epilogue

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Non sapevo molto del suicidio, eppure sapevo che era sbagliato.

Era qualcosa di scorretto, qualcosa che andava contro la vita che ci era stata data.

Sapevo che sarei stata condannata da molte comunità religiose.

Sapevo che sarei stata condannata dai miei familiari e da chi mi rimaneva.

Sapevo che sarei stata condannata da Michael, se lui non se ne fosse andato. Ma in fondo era proprio lì il problema, non è vero?

E poi c'erano altre cose che sapevo; gli uomini erano quelli più propensi a spararsi o buttarsi giù da un palazzo. Le donne erano quelle più propense a ingerire un paio di pillole o tagliarsi le vene. Lo avevo letto in uno di quei romanzi gialli che piacevano tanto a Michael.

Eppure a me non interessavo quegli strani stereotipi. Avevo firmato la mia condanna a morte da un po', solo che non sapevo esattamente come sarebbe arrivata.

Però una sera ero seduta contro il muro del soggiorno e con le mani potevo sentire le costole bene in evidenza sotto la pelle. Potevo sentire le lacrime sul viso e il cuore spezzato nel petto. Non avevo mangiato né bevuto in molto tempo, avevo perso la ragione, e quel pugno di pillole che avevo ingerito avevano accellerato il tutto.

E a un certo punto ero sparita. Non c'ero più. C'era solamente il mio corpo abbandonato e maltratto, quello che Michael aveva insistito di salvare, quello che io avevo ucciso.

Ero stata ritrovata da Ashton, Calum e Luke; erano venuti a trovarmi perché non ci eravamo sentiti per molto tempo, ed erano entrati in una casa di vetri infranti e corpi rotti. Mi avevano trovato per terra, senza vita, con i segni distruttivi del mio passaggio tutti attorno a me.

Avevano gridato e pianto, avevo esteso la mia striscia di distruzione anche a loro, una striscia che era partita da Michael.

Ma in quel momento non avevo pensato a loro, avevo pensato a me e solamente a me, persona egoista, e avevo pensato che non valeva la pena vivere con quel dolore addosso.

Mi ero tolta dalle spalle il dolore, mi ero purificata, la mia catarsi era stata liberarmi da quel dolore e dai ricordi di Michael.

Me n'ero andata.

Cathartis; Michael CliffordWhere stories live. Discover now