9. Stiles

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Wow. Wow. È l'unica parola che riesco a dire da ore.
Lei è wow.
I suoi baci sono wow.
Il profumo inebriante dei suoi capelli rossi è wow.
I suoi occhi grigi sono wow.
Il suo sorriso è veramente wow, per non parlare della sua risata.
Wow.
Appena tornato a casa ho scoperto che mio padre aveva seguito tutta la scena dalla finestra in salotto.
Mi ha dato una pacca sulla spalla e ha detto "Bravo Stiles, così si fa".
Non lo vedevo più così felice da tanto tempo.
Mi stiracchio sul letto.
È stata una lunga giornata.
Domani abbiamo il compito di matematica, mi conviene andare a letto presto.
Ripongo i miei libri dentro la cartella, per poi infilarmi sotto le coperte.
Ripenso a quando abbiamo dormito insieme, a casa di Derek. E mi accorgo di quanto sia grande il letto per una persona sola.
Mi consolo pensando che domani l'andrò a prendere.

È mattina, mi sveglio con il sorriso.
Vado velocemente a vestirmi - una t-shirt nera e un paio di jeans - per poi scendere di sotto a fare colazione.
Incontro mio padre che si mette la giacca per andare al lavoro.
-Ehi, campione, la colazione è pronta in tavola. Vai a prendere Beatris?
Annuisco ridacchiando.
Mi da una pacca sulla spalla, in segno di approvazione, e esce di casa.
Mangio le uova con il bacon ed esco anche io.
Suono il campanello a casa di Bea e risponde suo padre.
Mi dice che è già uscita di casa, era passata a prenderla Allison.
Il sorriso scompare dal mio volto.
Di solito la accompagno sempre io.
Salgo nella mia vecchia Jeep e mi dirigo a scuola.
Ho paura che si sia pentita di avermi baciato ieri, non voglio che sia in collera con me.
Neanche con se stessa.
Io ho bisogno di lei.

Finiscono le lezioni, finisce la tortura.
Oggi avevo solo un'ora in comune con Beatris e neanche in quella ho potuto rivolgerle la parola.
Non ha rivolto lo sguardo verso di me nemmeno una volta, come se non esistessi.
Cammino nel corridoio insieme a Scott.
La vedo quando passiamo davanti agli armadietti.
Le vado a parlare.
-Ehi, Bea.- esito.
Trasale.
-Oh, Stiles, che ci fai qui?
Parla a voce bassa, come se avesse paura che qualcuno potesse scoprirla a fare qualcosa di male.
-Non ti ho vista per tutta la giornata e, niente, ero preoccupato- dico, -E mi chiedevo se oggi puoi aiutarmi con filosofia...
In realtà non ho bisogno di ripetizioni, sono molto intelligente. Rischio l'anno solo per le parecchie assenze che faccio a causa di eventi sovrannaturali. L'unico motivo per cui mi faccio aiutare è che voglio passare più tempo possibile con lei.
Mi dispiace di averle detto una bugia, ma non si mente mai per amore?
Soprattutto se è una scusa per vederla.
-Scusa oggi no, devo...
-Deve prepararsi per la festa a casa mia di stasera- la interrompe Lydia, con un sorrisetto furbesco sulle labbra -A proposito, voi venite?
Indica me e Scott, il quale assisteva perplesso alla discussione.
Mi guarda per un attimo.
-Ci sarà anche Allison- aggiunge la ragazza.
-Certo, verremo sicuramente.
Dice il mio amico.
Dimenticavo che per Allison farebbe qualunque cosa.
-Ottimo.
Risponde Lydia.
Prende Bea per il braccio e la trascina via aggraziatamente.
Scott si gira verso i me.
-Mi spieghi cosa sta succedendo?

Andiamo a casa mia.
Visto che oggi è venerdì, domani non abbiamo scuola. Quindi non c'è bisogno di fare i compiti.
Ho giurato a Scott che gli avrei detto tutto quando saremmo arrivati.
Mi sdraio sul letto mentre lui si siede sulla sedia, stile paziente e psicologo.
-Da cosa posso iniziare?
-Dall'inizio.
-Allora... dodici anni fa...
-Non così all'inizio- ride.
Rido anche io, ma nel mio caso è per scaricare la tensione.
-Ieri mi stava facendo ripetizioni di matematica, quando...
-Tu non hai bisogno di ripetizioni- dice lui.
-Lo so, sorvola su questo particolare.
Rotea gli occhi e annuisce.
-Insomma. Siamo stati qui a studiare insieme fino a quando non si è fatto tardi e lei ha dovuto tornare a casa...
-E quindi?
Guardo il mio amico.
-Come pensi che possa dirti qualcosa se mi interrompi ogni due per tre?- chiedo, -L'ho accompagnata a casa. Siamo stati lì per qualche minuto a guardarci negli occhi - Dio, che occhi stupendi che ha - e poi mi ha baciato.
Scott aggrotta la fronte. Come se non ci credesse. Ma sa che non posso mentirgli, se ne accorgerebbe.
-Sì, Scott, mi ha baciato. E non so più cosa pensare. Oggi è uscita di casa prima che potessi passarla a prendere e non mi ha rivolto uno sguardo o una parola nemmeno una volta... Aspetta, tu puoi sentire le pulsazioni! Come ti sembrava che stesse quando mi ha visto?
Sorride. Poi parla:
-Il cuore le batteva fortissimo, Stiles. Ed era felice, ma al contempo spaventata.
Sospiro.
Si sente spaventata a causa mia? Perfetto, tutto va nel verso giusto.
-Stai calmo, amico, magari non ha paura di te. Forse ha paura per te. Insomma, l'ultimo ragazzo che ha avuto è morto a causa di una creatura sovrannaturale non ancora identificata.
Annuisco.
Non ha tutti i torti.
Mi da una pacca sulla spalla.
-Vedrai, andrà tutto bene.

Sono le 21:07.
Scott è rimasto anche a cena. Non abbiamo mangiato parecchio, giusto un panino.
Lascio un biglietto sul frigo a mio padre, per non farlo preoccupare.
Usciamo di casa.
Dal giardino mi accorgo che le luci in casa di Bea sono quasi tutte spente; tranne quella in salotto, in cui si intravede la sagoma di suo padre che guarda la televisione.
Probabilmente è già uscita da tempo.
Infilo le chiavi nel portellone e apro la macchina.
Entriamo e ci dirigiamo a casa di Lydia.
Arrivati poco lontano da lì, già si sente la musica e le voci della gente.
Quasi tutta la scuola viene ai famosissimi party di Lydia.
Partecipano pure le matricole, anche se in un numero limitato, e i ragazzi dell'ultimo anno.
Suoniamo al campanello, ci viene ad aprire una sorridente Lydia Martin, vestita di tutto punto.
-Accomodatevi.
Ci dice.
Usciamo in giardino, lì ci sono anche Boyd - un licantropo del branco di Derek - e Isaac che ballano con alcune ragazze.
Scott adocchia subito Allison e si fionda a parlare con lei.
Poco lontano da lei c'è Beatris, la quale parla con alcune persone della squadra di Lacrosse della scuola.
Ride come una matta, probabilmente è ubriaca fradicia.
Vado da lei.
-E poi... e poi...- scoppia di nuovo a ridere.
Le mie incertezze vengono affermate, ha bevuto come una spugna.
-Cari ragazzi, siete dei così cari ragazzi.
-Bea- le appoggio una mano sulla spalla -Vieni un attimo con me? Ti devo parlare...
Si gira verso di me e sorride.
-Certo, solo un attimo- torna a guardare loro -Ragazzi, questo è il mio amico Stiles. Salutatelo.
-Ciao Stiles!
Rispondono in coro, alzando i calici di birra che tengono in mano.
Perfetto. Sbronzi anche loro.
La prendo di peso e la porto via.
Ci mettiamo in un angolo appartato.
-So che non sei del tutto lucida ma dovrei chiederti alcune cose. E poi, si dice che le persone dicano da brille cose che non direbbero mai da sobrie... Scusa, mi sto dilungando troppo.
Mi guarda fissa negli occhi, con le palpebre socchiuse, come se dovesse mettermi a fuoco.
-Perché mi hai baciato ieri? Cioè, voglio dire... Non che non mi sia piaciuto, l'avrei fatto anche io con te... Intendo dire...
Mi impiccio con le parole. Mi succede sempre quando devo dire qualcosa di importante. Soprattutto se ho davanti ai miei occhi una ragazza fantastica come lei.
Ride.
-Sai perché mi piaci Stiles? Perché mi fai ridere.
La guardo allibito.
-Sì, Stiles, mi piaci. Senza che fai così. Mi piaci quando sorridi e mi piacciono le tue espressioni facciali. Mi piace quando non riesci a parlare, quando fai il sarcastico. Mi piace quando parli, quando sussurri. Anche quando fai il serio. E, Dio, mi piace da impazzire quando il tuo sguardo si perde nel vuoto. O, semplicemente, quando si posa su di me.
Mi piaci tanto, Stiles. E adesso voglio che anche tu mi dica che io ti piaccio. Che sia vero o no.
Mi avvicino al suo volto e le dico a voce bassa:
-Tu non mi piaci- per un attimo il sorriso scompare dal suo viso, poi continuo -Tu non mi piaci, ti amo.
Una luce si accende nei suoi occhi.
La distanza fra noi diminuisce sempre di più, fino ad azzerarsi.
Le mie labbra si posano sulle sue. E ci baciamo.
Spero che d'ora in poi le piaceranno anche i miei baci.
E poi, spero che domani si ricordi di quanto è successo questa sera. Che non torni nell'indifferenza. Perché non potrei sopportare un'ora in più senza i suoi sorrisi.
Ci guardiamo negli occhi per un po' di tempo.
Poi, improvvisamente, cade a terra svenuta.
La temperatura scende di almeno cinque gradi.
La musica si blocca di colpo.
Tutti rimangono in un teso silenzio per qualche secondo, poi la gente inizia a gridare.
Mi giro nella direzione di Scott. Lui e gli altri licantropi si sono trasformati, ma non è per questo che la gente è terrorizzata.
Una creatura dagli splendenti occhi viola striscia nel giardino.
È ricoperta da quelle che a primo impatto sembrano bende nere, ma che in realta sono lembi di pelle, lembi di oscurità e incubi.
Il branco ulula.
La folla ormai si era riversata dentro casa per poi scappare via.
Si sente un altro ululato.
Due sagome scure scavalcano con un salto le alte siepi e si fermano accanto a Scott e ad Isaac.
Sono Peter e Derek.
Cercano di attaccare quell'essere ripugnante, ma lo attraversano come se fosse immateriale.
Dietro di me si alza Beatris, sollevata dalle ombre. Anche i suoi occhi splendono di un viola intenso.
Fluttua fino ad arrivare al mostro.
-Uccidi Scott McCall- la sua voce rimbomba nella notte, -Uccidilo. Adesso!
Non credo che lei sia cosciente e che capisca chi ha attorno. Ma riconosce l'essere. Infatti gli risponde:
-Mai.
-Peggio per te.
Le sue braccia diventano improvvisamente solide - lo si capisce perché non assomigliano più a delle ombre - e afferra Boyd per la gola con una mano e con l'altro gli squarcia la trachea.
Sembriamo tutti paralizzati.
La creatura scompare.
La temperatura si alza.
Beatris chiude gli occhi e perde i sensi, io la afferro per evitare che cada nella piscina.
Mi siedo su un gradino, tenendola sempre in braccio.
Dopo poco rinviene. Mi guarda negli occhi e sorride. Sussurra:
-Stiles, sei tu?
Poi si cade nuovamente in un sonno profondo.

Beatris Constance Hills »A Teen Wolf fanfictionWhere stories live. Discover now