Chapter 31

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Dopo aver fatto colazione andai in camera e mi fiondai sotto la doccia, avvolgendo il gesso con un sacchetto per non farlo bagnare.

Uscii dopo mezz'ora e poi uscii avolgendomi un'asciugamano abbastanza lunga intorno al corpo e una seconda intorno ai capelli gocciolanti.

Prima di uscire dal bagno mi affacciai dalla porta per vedere se ci fosse qualcuno nella stanza e, fortunatamente, mi ritrovai da sola.

Rimasi immobile davanti l'armadio prima di prendere l'intimo, degli skinny jeans strappati, una maglietta grigia con la scritta "All for love".

Poi indossai un paio di Vans nere alte e cercai di legare i capelli bagnati in una coda, fallendo miseramente.
Dopo essermi data un'ultima occhiata scesi sotto, arrivando il salotto e lanciandomi sul divano per accendere la televisione.

Il telefono cominciò a squillare, vibrando nella tasca posteriore dei pantaloni e, non appena lessi il nome, risposi.

<<Ethan Dolan, da quanto tempo!>> risposi con un sorriso in faccia, anche se non poteva vedermi <<Dallas! Come va?>> chiesi lui <<Benissimo, ho un braccio rotto e i miei mi hanno rinchiusa in una casa con quei babbuini dei tuoi amici. Davvero, non potrebbe andare meglio>> risposi con ironia<<Beh, mi dispiace per il braccio. E comunque i ragazzi non sono per niente male, ammettilo>> scherzò <<No? Stacci tu con Nash Grier per tutta l'estate. Poi ne riparliamo>> dissi, cercando di fargli capire il mio disagio in sua compagnia <<Non vedo quale sia il problema, è un ragazzo simpatico!>> rispose <<Non secondo la mia opinione. Comunque, come sta tuo Gray? Non ci parliamo da un po'>> domandai <<Molto bene. Soph, ora devo andare. Fatti sentire, eh>> forse non ha capito che la funzione "Chiama" funziona anche al contrario <<Ti farò sapere il giorno del mio funerale alla fine dell'estate. Ciao>> dissi ridendo, per poi riattaccare.

Posai il telefono a terra e mi concentrai sul fare zapping fino a trovare un programma televisivo decente, ma venni interrotta nuovamente da mio fratello, seguito dal branco.

<<Hey, stiamo andando allo skate park. Vieni con noi o hai deciso di fare l'asociale e stare a casa da sola?>> mi chiese ridendo <<Vengo, antipaptico>> risposi alzando gli occhi al cielo.

Mi alzai dal divano ed uscii di casa con gli altri, per poi raggiungere il parco il più vicino, camminando. Quando arrivammo andai a sedermi su una delle panchine presente, guardando i ragazzi che cominciarono a spingersi sulle loro tavole.

Passato un po' cominciai a sentire la noia arrivare e, alzandomi per andare a fare un giro, mi sentii chiamare da Nash.

<<Dove vai?>> chiese da dietro le mia spalle <<Un giro, perchè?>> risposi io <<Okay, vengo con te>> disse <<No, non c'è bisogno. Non ho cinque anni, non mi perderò>> mi lamentai, cominciando ad innervosirmi <<Lo so, ma ti accompagno lo stesso>> sorrise lui, afferrandomi la mano e cominciando a camminare verso gli alberi.

Al contatto sentii i brividi invadermi il corpo e, per cercare di concentrare la mia attenzione su qualcos'altro, cominciai a parlare.

<<Hamilton?>> cominciai <<Dimmi>> disse, puntando lo sguardo su di me.

Mi concentrai sul colore dei suoi occhi e scordai l'argomento.

<<No, n-niente>> dissi distogliendo lo sguardo. Sentii il ragazzo al mio fiando sussurrare "Okay" e cominciai a pensare a Cameron. Non lo abbiamo avvertito, ma penso che sia abbastanza intelligente da capire che non sono stata rapita.

Abbassai un po' lo sguardo, accorgendomi delle nostre mani ancora intrecciate come se nulla fosse.

Vorrei tanto lasciargli la mano ma non ho la forza di farlo. Il biglietto, un semplicissimo segno di affetto da parte sua, mi scombussolarono più di quanto qualsiasi altra cosa avesse potuto.

<<Hamilton>> dissi nuovamente <<Si?>> rispose lui, senza però spostare lo sguardo salla strada.

<<Nel biglietto del regalo hai scritto che mi vuoi bene nonostante non ci siamo mai sopportati>> Puntai bene lo sguardo sul suo viso, e mi stupii appena vidi il rossore presente sulle sue guance.<<Beh, mi hai sconvolta. Sappilo>> dissi cercando di farlo sorridere e, fortunatamente, riuscii nell'intento.
<<Non avevo idee da scrivere, tranquilla. Non pensare qualcosa che poi potrebbe ingannarti>> disse lui, come se nulla fosse.

Rallentai il passo e lasciai che la mia mano scivolasse dalla sua calda presa.
Mi ha ferita. E anche molto.

<<Che intendi dire?>> chiesi triste, cercando il suo sguardo.
<<Vuol dire che non significa niente. Non pensare niente che possano confonderti le idee>> rispose lui, guardandosi la punta delle scarpe.

Annuii lievemente e mi girai, tornando al parco

Non posso credere che sono caduta in una specie di gioco.

Prima è dolce, cerca di legare, e poi rivela che non aveva idee da scrivere e che, evidentemente, per lui quella frase non ha nessun significato se detta a me.

Mi sentii stupida a credere che fosse cambiato, che, magari, potevamo essere come due amici normali. Ma lui non cambierà mai, ecco la verità.

Sentii i suoi passi farsi sempre più vicini, quindi camminai più velocemente. Proprio all'ingresso del parco il polso fu stretto dalle stesse mani che prima stringevo, facendo sentire la forza del ragazzo.

<<Lasciami>> ringhiai <<Mi spieghi che ti é preso?>> Urlò lui, stringendo la presa <<Ma ti senti quando parli? Sei solo uno stronzo, se non te ne fossi ancora accorto. Mi hai illusa facendomi pensare che fossi finalmente cambiato, ma sono solo stata stupida a pensare che potesse davvero succedere da un giorno all'altro>> dissi tutto d'un fiato <<Ora lasciami, mi fai male>> conclusi, rivolgendogli un'ultima occhiata.

Annullò la presa sul mio polso ed io tornai a sedermi su una panchina, mentre lui uscì nuovamente dal parco.

My best friend's brother||Nash Grier|| In RevisioneWhere stories live. Discover now