Capitolo 19

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VI AVVISO CHE NON MANCA TANTISSIMO ALLA FINE ^^
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Un paio di giorni dopo ci venne a far visita lo Slenderman avvisandoci che l'Operazione creepypasta era finita.
Ha permesso però a Toby e a Jeff di rimanere nella mia casa.
Era in un posto isolato e lontano dalle altre abitazioni, quindi era perfetta.
-T: Ma sei proprio sicura di questa scelta?
Io ero seduta sul divano, i due ragazzi erano pronti e stavano per uscire ad uccidere.
Era una scelta azzardata, c'era la possibilità che incriminassero anche me se la polizia li avesse beccati.
Per non contare la mia paura per il sangue.
-I: Sicurissima, non vi lascio andare. Abbiamo iniziato questa avventura assieme e la finiremo nel medesimo modo.
-J: Basta che tu ne sia convinta. Noi torneremo tardi, se hai sonno vai a dormire. Non stare ad aspettarci.-
Mi sorrise e mi diede un bacio rassicurante.
Abbracciai entrambi e li salutai.
Erano circa le 22:30.
Stetti fino a mezzanotte a guardare la televisione.
Avevo troppo sonno, sarei andata a dormire.
Mi misi il pigiama e mi rintanai sotto le coperte.
Ero sola, mi mancavano.
Non feci in tempo ad addormentarmi che la finestra della camera si aprì.
Entrò un ragazzo piuttosto alto con il volto coperto da una maschera.
Aspettai ad alzarmi fino a che non si fosse avvicinato di più.
Poi lo guardai.
-I: Hey Masky, che ci fai qui?
Lui sobbalzò e cadde a terra, non si aspettava che la sua potenziale vittima fosse sveglia.
-M: Mi hai fatto prendere un infarto ebete!
-I: Scusami!
Lo feci accomodare sul letto e io mi sedetti accanto a lui.
-I: Ero una vittima giusto?
-M: Si, scusami. Non pensavo abitassi tu qua.
-I: Oh, tranquillo.
Gli sorrisi. Sembrava essere molto dispiaciuto.
Se non mi fossi svegliata mi avrebbe uccisa, o forse rapita.
-I: C'è anche Hoodie con te?
-M: In questo momento no, è andato in un'altra casa.
Notai con piacere che la maglia non era macchiata ancora di sangue.
(Nota: non so se Masky effettivamente uccida le vittime o le rapisca solo, ma in questa storia ho voluto che anche lui fosse un assassino a tutti gli effetti).
Sospirai, era una situazione strana.
-I: Ti mancava andare ad uccidere?
-M: Abbastanza, ma avrei potuto farne ancora a meno.
Il suo tono continuava ad essere duro, quasi acido.
-I: Perché sei sempre così duro? Sono sicura che anche tu, come Toby, non sei così. Con me puoi essere te stesso.
-M: Non ne posso fare a meno. Non sono mai stato bravo ad interagire con le persone. Ti spiace se fumo?
-I: Figurati, tranquillo.
Si sedette sulla finestra per non appestare la stanza.
-M: Mi fai sentire strano sai?
Appoggiai la schiena al muro.
-I: Penso sia una mia dote mettere a disagio le persone. Una dote che non ho richiesto.
-M: Io di solito non parlo con le ragazze, mi chiudo in me stesso o al massimo faccio battute cattive.
-I: Non sei l'unico, conoscervi mi ha cambiata. So che non sembra ma siamo più simili di quanto credi.
-M: Dici?
Spense la sigaretta ormai finita sul davanzale e si risedette sul letto.
-I: Penso di sì. La sottoscritta è sempre stata una ragazza chiusa, che odia il mondo.
-M: Strano, tu trasmetti allegria da tutti i pori.
-I: È una maschera che mi porto dietro da anni. È più facile ridere che piangere.
-M: Anche ora stai fingendo?
-I: No, con voi non ho mai finto. Non ci riesco.
Si girò verso di me e fece un gesto piuttosto inaspettato.
Un abbraccio.
-M: Mi fai sentire dannatamente stupido.
Ci staccammo e io gli scompigliai i capelli.
-M: Forse è meglio che vada. Hoodie mi starà aspettando.
-I: Va bene, torna a trovarmi ogni tanto!
-M: Promesso, ciao!
Detto questo saltò giù dalla finestra.
Jeff e Toby arrivarono all'incirca verso le due.
Jeff entrò in camera, la sua felpa ormai non era più bianca, grandi chiazze rosse l'avevano sporcata.
-I: Come è andata?
Ero seduta sul letto con la schiena appoggiata al muro.
Dopo che Masky era venuto a farmi visita non mi ero più addormentata.
Lui si guardò la maglia con un filo di imbarazzo, e bofonchiò qualcosa che poteva assomigliare ad un "tutto okay".
Si tolse i vestiti sporchi, era un ragazzo molto magro, nonostante mangiasse come un maiale.
La schiena lasciava intravedere le ossa ed era percorsa da parecchie cicatrici.
-T: Sapete come togliere il sangue dai vestiti?
Toby era appena entrato in camera spalancando la porta.
Dire che grondava di sangue era poco.
Il mio viso si sbiancò, mi voltai dall'altra parte.
-J: Sei un pirla, hai la delicatezza di un bisonte.
Toby guardò per un secondo con aria interrogativa Jeff, poi si girò verso di me.
-T: Ah, ho capito. Mi dispiace.
Mi alzai, le gambe tremavano.
-I: Lascia stare, tanto la lavatrice avrei dovuto farla io comunque. Datemi i vestiti sporchi.
Anche l'altro ragazzo si levò la felpa e me la porse.
Il sangue mi gocciolava nelle mani.
Ma chissà perché, non mi faceva così ribrezzo.
Quando tornai in camera, Jeff mi stava uccidendo con lo sguardo.
-J: Da quando fumi?!
Aveva visto il mozzicone lasciato da Masky.
Grande.
-I: Non è mio.
-J: E di chi sarebbe scusami? Di Masky?
Aveva un tono retorico.
-I: Esatto.
Sbiancò più di quanto non lo fosse già prima.
-J: E che ci faceva qui?!
-I: Dovevo essere una potenziale vittima. Era venuto in questa casa non sapendo che ci abitavamo noi. Si è fermato solo un po' a chiacchierare.
-J: Non ti ha fatto del male vero?
-I: Chi Masky? Pff, figurati.
Ci sdraiammo sotto le coperte.
-I: Sei troppo protettivo sai?
-J: Solo perché ho paura di perderti.
La mattina successiva mi svegliai da sola.
La casa era deserta.
Dove potevano essere andati?
Scesi in cucina, lì ci trovai un biglietto.
***
Oh cara piccola ingenua. Io ti avevo avvertito, ma tu non mi hai presa sul serio.
Ora i tuoi due amichetti sono nelle mie mani.
Ci tieni a riaverli indietro?
A mezzanotte, al sottopassaggio.
Io e te, da sole.
Ti aspetto.
***
Quanto avrei voluto piangere, ma non riuscivo.
Le lacrime non scendevano.
Un altro sentimento faceva varco dentro di me.
La rabbia.
La giornata sembrava non passare più, quando finalmente arrivò l'ora dell'incontro.
Ero vestita di nero, i miei capelli mi ricadevo sul viso.
Guardavo per terra.
Arrivai al luogo dell'appuntamento, era deserto.
Un rumore di passi si faceva sempre più vicino.
Non riuscii nemmeno a girarmi che qualcosa mi colpì la nuca.
Poi svenni.
Al risveglio mi ritrovai in una stanza buia.
Ero legata alla sedia con delle catene, vicino a me si trovavano Jeff e Toby, anche loro legati.
-I: Ragazzi! Ommiodio, siete vivi!
Quanto mi sarebbe piaciuto urlare, ma dalla mia bocca usciva solo un sussurro.
-J: Sono contento di sentire la tua voce, ma venendo qui ti sei scavata la fossa.
-X: Il tuo amico ha ragione.
Una ragazza magra, non troppo alta si avvicinò a me.
Portava una maschera che le copriva il viso e una parrucca nera.
Era la persona che avevo incontrato nel bagno.
Jane The killer.
-I: Oh Jane, che mossa prevedibile. Ormai tutti sanno che odi Jeff.
-Jane: Io non odio solo Jeff cara, odio anche te. E prima ucciderò i tuoi amichetti, poi penserò anche a te. Distruggerò tutto quello che ami.-
La sua voce maligna echeggiava nella stanza.
È matta.
Si stava avvicinando ai due, con un coltello serrato nel pugno destro.
Fece un taglio sul viso di Toby, lui non potendo sentire dolore non disse nulla.
Poi si avvicinò a Jeff.
La mia sanità mentale mi stava abbandonando, il demone stava tornando a galla.
Jeff se ne accorse.
-J: Qualunque cosa accada non far riemergere il demone!
A quel punto Jane incise un solco sul braccio del moro.
Lui cacciò un urlo.
Addio testa, addio cervello.
Urlai, con tutto il fiato che avevo nei polmoni.
Poi mi girai verso i ragazzi e sussurrai semplicemente "Non ci sono riuscita".
La mia pelle tornò grigia ad una velocità impressionante, i miei capelli diventarono neri come la pece e i miei denti ritornarono a punta.
Poi i miei occhi.
Rossi.
Diventarono rosso sangue, spiritati.
E infine quello che mi era mancato di più.
Le ali.
Due immense ali nere spuntarono dalla schiena, gocciolavano di una sostanza non ben definita. Forse sangue.
Demolirono la sedia e staccarono le catene.
Jane si sarebbe aspettato di tutto tranne che trovarsi un mostro davanti ai suoi occhi, le cadde il coltello di mano.
-I: Oh cara piccola Jane, non ti dovevi mettere contro la sottoscritta.
Sapevo di aver intrapreso un tunnel senza uscita.
Non avrei più potuto andare a scuola, rivedere i miei genitori, i miei amici.
Ma non mi importava, il mio primo pensiero in quel momento era uccidere Jane.
Le saltai addosso, scaraventandola terra.
Presi il suo coltello e cominciai a giocherellarci.
Avevo perso il controllo del mio corpo.
-T: Cosa hai fatto!
-J: No!
Tenevo il coltello serrato nella mano.
-I: Jane, go to sleep.
Detto questo lanciai l'arma nella sua direzione.
Avevo centrato il cuore.
Litri di sangue le uscivano dal petto, macchiandole la maglietta.
Come mi divertiva vederla soffrire.
Un sorriso disumano si fece strada nel mio volto.
Mi avvicinai a lei, stava per morire.
-I: Ci si vede all'inferno, troia.
Smise di muoversi, era morta, definitivamente morta.
In quel momento successe una cosa strana.
Il mio corpo era soddisfatto, avrebbe ancora continuato ad uccidere.
La mia mente invece era disperata, si chiedeva che cosa ero diventata.
Tutto quel sangue, la vera me non avrebbe mai ucciso nessuno.
Purtroppo la vera me era andata a farsi benedire.
Distrussi le catene dei ragazzi e li liberai.
Andammo fuori, eravamo in mezzo al bosco.
I miei capelli ed i miei occhi erano tornati normali.
Mi accasciai sull'erba fresca, grondavo di sangue.
Non il mio.
Iniziai a piangere.
Le lacrime però non erano nere, ma limpide, trasparenti.
Jeff e Toby non avevano parole, stavano in silenzio.
-J: Perché.
-T: Hai appena buttato nel cesso la tua vita.
-I: Oh no, vi sbagliate.
Sorrisi, oh si. Loro erano quello che più avevo caro.
E lo avrei protetto a costo della vita.
Tornammo a casa, mi infilai immediatamente sotto a doccia. L'acqua si sporcava di sangue appena entrava in contatto con la mia pelle.
Ritirai le ali.
Stavo bene, niente sensi di colpa, niente rimorsi.
Ero leggera.
Mi stavo spianando la strada per l'inferno ma era irrilevante.

My space
Ho fatto il capitolo un po' più lungo, amatemi xD

||Ticci Toby e Jeff the Killer|| Operazione CreepypastaWhere stories live. Discover now