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Non so per quanto tempo mi sono crogiolata nei miei pensieri, come se fossero stati una morbida e calda coperta con cui avvolgermi per ripararmi dal freddo, ma so che ora è come se avessi tolto quella coperta.

Mi sono distratta dai miei stessi pensieri, e ora risento il rumore delle macchine ospedaliere tutte attorno a me, il respiro dei ragazzi, addormentati tutti su un divano, e il ticchettio dell'orologio alla parete.

Fuori dalla finestra è completamente buio, ma in un ospedale non è mai notte. La luce a neon, fredda, illumina la stanza, e l'aria leggermente umida e fredda rende tutto peggiore. Poi mi rendo conto che sono io ad avere freddo, perché sono devo essere rimasta immobile per tantissimo tempo. Muovo le mani lentamente, rabbrividendo.

Analizzo tutta la stanza per capire se qualcosa è cambiato, ma no. È tutto uguale.

Ho lasciato la cosa più importante e dolorosa per ultima. Controllare Michael.

Mi alzo dalla sedia per avvicinarmi al suo letto. La pelle pallida sulle mani è sempre quella; le mani sono anche l'unica parte che non ha riportato ferite. Vedo le dita, i tatuaggi, ma è tutto sbagliato. Quelle mani non dovrebbero essere immobili e fredde, né dovrebbero essere attaccati a fili per controllate la vita di chi le possiede.

Mi inginocchio a lato del letto, stringendo la sua mano destra, e scoppio in lacrime.

Mi pongo tante domande, egoiste e non. Perché proprio a lui? Perché è dovuto accadere? Cosa succederà a Michael? Come farò io senza Michael, se dovesse succedere qualcosa?

Il tempo avanza, la notte lascia il posto al giorno, perché il coma non ha ancora lasciato il posto alla vita?


+++

ehi((:

so che non è lunedì ed è da molto che non aggiorno, ma vi giuro che oggi è stata la prima volta in cui ho avuto il tempo di pensare alla storia e ad un nuovo capitolo

spero che vi piaccia✨


-lu



Cathartis; Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora