3. Stiles

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Mi era mancata così tanto e non me ne ero accorto.
Non posso dire di non aver pensato a lei negli ultimi anni. Ogni volta che ero triste per via di mia madre, mi ricordavo di lei. Lei che ha perso un genitore alla nascita, odiata dall'altro per averla uccisa.
Ha trascorso tutti questi anni a testa alta, ne sono sicuro.
Lei è una ragazza forte, di sicuro più di me.
Ha accettato la faccenda dei licantropi in così poco tempo. Una mente talmente aperta non si vedeva da anni.
Comunque, mi chiedo come abbia fatto a capire che Scott, Isaac e Allison si trovavano lì in quel momento.
Forse ha qualcosa a che fare con il motivo per cui è venuta qui.
Da quello che ha detto sembrerebbe una strana esperienza.
"Credimi. Mi prenderesti per pazza."
Ma — in una città così poco ordinaria come Beacon Hills — chi, prima o poi, non perde il senno?
Comunque, riguardo a prima, penso che abbia avuto un presentimento.
Forse è una Banshee, come Lydia.
Poco probabile, le Banshee trovano i cadaveri.
Fortunatamente non abbiamo trovato il corpo di nessuno.
Meglio non rimuginarci troppo sopra.
Magari lei è solo una comune mortale e ciò che è accaduto è una grande coincidenza.
Mi stendo sul letto.
Dopo pochi minuti gli occhi si fanno più pesanti ed è inevitabile cadere nel sonno.
E mi addormento pensando a lei.

Il mattino seguente mio padre mi sveglia.
Non ne sono sicuro, ma penso di aver fatto un bel sogno. Quel genere da cui non vorresti mai uscire.
«Devi aver dormito bene.»
«Perché me lo dici?» gli chiedo.
«Perché sorridevi e continuavi s ripetere un nome. A proposito, chi è questa Beatris?»
Aggrotto leggermente la fronte, con sguardo perplesso.
«Io devo andare a lavoro, non fare tardi a scuola» si mette la giacca da sceriffo ed esce.
Mi alzo dal letto e mi osservo un attimo allo specchio. Ho i capelli spiaccicati da un lato e gli occhi da zombie.
Guardo fuori dalla finestra, sbattendo ripetutamente le palpebre per abituarmi alla luce del giorno.
Da qui si può vedere la camera di Bea.
Infatti, come volevasi dimostrare, lei è lì, a pettinarsi i suoi bellissimi capelli ramati.
Si volta e si accorge di me.
«Ciao.»
Sorride.
Io, ancora mezzo addormentato, alzo una mano in cenno di saluto.
Lei ride.
Che bella risata che ha. Mi fa venire voglia di farla divertire per il resto della vita.

Quando sono pronto vado a casa Hills e suono il campanello.
Mi apre la porta suo padre, - Henry Hills, se non sbaglio - un uomo sul metro e ottanta dai corti capelli neri con filamenti argentati e profondi occhi grigio tempesta come quelli di Bea.
«Salve, signor Hills» dico, «Sono qui per sua figlia.»
Mi guarda per qualche istante. Poi parla.
«Beatris? È per te.»
Torna dentro casa.
Poco dopo esce lei, semplicemente perfetta, con un sorriso stampato in volto.
«Ciao.»
Mi appoggio allo stipite della porta con il gomito.
«Ciao Bea. Insomma, mi chiedevo se ti andasse di venire a scuola con me. Se non sbaglio tu non hai l'automobile, quindi... Giuro che oggi la Jeep non si bloccherà...»
Ride.
«Sì, certo.»

Cerco di mettere la musica. Ma mi sbaglio e sintonizzo la radio sulla frequenza di polizia.
«Oh, forse è meglio che questa non l'ascoltiamo di prima mattina.»
Cambia stazione.
«Wow, io non ci sono mai riuscito al primo colpo.»
Mi guarda come per dire "io ci so fare".
«Carina la canzone, conosci il titolo?»
«Certo, Life In Technicolor dei Coldplay. È la mia canzone preferita.»
«Hai dei bei gusti» mi complimento con lei.
«Grazie mille.»
Inizia a guardare fuori dal finestrino.
La sua espressione è cambiata completamente. Sembra più triste.
Qualunque cosa stia pensando, spero stia bene.

Beatris Constance Hills »A Teen Wolf fanfictionWhere stories live. Discover now