Capitolo 20

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Il giorno successivo passai metà della giornata abbracciata ai due ragazzi. Solo il pensiero che avrei potuto perderli mi uccideva.
Jeff mi accarezzò il viso.
-J: Ti sei sacrificata per noi.
-I: Non mi pentirò mai di questa scelta.
-J: Domani dobbiamo tornare nella Creepyhouse, fatte le valigie?
-I: Certo.
Quella notte Jeff e Toby uscirono di nuovo per andare ad uccidere.
Verso mezzanotte sentì qualcuno bussare sul vetro della finestra in camera.
Io ero seduta sul letto che leggevo.
Mi alzai e visi Masky appollaiato sul cornicione.
Sorrisi e lo feci entrare.
-M: Hey ciao...ma che cavolo ti è successo, non eri tornata umana?
Gli spiegai la faccenda.
-M: Capisco... Quindi ora sei una di no a tutti gli effetti giusto?
-I: Già.
-M: E questo non ti spaventa?
-I: Per niente!
Ero felice, sorridevo.
Masky si tolse la maschera, sorrise anche lui.
Non lo avevo mai viso sorridere.
Quando i due ragazzi tornarono Masky era ancora con me.
-J: Hey ciao Masky.
-M: Ciao Jeff!
Batterono il cinque.
-T: Ma con chi state parland... MASKY!!
Toby si gettò letteralmente sul malcapitato, travolgendo anche me e Jeff.
-M: POI AVVISAMI QUANDO HAI FINITO DI SOFFOCARCI!
-T: Finito!
Si tolse lasciandoci finalmente respirare.
Tutti quanti ridemmo, e per tutti quanti intendo anche Il ragazzo scontroso.
Quasi mai lo avevo visto felice.
Forse in questo momento non era il freddo Masky, era Timothy.
Tim, un semplice ragazzo dell'età di Jeff circa che scherza con i propri amici.
La mattina successiva sarei dovuta andare dal capo.
Io non ci potevo credere.
Un'assassina, sarei diventata un'assassina.
Partimmo verso le dieci, la casa in questione era interamente di legno, situata in mezzo al bosco.
Era disposta su più piani, per ospitare tutti.
-J: Vai, apri la porta.
Camminavo verso l'entrata, abbassai la maniglia.
Con gioia vidi che erano tutti lì, seduti sul grosso divano rosso posto al centro della stanza ad aspettarmi.
C'era Laughing Jack che masticava una caramella, Eyeless stava guardando il cellulare, Ben giocava alla playstation e tutti gli altri stavano chiacchierando.
-S: Hey entra! Bentornata.
Tutti mi accolsero con un caloroso abbraccio.
Avevo una famiglia, ma grande famiglia felice.
Purtroppo però c'era l'altro lato della medaglia.
-S: Ora lo sai che, dovrai venire con noi ad uccidere?
Il silenzio calò nella stanza.
-I: Lo so, ho fatto la mia scelta.
Mi stavo sforzando di non piangere.
-S: Mi daresti il polso?
Gli porsi la mia mano sinistra, e lui fece comparire il suo simbolo di riconoscimento.
-S: Benvenuta nuova proxy!
Io cercavo di sorridere.
Ci provavo con tutta me stessa, ma le lacrime uscivano da sole.
Non le riuscivo a controllare, non si fermavano.
Laughing si avvicinò a me.
Quanto minchia è alto?!
Storse un po' la testa di lato e mi guardò.
-LJ: Lo sai che non mi piace vedere le persone tristi, sorridi.
-I: Ci sto provando.
Mi appoggiò una mano sulle spalle e mi strinse a sé.
-H: Lo so che la tua massima aspirazione non era uccidere, ma cerca di non buttarti giù di morale-
Questa volta la voce di Hoodie non era semplicemente un sussurro,mai sentiva forte e chiara.
-S: Posso sembrarti insensibile, ma dovresti venire a sceglierti l'arma.
Mi fece entrare in una sala piena di pistole, spade e oggetti simili.
Scartai subito sia la pistola, per la pessima mira, e il coltello.
La spada non sarei mai riuscita a portarla.
In un angolo della stanza vidi dei guanti che finivano con degli artigli, non troppo lunghi. All'incirca 5 cm.
Erano argentati e pieni di incisioni.
Li indicai e lo Slenderman me li fece provare.
Erano leggeri, facili da maneggiare.
Perfetti.
-S: Ottima scelta, questa notte ti accompagnerà Laughing Jack, ha un'arma molto simile alla tua.-
Mi girai e lo vidi sorridere.
-S: Ora, ultima cosa. Ti faccio vedere la stanza. Ti ho messa assieme a Jeff, va bene?
-I: Certo!
Mi condusse al piano superiore.
Entrammo in una stanzetta carina.
Parquet di legno bianco e mobili scuri, a sinistra il letto, a destra una grossa scrivania ed un armadio affianco.
Davanti alla porta si trovava una grossa vetrata che puntava sul bosco.
-I: È molto carina, grazie!
Svuotai le valigie e mi preparai i vestiti che avrei dovuto usare quella sera.
Leggins neri, Vans e la mia maglia preferita.
Lei mi avrebbe aiutata.
In men che non si dica era arrivato il momento di uccidere.
Io e Laughing uscimmo per primi.
-LJ: La cittadina è abbastanza distante, voliamo?
-I: Certo.
Cinsi la vita del clown con le braccia, stavo per partire quando Jeff uscì correndo dalla casa.
-J: Aspetta, volevo augurarti buona fortuna.
Mi diede un bacio sulla guancia ed io sorrisi in modo abbastanza forzato.
Poco dopo partimmo.
Nel giro di dieci minuti eravamo arrivati.
-LJ: Guarda prima me.
Un sorriso sadico si era dipinto sul suo volto.
Entrammo in una casa attraverso la finestra.
Una villetta.
Aprimmo la prima porta e trovammo la stanza di un ragazzo.
Lui dormiva beato.
Non fece in tempo a svegliarsi che si ritrovò sgozzato dagli artigli del killer.
Gli era bastato un movimento della camera.
Passammo alla seconda porta.
Una ragazza.
L.J. Mi fece segno di andare, toccava a me.
Feci qualche passo verso il suo letto.
Lei si svegliò, ma non urlò.
Io stavo piangendo.
-I: Forgive me.
Sussurrai questo prima di interrompere la sua vita.
Le tagliai la gola.
Perdonami.
Uscii saltando dalla finestra.
-LJ: Sei stata brava.
Mi voltai verso di lui con gli occhi rossi di pianto.
-I: Scusami, ma non credo di potercela fare.
-LJ: Hey, tranquilla. Ne parleremo con lo Slend.
Tornammo in fretta.
Erano le due e Jeff e Toby stavano per partire, quando mi videro atterrare.
-T: Patty! Come è andata?
-I: Lo vuoi davvero sapere Toby?
Buttai i guanti artigliati a terra e ritirai le ali.
Mi provocava sempre molto dolore farlo, ma ormai ci ero abituata.
-I: Ho messo fine alla vita di una ragazza innocente. Voi davvero non avete nessun rimorso? Io non mi sentirò mai abbastanza in colpa per averlo fatto. Preferisco morire che continuare ad uccidere persone che non hanno fatto nulla.-
Stavo urlando.
Entrai in casa e mi chiusi in camera.
Che cosa avevo appena fatto.
Mi odio.
Sono orribile.
Non dormii per niente quella notte, come avrei potuto?
Nemmeno gli abbracci di Jeff erano riusciti a calmarmi.
La mattina scesi giù in cucina.
Ben era seduto al tavolo.
-B: Che brutte occhiaie.
-I: Lo so.
-B: Hai dormito poco.
-I: Lo so.
-B: Ma che cosa ti è successo, ti sei depressa?
-I: Lo so.
-M: Ben, penso ti convenga stare zitto se non vuoi ricevere un pugno sul naso da lei.
-I: Grazie Masky.
La mia pelle grigia era solcata da profonde occhiaie corvine.
Per qualche strana ragione i capelli erano tornati neri.
Meglio così.
-EJ: Non sei obbligata a farlo, sappilo.
-I: Grazie del supporto.
Provai a sorridere.
Sottolineo PROVAI.
Quella notte andai a farmi una passeggiata in città.
Lì trovai un ladro, aveva appena picchiato una donna per rubarle la borsetta.
Avevo gli artigli, ti è andata male caro.
Mi avvicinai a lui, era in vicoletto buio.
-I: Ti conviene ridarle la borsa.
-X: Altrimenti? Che mi fai mocciosa?
Alzai lo sguardo e sorrisi in modo disumano.
Con le ali mi diedi una spinta e in un secondo lo avevo placcato al muro.
-I: Forgive me.
Detto questo gli tranciai la gola.
Il suo sangue mi scorreva sulle mani.
Cadde a terra esanime.
Non mi sentivo in colpa, quel bastardo si meritava di morire.
-I: Tenga signorina, e faccia più attenzione la prossima volta.
Lei era paralizzata dalla paura, le porsi la borsa e poi volai via.
Sembra quasi una comica.
Una persona con la fobia del sangue che si ritrova ad uccidere.
Mentre volavo l'aria mi scompigliava i capelli e delle piccole goccioline di sangue cadevano dalle mie armi precipitando sulla terra ferma.
Arrivai esattamente sopra la Creepyhouse, e la vista non fu delle migliori.
Un agente si avvicinava furtivo alla casa, aveva intrapreso una missione suicida.
Atterrai esattamente alle sue spalle, lui non si accorse di nulla.
-I: Lo sai che non è carino avvicinarsi di soppiatto?
Storsi leggermente la testa e sorrisi.
-Agente: Chi sei tu? Cosa vuoi?
-I: Sono una semplice ragazza, perché. Non si vede?
-Agente: Sei un mostro, altro che ragazza!
-I: Non bisognerebbe mai offendere le ragazze!
Gli afferrai i capelli, buttai indietro la sua testa scoprendogli il collo.
Ci passavo i miei artigli sopra, creando piccoli solchi.
-I: Forgive me.
Gli tagliai la gola, e il sangue schizzò verso di me.
Lasciai cadere il suo cadavere a terra.
Forgive me, perdonami.
Ormai lo dicevo sempre quando stavo per uccidere.
Ed io sapevo il motivo.
Il mio cervello era rimasto sano, e la vecchia me era rinchiusa in una prigione.
Quella prigione era la mia testa.
Il mio corpo desiderava sangue, mentre la mia psiche voleva semplicemente avere una vita normale.
Ma ormai avevo fatto la mia scelta, avevo buttato via la mia libertà per salvare i due ragazzi.
E non mi sarei mai pentita per questo.
Intanto Eyeless era uscito fuori e vedendo il cadavere di quel poliziotto alzò lo sguardo verso di me.
-I: Porta via il corpo per favore, io entro.
Non disse nulla, annuì semplicemente e trascinò l'uomo tra gli alberi.
Entrai in casa, non salutai nessuno.
Mi chiusi in camera e mi tolsi i vestiti sporchi.
Mi guardai allo specchio, ero molto cambiata.
I miei capelli erano neri, come l'iride dei miei occhi.
Il mio fisico una volta di corporatura normale, si era rinsecchito facendo vedere le costole.
Delle grosse occhiai solcavano il mio viso pallido.
Voltai lo sguardo e finii di cambiarmi.

||Ticci Toby e Jeff the Killer|| Operazione CreepypastaNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ