
-Anche noi siamo felici di vederti.- sorrise debolmente Stiles, aggiungendo prima di beccarsi delle altre occhiatacce:-Non lo so, non li vedo da stamattina.
-Bene, dobbiamo trovarli.- annunciò la ragazza al suo fianco. Ogni traccia delle sue lacrime erano state sostituite da una grande decisione.-Gli altri non possono trattenerli se ci sono i vistri amici sul campo di battagli: o li uccideranno, o li uccideranno.
-Gli altri chi?- chiese Lydia, che fin'ora era stata in silenzio appoggiata ad un albero. Con gli occhi spalancati e le unghie infilzati con forza nella corteccia dell'albero, sembrava un cucciolo indifeso.
Vedere le morti la sconvolgeva più degli altri.
-I Branchi di mio cugino e di altri due Alpha potenti.- rispose la ragazza. Aiutò Dylan ad alzarsi e proseguì dicendo:-Io sono Andrée. E se non fosse per la situazione di merda in cui ci troviamo, direi che è un piacere conoscervi. Ma non aspettatevi che vi offra del caffè.
-Ricevuto!- Stiles imitò i gesti militari e sorrise. Malia si staccò da lui e tese la mano aperta verso Andrée. Lei la strinse.
-Sono Malia.- si presentò la coyote, anche se aveva la voce incerta. Si girò più volte verso l'oscurità dietro all'albero su cui Melly era morta.
-Strano, hai un odore familiare.- Andrée la fisso tanto intensamente che Stiles strinse la mano di Malia per paura che potesse sbranarla. La ragazza dai capelli argentei sbatté più volte le palpebre, come se si stesse decidendo su qualcosa.
-Cos'hai in mano?- chiese Lydia ad Andrée, indicando con la mano la mano chiusa della ragazza.
Dylan scosse la testa e rispose al posto della ragazza, con voce grave:
-Non importa. Dobbiamo andare a trovare gli altri. Ora.
-Non potrei essere più d'accordo.- disse Stiles, poi tutti e cinque si misero in cammino.
La neve non sembrava più tanto splendente.
Era come uno specchio, che rifletteva i loro pensieri.

Pov.Corin

-Corinayr Orléans McCartt!- gridava furibonda Annie, cercando di liberarsi dalla stretta di Corin.
Il ragazzino correva come se non ci fosse un domani.
"Mia sorella!" pensava, mentre correva.
L'aria sembrava più leggera nei suoi polmoni. La neve sembrava quasi più gioiosa.
Quasi.
-Ora andiamo a trovare degli amici, che ne dici?- rise Corin, trasformandosi in un lupo.
Aveva il pelo nero, leggermente screziato di bianco, occhi neri luminosi e zanne modestamente corte.
Ma non era questa la parte più bella di essere un lupo mannaro: i suoni diventavano canti, il rumore della neve pareva una danza, il mondo aveva altri mille colori.
Tra il bianco e il grigio della foresta si sprigionava odori di ogni genere, tra bucaneve delicati e forte pipì di scoiattolo.
La bava gli colava dal mento mentre correva agilmente e zigzagando oltre gli alberi, oltre i piccoli ruscelletti, oltre a tutto.
Provava un senso di libertà tale da pensare di volare.
Dietro di lui, una minuta volpe rossa lo inseguiva zampettando rapidamente; faceva un rumore paragonabile a quello di un moscerino dall'altra parte del giardino in cui ti trovi.
Corin si fermò solo quando cadde addosso ad un ragazzo.
Che, tra parentesi, stava reggendo una ragazza orientale ferita.
Che, tra parentesi quadra, indicava un uomo mezzo svenuto.
Che, tra parentesi graffa, cercava di strozzare con le mani un Metamorfo.
Corin si trasformò velocemente in ragazzo, mentre con gli artigli sguainati tagliava la gola del Metamorfo.
Non riuscì a guardarlo negli occhi, ma giurò che forse poteva essere Hans, il Co-Capo dei Metamorfi.
"La battaglia è cominciata." pensò, mentre l'ansia gli divorava lo stomaco.
Gli sputò sopra prima di voltarsi verso i due ragazzi e la ragazza.
-Siete Scott & Company?- chiese il ragazzino senza tante cerimonie, passandosi una mano tra i capelli.
-Chi lo chiede?- chiese l'uomo, cercando di alzarsi: scivolò su una lastra di ghiaccio e cadde con le gambe in aria.
-La vostra ultima speranza.- rispose con teatralità Corin, mentre Annie spuntava dietro di lui con gli occhi vitrei e bianchi spalancati.
-Stanno arrivando...- mormorò.
E in men che non si dica, delle tuniche rosse guizzarono verso di loro.
Fu una battaglia di poca durata, ma per Corin i secondi divennero minuti e i minuti momenti infiniti.
La vittoria fu dalla loro parte così in fretta, che Corin aiutò l'uomo ad alzarsi e li guidò fuori dal bosco.

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