Chapter 40

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Andai a farmi una doccia per rilassare i muscoli. Aprii l'acqua, aspettando che diventasse tiepida, afferrai l'intimo e una maglia lunga dall'armadio, e tornai in bagno, poggiandoli sul mobile accanto alla doccia.

Mi spogliai lentamente ed emisi un sospiro quando sentii le piccole e veloci gocce d'acqua scorrere sul mio corpo, rilassandomi. Dopo aver impiegato un'ora a cercare il senso della vita, uscii dalla doccia con la pelle delle dita raggrinzita, ed avvolsi un lungo asciugamano attorno al corpo bagnato.

Mi avvicinai allo specchio appannato, afferrando una spazzola per i capelli e soffermandomi un attimo a guardare il mio riflesso.

*inizio ricordo*

Arrivammo poco dopo in gelateria e pagammo i gelati, andando poi al parco di fronte e sedendoci su una panchina.

<<È buonissimo>> mormoró Hayes leccando avidamente il suo gelato.

Lo guardai in faccia e scoppiai a ridere; aveva tutta la bocca sporca di cioccolato.
<<Sei tutto sporco>> dissi ricominciando a leccare il mio gelato.
Tolsi il tovagliolo intorno alla cialda e lo usai per pulirgli la faccia.

Gli appiccicai poi il tovagliolo sulla bocca, usando il cioccolato come colla.

<<Oh, grazie mille>> disse scherzosamente <<Anche tu sei sporca>> continuó poi <<Dove?>> chiesi <<Proprio>> rispose avvicinando il suo viso al mio<<Qua!>> continuó spingendo con la mano libera il mio gelato sulla mia faccia.

A quel contatto strinsi gli occhi e appena li riaprii vedi Hayes ridere.
<<Te la sei cercata,Grier>> dissi con tono di sfida.

Sistemai il mio gelato in una sola mano e strappai dalle mani del ragazzo il suo.

<<Il mio gelato!>> si lamentó con voce acuta.

Con un sorrisetto malefico glielo spiaccicai in faccia e gli rimisi la cialda in mano.

*fine ricordo*

Quella non era una panchina a caso... era da sempre la nostra panchina.

Cominciai a pettinare i capelli, cercando di ricordare altri dettagli, ma poi mi arresi, indossando velocemente i vestiti ed aprendo la finestra del bagno prima di uscire, rabbrividendo leggermente a causa dell'aria fresca. Tornai in camera mia, afferrando i pantaloni lunghi di una tuta che non ricordavo nemmeno di avere, indossandola e sdraiandomi sul letto con il cellulare in mano, controllando la temperatura più bassa rispetto a qualche settimana prima.

Non ha mai fatto veramente freddo qua, ma non si puó neanche stare tutto l'anno a maniche corte.
Una volta ci provai, ma mi ammalai fin troppe volte per continuare a testare la mia resistenza.

Sistemai meglio il cuscino sotto la mia testa e lentamente mi addormentai.

Dopo quelli che mi sembrarono cinque minuti, delle urla mi svegliarono, facendomi sobbalzare sul materasso. Senza nemmeno indossare le pantofole, scesi velocemente al piano inferiore.

Aprii la porta della cucina e il mio sguardo cadde sulla figura di mia madre, la quale gridava a Cameron di non poter uscire.

Mi innervosii, non sopportando quando le persone urlano senza motivo.

<<Vi volete calmare?>> urlai a mia volta, facendoli zittire.

Bella la coerenza.

Si girarono verso di me e mi guardarono con uno strano sguardo stampato in faccia.

<<Stavo cercando di dormire, ma mi avete svegliata. Grazie. Ora, volete spiegarmi cosa succede?>> chiesi sedendomi su una sedia e portandomi le mani sulla faccia <<Cameron stasera esce, ma io gli ho detto che non puó perché pure noi dobbiamo uscire stasera>> rispose mia madre <<E quindi? Fatelo uscire, ci sto io con i bambini>> dissi con ovvietà <<Non vogliamo che tu rimanga sola>> commentò lei <<E perché no? Sono abbastanza grande e matura da poter badare ai miei fratelli, non credi? Fate uscire Cameron, ha anche lui il diritto di stare con i suoi amici>> dissi, poggiandomi contro lo schienale della sedia.

Nostra madre fece passare lo sguardo da me a mio fratello un paio di volte prima di parlare.

<<Va bene! Ma devi tornare prima di mezza notte, chiaro?>> poggiò le mani sui fianchi.

Cameron annuì e mi rivolse uno sguardo di ringraziamento, uscendo dalla cucina.
Mi alzai e feci per andarmene, ma mia madre mi bloccò.

<<Tu e i tuoi fratelli andrete a dormire dai Grier>> disse <<Perchè dovremmo?>> chiesi <<Sophie, non è facile badare a dei bambini pieni di energie. Renderesti tutto più semplice, se mi ascoltassi per una volta>> mi si avvicinò, poggiando le mani sull'altro lato del tavolo<<Quindi, secondo te, non sono capace di badare a dei bambini. Perfetto, direi>> dissi delusa, uscendo velocemente dalla cucina e salendo nuovamente in camera mia.

Non si fidano di me.
Sono solo una ragazzina.
Non sono in grado di badare a dei bambini.
Sono senza cervello, per loro.
Non so neanche badare a me stessa, perché dovrei saper badare a dei bambini con piú esigenze?

Mi chiusi in camera, sentendomi offesa. Ma la cosa non durò a lungo, perchè mi riaddormentai.





My best friend's brother||Nash Grier|| In RevisioneWhere stories live. Discover now