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- Signora? – qualcuno mi scuote la spalla.

Apro piano gli occhi, e capisco due cose, dopo essermi svegliata: mi ero addormentata ancora abbracciata alla vita di Michael, il che rende vero il secondo punto, cioè che non è stato tutto un tremendo incubo.

– Signora? – la voce ripete.

E' l'infermiere dell'altra sera, che mi guarda con aria dispiaciuta.

– Come sta Michael? –

Mi sorride imbarazzato.

– Dobbiamo portarlo a fare ulteriori accertamenti –

Annuisco e lascio che lui e altri due uomini portino la barella fuori dalla stanza. Solo degli accertamenti, cerco di convincermi, ma è come se fosse già andato via da me.

Mi rannicchio sulla poltrona, e comincio a piangere, perché nella mia mente cominciano a presentarsi immagini e pensieri di come sarebbero la mia vita e il mondo senza Michael. L'ultimo andrebbe avanti, io sicuramente no. Non sono mai stata brava a provare dolore pensandoci. E' strano, ma anche quando provo una coreografia per uno spettacolo, con i piedi doloranti nelle scarpette, cerco di non pensarci. Altrimenti fa più male. E' questa brutta abitudine che ho, che fa vagare la mia mente.

Sento lo stomaco borbottare e sento sulle guance le lacrime. Ma mi rifiuto di mangiare, e asciugare le lacrime sarebbe inutile, perciò rimango ferma, con la testa contro lo schienale della poltrona, e chiudo gli occhi.

Non credo in Dio, né in qualsiasi altra cosa a cui gli uomini tendono ad aggrapparsi nei momenti di difficoltà, come questo, ma cedo, e comincio a pregare qualcuno, perché Michael si svegli e stia bene.

-

Michael viene riportato nella stanza, e una dottoressa mi spiega la situazione. E' debole, e ha avuto due arresti cardiaci, uno dei quali sull'ambulanza che lo trasportava qua subito dopo l'incidente. Le mie ginocchia tremano.

– I primi giorni sono i più difficili e i più cruciali, ma, per ora, non possiamo fare più di quanto abbiamo già fatto – ammette il medico, che sembra furiosa con se stessa per questo.

– Cosa posso fare io? – le chiedo.

– Abbia fede – mi risponde semplicemente, congedandosi e lasciarmi sola.


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a/n

non ho una laurea in medicina e non mi intriga l'idea di averne una, perciò abbiate pietà(:

ho pubblicato una nuova storia, una malum, e si chiama distance, se vi va date un'occhiata((:

un bacione, lucrezia

Cathartis; Michael CliffordOù les histoires vivent. Découvrez maintenant