Chapter 11

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Io: cosa ?

F: fai la gattamorta con tutti

Io: cosa? Stai scherzando spero

F: assolutamente no, ti ho vista. Ci hai provato con metà componenti della squadra

Io: ma che cazzo stai dicendo? Io stavo solo cercando di fare amicizia. Non è che per caso sei geloso?

F: io? E di cosa??

Io: del fatto che non abbia passato la serata con te

F: non dire stronzate

Io: io penso sia la pura verità invece, perché ti stai comportando così adesso??

F: te l'ho già spiegato il motivo

Io: potrò fare quello che voglio, non sono mica di tua proprietà

F: ehi abbiamo un patto quindi vedi di non fare tanto la troia ed andare a letto con tutti

Io: scusa? Sei un fottuto bastardo tu non ti puoi permettere di dirmi queste cose, vaffanculo stronzo.

Andai in bagno sbattendo la porta, mi chiuso dentro e mi misi a piangere, mi feci una doccia e uscì dal bagno impassibile, come se l'argomento non mi avesse sfiorato minimamente. Mi buttai sul letto e cercai di dormire, fregandomene di lui e dei suoi stupidì discorsi. La sfiga volle che quella sera ci fosse il temporale ed io ne avevo paura. Così mi strinsi al letto, ma le lacrime continuavano a cadermi dal volto, solo due persone mi avevano visto piangere, ero sempre stata una roccia, ma quando c'era il temporale non riuscivo a trattenermi.

F: neanche tu riesci a dormire

Non risposi

F: perché piangi?

Io: non sto piangendo

Si alzò e si avvicinò al mio letto

F: dai fammi spazio

Non mi mossi. Così mi prese di peso e mi spostò un po' più a lato. Poi si mise sotto le coperte e mi avvolse con un abbraccio.

F: sono stato uno stupido, scusami. Non dovevo trattarti così, ero arrabbiato già di mio e poi vederti stare con gli altri e non con me mi ha fatto innervosire ancora di più scusami. Sono impulsivo e a volte dico cose che in realtà non penso. Sono uno stupido scusami

Non riuscivo a parlare, ero preoccupata per i tuoni ed i lampi che erano fuori dalla finestra. Mi strinsi a lui. Almeno così mi sentivo protetta.

F: perché piangi? Me lo vuoi dire? Guarda che posso attendere anche tutta la notte.

Io: il temporale

F: hai paura del temporale??

Annuii

F: è successo qualcosa?

Io: si, quando ero piccola

Mi abbraccio più forte, come a farmi sentire che lui era qui con me.

Io: quando avevo 4 anni ero con mia mamma, mio papà e mio fratello più grande. Aveva 8 anni, lui era il mio fratellone. Eravamo in macchina col temporale, tuonava e la pioggia scendeva fitta. Io piangevo perché avevo paura, Marco mi teneva la mano e mi diceva di stare tranquilla, mamma e papà invece litigavano per non so cosa. La macchina sbandò e finimmo fuori strada, la macchina che era dietro non riuscì a frenare in tempo e ci fini contro. Mio fratello morì sul colpo, noi fummo portati all'ospedale. Quando ricevetti la notizia scoppiai a piangere, non ci potevo credere, ero distrutta. I segni di quella notte sono rimasti impressi nella mia mente. Ogni volta che sento il rumore della pioggia ho paura, ho paura che possa accadere ancora alle persone a cui voglio bene.

F: tranquilla ci sono qui io. Va tutto bene, ora sei al sicuro

Io: sei la terza persona che mi vede piangere

F: vuol dire che sono un privilegiato?

Io: si, davanti agli altri mi faccio vedere una roccia, ma in realtà sono debole, molto debole.

F: pian piano vengono a galla tutte le tue insicurezze, mi fa piacere scoprirti ogni giorno di più, mi piace capire quella che sei realmente. Sei una ragazza dal cuore d'oro anche se molto fragile.

Io: da cosa lo hai capito?

F: dai tuoi occhi, dal tuo sguardo. Cerchi sempre di affrontare le difficoltà con il sorriso sulle labbra, sei tenace e grintosa. Non ti fai mai abbattere anche se arriva un punto in cui noi puoi tenerti tutto dentro, devi liberarti dell'enorme peso e devi trovare la forza di mostrarti agli occhi degli altri per quello che realmente sei.

Io: grazie per starmi vicino

F: grazie perché ti fidi di me

Mi abbraccio più forte, io gli strinsi le mani e ci addormentammo così, l'uno accanto all'altro, protetta da tutto ciò che accadeva fuori, dai miei problemi e dalle mille seghe mentali che mi facevo.
La mattina dopo ci alzammo alle 8.00, eravamo molto stanchi, nessuno dei due aveva dormito molto a causa di ciò che era successo. Avrei recuperato le ore di sonno prima o poi, ma ora dovevo andare al lavoro, sabato ci sarebbe stata un'importantissima sfilata, dove sarebbero stati presenti i più importanti nomi della moda italiana.
Scendemmo a fare colazione, io mi stropicciavo gli occhi, mentre lui sbadigliava.

F(Fedrizzi): chissà cosa hanno fatto i due piccioncini la scorsa notte, quadrate li hanno ancora sonno.

F(Filippo): ti piacerebbe saperlo eh

Io: mi dispiace stroncare i tuoi sogni, ma abbiamo litigato.

F(Fedrizzi): si si, andate a raccontarlo a qualcun altro.

Arrivò il mister a placare le acque, finito di far colazione i ragazzi salirono sul pullman che li avrebbe ricondotti a casa.

F: ci sarai mercoledì a Trento?

Io: cercherò di esserci, prometto

F: grazie, ti farò avere il pass

Io: così mi sento speciale

Lo salutai con un abbraccio e presi il treno che mi avrebbe portato a casa. Durante il viaggio mi addormentai, ero stanchissima e il pomeriggio avrei dovuto anche lavorare.
La mia vita era un vero casino. Arrivata a lavoro subii il solito interrogatorio di Fabrizio ma non avevo voglia di parlare, lo zittì e andai al mio solito posto a disegnare o almeno a cercare di disegnare delle bozze per i vestiti. Dovevo creare il punto forte della mia collezione, dovevo trovare qualcosa che avrebbe stupito il pubblico, qualcosa di spettacolare. Le idee però non accennavano ad uscire, rimasi bloccata sul blocco da disegno per un tempo indefinito. Verso le 8 tornai a casa stanca e assonnata, avevo bisogno di dormire e di schiarirmi le idee.
Tutto ciò di cui avevo bisogno era di una buona tazza di tè è una bella dormita.

Amore eternitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora