Welcome to Beacon Hills

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Beatris

Oggi è il mio primo giorno di scuola, qui a Beacon Hills.
Mi vesto. Jeans strappati sulle ginocchia, Maglietta dell'Hard Rock di Boston e le mie amatissime Vans bordeaux.
Mi infilo il telefono in tasca e scendo per fare colazione con un pensiero fisso. Scott McCall, Scott McCall. Questo nome mi suona familiare. Sono sicura di averlo già sentito da qualche parte.
«Buongiorno, Bea» mi saluta mio padre. «Hai dormito bene?»
Annuisco.
Non è vero. È più di un mese che non dormo bene. Da quando sono a Beacon Hills gli incubi sono aumentati e peggiorati. Persone che muoiono, strane creature che si aggirano nel buio, grida, ululati. Non basterebbero tutti gli scacciasogni del mondo per farmi dormire bene.
«Ti conviene andare, non vorrai fare tardi.»
«Certo.» affermo, sbadigliando.
Prendo la cartella, mi infilo le cuffie nelle orecchie e mi incammino verso scuola. È quell'edificio basso e chiaro che avevo visto arrivando a casa, la prima volta.
Sono fortunata ad avere un grande senso dell'orientamento, sennò non saprei neanche da che parte girare appena uscita dalla porta. Sarebbe anche normale che io sia confusa, dopo due settimane passate a sistemare gli scatoloni.
Non ho la macchina perché nel mio vecchio paesino non c'era bisogno di muoversi in auto per andare da un posto all'altro.
In realtà ne ho una, esclusa quella di mio padre, ma non è in uso da sedici anni. Apparteneva a mia madre, ma da quando non c'è più non è stata più messa in moto.
La mamma è morta a causa del mio parto, o almeno così mio padre mi ha raccontato, senza scrupoli.
Credo che voglia farmi sentire in colpa. Sono certa che nel profondo mi odi, anche se non vuole darlo a vedere.
Come dargli torto, gli ho portato via l'amore della sua vita.
Adesso che ci penso, mi torna in mente il nome di una donna con cui stava parlando al telefono suo padre. Era una sua grande amica, ed è stata anche l'infermiera che ha assistito alla mia nascita.
Melissa McCall.
Scott McCall è il figlio di Melissa, probabilmente.
Ma io mi ricordo di lui, solo che non mi viene in mente quando l'ho visto.
Se vive qui, vuol dire che ci conoscevamo quando ero piccola s ancora vivevo nella contea di Beacon. Prima di trasferirmi.
Spremo le meningi.
Un ricordo riaffiora. Ero all'asilo. Mi ero messa in un angolo del giardino a piangere perché gli altri bambini mi prendevano in giro per il fatto che non avevo una madre. Così lui e un altro ragazzino mi vennero a consolare.
Scott mi disse che i suoi genitori litigavano sempre e che suo padre non si trovava quasi mai a casa; mentre l'altro, di cui non mi ricordo bene il nome, disse che sua mamma stava molto male. Tutto il resto è offuscato.

•••

In prima ora ho economia. Poso i libri delle altre materie dentro il mio nuovo armadietto.
Entro in classe e mi siedo in uno degli ultimi banchi, accanto ad un ragazza dai boccolati capelli bruni.
Si gira verso di me.
«Ciao, io sono Allison Argent. Sei nuova, qui?» domanda, rivolgendomi un caloroso sorriso.
«Sì» rispondo «mi sono trasferita da poco. Mi chiamo Beatris Constance Hills; ma, per favore, chiamami solo Bea.»
Ridacchia. «Certamente.»
Sembra amichevole. Sono contenta di aver attirato subito l'attenzione di qualcuno: è imbarazzante essere nuovi e doversi aggirare per la scuola senza nessuno che possa fare da guida.
Anche la ragazza seduta davanti a questa Allison si gira verso di me.
«Lydia Martin» mi stringe la mano formalmente, piegando gli angoli della bocca verso l'alto. «Benvenuta a Beacon Hills. Sta tranquilla, non sei l'unica novellina. Comunque, con noi non ti sentirai mai fuori posto.» fa un occhiolino.
In quel momento entrano in classe due ragazzi bruni, con lo stesso taglio di capelli. Non sono gemelli, non li si potrebbe confondere neanche se si fosse ciechi.
Il primo aveva la pelle scarlatta, cosparsa di nei, un elegante naso all'insù e un paio di vispi occhi color nocciola.
L'altro è più olivastro, lo sguardo perso di chi è stanco dopo una notte in bianco.
Allison si irrigidisce improvvisamente e Lydia le lancia una strana occhiata.
Che le sarà preso? Poi, chi sono loro?
Preferisco non farmi gli affari degli altri, verrò a scoprirlo a tempo debito.
Infatti, poco dopo, il professore di economia - che a quanto ho capito si fa chiamare Coach - li richiama per aver fatto ritardo.
«McCall! Stilinski! Volete giocarvi anche il primo giorno di scuola?»
«Ci scusi Coach, la mia Jeep si è fermata a metà tragitto. Non aveva intenzione di riprendersi.» puntualizza il giovane.
«Silenzio, Stilinski! Se stai zitto fai più bella figura.»
«Capito, Coach.» risponde.
Mi scappa una risatina, ma mi porto la mano davanti alla bocca per non farmi sentire.
Si siedono ai due posti liberi dietro di me.
Allora, Scott è quel ragazzo.
Non so come rivolgermi a lui. Non è che si può andare da una persona che molto probabilmente non si ricorda di te e dirle: "Ehi, ciao. Ho sognato una voce che mi diceva di venirti a cercare.", o sbaglio?

•••

A fine lezione, Lydia ed Allison mi salutano, dicendo che ci saremmo di sicuro viste più tardi.
Quando quasi tutti se ne sono andati e l'aula è praticamente vuota, mi avvicino a Scott.
«Ciao.» lo saluto, imbarazzata.
«Ciao» ricambia. «Sei nuova?»
«No. Cioè, sì. Sono nuova a scuola ma abitavo già qui. Insomma, intendo dire» sospiro. Sono una frana a presentarmi. «Abitavo qui quando ero piccola. Eravamo amici, non so se ti ricordi di me. Sono Beatris Cos...»
Non faccio in tempo a finire la frase che l'altro ragazzo mi interrompe.
«Beatris Costance Hills.» afferma.
«Già, come fai a saperlo?»
«Andavamo all'asilo insieme. Non ti ricordi? Sono Stiles Stilinski.»
È lui il ragazzino che stava con Scott, quel giorno? Probabile. Ma è molto cambiato da allora. Da piccolo era sgraziato, basso e anche, se devo dire la verità, un po' bruttino.
Adesso non sembra minimamente quello di una volta. Soprattutto notando l'aspetto fisico: è davvero carino, devo ammetterlo.
«Credo di sì. Aspetta un attimo, tu sei il figlio dello Sceriffo Stilinski?»
«In carne ed ossa.» Si appoggia con un braccio sullo sportello di un armadietto, che si chiude di scatto facendogli perdere l'equilibrio.
Va bene, forse è ancora un po' sgraziato.
«Bene, perché se è così sei il mio nuovo vicino di casa.»
Sorrido.
Lui sgrana gli occhi e sorride a sua volta.
Poco lontano da noi passa Allison. Scott, quando la guarda, sembra impaziente di parlarle, quindi si rivolge all'amico: «Stiles, perché non la porti a fare un giro della scuola?» gli suggerisce.
«Agli ordini.»
Mi passa un braccio attorno alle spalle. «Andiamo?» chiede.
Annuisco.
Non sono riuscita a parlare con Scott, ma mi va bene così.

Pubblicazione: [settembre 2015]
Prima revisione: [29 marzo 2016]

Beatris Constance Hills »A Teen Wolf fanfictionWhere stories live. Discover now