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Era il giorno della mia partenza, un giorno che mi terrorizzava, perché l'idea di andare dall'altra parte del mondo, un mese, da sola, era piuttosto spaventosa. Continuavo a ripetermi, però, che se ci erano riuscite tante altre persone prima di me, allora avrei dovuto farcela anch'io.

L'aereo era alle due di notte, perciò sarei dovuta arrivare all'aeroporto almeno alle undici, secondo i miei calcoli, che erano quelli di una persona che temeva sempre di arrivare in ritardo.

I miei genitori non avrebbero potuto accompagnarmi, perché entrambi avevano il turno di notte, perciò pensavo di poter prendere un autobus diretto per l'aeroporto, ma Michael credeva che fosse un'idea profondamente sbagliata. "I bagagli sono pesanti e, tipo, tu non ci sali su un autobus da sola a quell'ora" erano le sue scuse perfette, e alla fine, aveva vinto lui convincendo i miei che mi avrebbe accompagnato lui. Dopo quel bacio "rubato", ci eravamo comportati entrambi in modo piuttosto normale –nessuna conversazione assurda-, ma mi ero accorta che tendavamo a stare molto più tempo abbracciati e mano a mano.

L'aeroporto distava circa quaranta minuti da casa mia, e per tutto il tempo ci eravamo limitati ad ascoltare musica, cantare a squarciagola con i finestrini abbassati e parlare, il tutto alternato da momenti brevi e silenziosi.

Arrivati, mi aiutò a scaricare i bagagli, e mi accompagnò fino al check-in. Ero pronta ad andarmene, anche perché senza i miei genitori vicino non mi sentivo così colpevole di andarmene per un mese, o, per lo meno, non mi sentii così colpevole finché non incrociai lo sguardo di Michael; i suoi occhioni verdi sembravano tristissimi.

- Michael? -

- Mhh -

- A che pensi? -

- Che vorrei essere capace di ballare per partire con te. Sul serio, non sono mai passati tre giorni senza che ci vedessimo, e ora sarai a Londra per un mese. Un mese! -

- Vedilo come un modo per passare le tue giornate con qualcuno più interessante - risposi ridendo.

- Ma seriamente, non è che me ne freghi molto degli altri. Davvero, mi mancherai Lila -

- Anche tu mi mancherai Mikey -

Mi avvicinai a lui per abbracciarlo, sentendo gli occhi pizzicare, ma non volevo che mi vedesse piangere.

- Stai piangendo? -

Come non detto.

- P-può essere. È colpa tua e i tuoi discorsoni -

- Oh, sarebbe colpa mia? - disse sorridendo. Annuii.

- Be', se la colpa è mia, allora tanto vale che faccia le cose in grande -

Lo guardai perplessa per qualche secondo, poi sentii le sue labbra sulle mie, e lo abbraccia più forte che mai.

E forse non l'avrei mai preso quell'aereo, se solo si fosse svegliato.


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a/n

saaaaalve, è da un sacco che non faccio un a/n, perciò, fino ad ora, vi sta piacendo la storia?

*balle di fieno che rotolano nel deserto*


shameless self-promotion ✨ (aodoro questa emoji):

ho sul mio profilo due nuove traduzioni, paper planes e home, se vi va date un'occhiata(:

Cathartis; Michael CliffordWhere stories live. Discover now