6. Oh Holy Light

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Da un lato, si sentiva in soggezione sapendo che Jeremy portava sempre con sé la sua pistola, dall'altro faticava a immaginare che, anche se l'aveva minacciata, sarebbe stato capace di usarla. Dopo quella chiacchierata al loro arrivo a Stroud la percezione che aveva di lui era leggermente cambiata. Secondo una sua personalissima teoria, la pistola serviva a Jeremy per difendersi e non per attaccare, perché, sempre per una sua personalissima teoria, Jeremy subiva molti più attacchi di quanti ne sferrasse.

Ma era sempre e comunque troppo misterioso, dunque tutte quelle di Taylor non erano che supposizioni. E non voleva esagerare con le supposizioni; dopotutto, Jeremy l'aveva rapita, drogata e minacciata di piantarle una pallottola nelle gambe.

"Scusami?" qualcuno bussò sulla sua spalla, facendola sobbalzare.

"Ehi, che paura!" sorrise alla commessa, mentre riponeva la maglietta sullo scaffale.

"Persa in qualche piacevole pensiero?" le chiese la giovane.

"Nah, solo indecisa." mentì Taylor, riferendosi ai vestiti.

Lei tese la mano cicciottella, scoprendo l'apparecchio per denti: "Mi chiamo Joanne."

Taylor rispose alla stretta, cercando di suonare amichevole e chiedendosi se per caso non ci fossero volantini sulla sua scomparsa e lei l'avesse riconosciuta: "Taylor." si presentò, quasi temendo la sua reazione.

"Credo che io e te abbiamo la stessa età, sai? Io ho vent'anni." esclamò, allegra.

"Diciannove."

"Figo e il tuo amico, invece?" s'informò Joanne incollando gli occhi alla figura di Jeremy che spuntava tra gli scaffali.

"Ehm...ventidue, credo." buttò lì Taylor. "Comunque non siamo propriamente amici."

"Oh. Capisco." Joanne rimase in attesa, sperando che Taylor si spiegasse meglio, ma la sua nuova cliente non aggiunse altro, così prese fiato e proseguì. "Sono davvero felice che abbiate scelto il mio negozio. Seriamente." sorrise facendo scintillare l'apparecchio.

"Sicuro." accondiscese Taylor, tornando a guardare i maglioni.

"Sai, noi non siamo troppo abituati a ricevere clienti 'normali', se mi passi il termine."

Taylor pensò che quella ragazza fosse fin troppo loquace e la guardò in modo scocciato, ma poi incrociò i suoi occhi bisognosi di compagnia e si dispiacque.

"Che intendi dire?" si sforzò di darle retta.

"Beh, solitamente vendiamo solo alla clientela che ci ha lasciato in eredità nostra nonna. Cioè, intendo, quello che ne è rimasto. Dopo che ha chiuso con la pellicceria, se ne sono andati via tutti e hanno continuato a comprare da noi solo quelli del mercato settimanale. Ogni tanto portiamo qualcosa alle ragazze del centro immigrati e ai bambini dell'orfanotrofio di Stroud, com'era solita fare nonna con le rimanenze di mercato."

"È comunque un nobile commercio." la incoraggiò.

"Sì, anche se il mio sogno è sempre stato di aprire un emporio come quello di nonna. Magari senza pellicce, però quando mi ha lasciato in gestione il suo lavoro, l'intenzione era di spopolare e attirare un sacco di clienti. Immaginavo che sarebbe venuto qualcuno di famoso e che mi avrebbe messo sul giornale, che avrei fatto della seconda mano la moda del momento. La verità, però, è che qui non passa mai nessuno ed è per questo che vi sono grata."

Taylor annuì, gentile: "In effetti è un po' nascosto, però è molto carino. Vendi prodotti buoni, forse dovresti lavorare un po' sull'esterno."

"Dici?" le si illuminarono gli occhi, come se aspettasse quel momento da una vita. "I vestiti li scelgo personalmente, dalle persone che me li portano. Beh...è da tempo che qualcuno non me ne porta di nuovi. Questi sono di qualche stagione fa." aggiunse indicando colpevolmente il maglione che Taylor aveva appeso al braccio.

All I want for Christmas is... YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora