capitolo 15

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In un mese cambiano tante cose, avevo finalmente un lavoro e due nuove amiche.

Nonostante questo, lui continuava a mancarmi ogni giorno di più, sentivo la sua mancanza fin dentro le ossa.

Ci sono persone che si drogano sapendo che facendolo rischiano di stare male, lo stesso vale per me, ho bisogno di lui sapendo benissimo che standoci insieme soffrirei, ma non facendolo starei ancora peggio.

Sono sicura che se ora lui mi chiedesse di tornare da lui, io accetterei, ad occhi chiusi.

Ma lui non me l'ha chiesto.

Non mi aveva neanche mai cercata ero solo una delle tante schiavette che aveva.

Una delle tante.

Però non riuscivo a non pensare alle parole che mi aveva detto: "tu non sei semplice schiava."

Quelle parole erano impresse nella mia mente e non se ne volevano andare.

Forse ero un'illusa.

Non avevo voglia di credere al fatto che se una persona non ti cerca e perché non vuole farlo.

Volevo continuare a credere che mi avesse cercato.

Era una bugia enorme, lo sapevo, ma preferivo credere in una bugia, che alla triste verità: non gli importava niente di me.

Tante volte mi chiedo se davvero esiste un Dio lassù.

Quando ero piccola e i miei genitori litigavono, la prima cosa che facevo ero mettermi a pregare.

Volevo che facessero la pace.

Mi hanno sempre detto che se fossi stata buona e avrei pregato: avrei ottenuto tutto.

Grandissima cazzata.

La mia vita, da li a poco, è precipitata in un burrone.

In un grandissimo burrone oserei dire.

"Angels sono le 14:00 puoi andare a mangiare, ci siamo noi qui."

Mi girai verso Caroline per vedere se anche per lei andasse bene, appena mi girai mi sorrise e mi disse di correre a mangiare qualcosa con più di 800 kcal perché ero troppo magra, per i suoi gusti.

Andai al mio solito ristorante quello vicino al mio amatissimo parco, e ordinai la mia solita pizza margherita.

Jack,il cameriere, era abituato a vedermi a pranzo.

Ero una cliente fissa.

E per una come me che nella vita non aveva mai avuto niente di fisso era un gran traguardo.

Finito di mangiare, mi alzai e sbadata come sono, andai addosso ad una ragazza, appena la guardai in faccia per chiederle scusa, mi resi conto di conoscerla.

Clara una delle schiave del padre di Harry si trovava qui, di fronte a me.

"Angels.."

" Clara, cosa ci fai qui?"

Lei mi guardò ad occhi spalancati, tanto è che mi fece quasi paura, poi parlò " non lo sai?"

"Cosa non lo so?"

Iniziai a pensare al peggio. Se fosse successo qualcosa ad Harry, come avrei potuto vivere?

Ero nervosa e non riuscivo a stare ferma con le gambe.

"Harry ha mandato via tutte le schiave.."

Non la feci neanche finire di parlare.

"Co-cosa?"

"Ha trovato una lettera di sua madre, io ora non so cosa c'era scritto, ma una cosa la so, qualunque cosa ci fosse scritta, ha avuto il potere di far litigare lui con il padre"

Cosa ci poteva essere scritto in quella lettera di così grave?

Harry aveva dovuto sopportare tutto questo da solo, e io non c'ero.

L'unica cosa che riuscivo a pensare era a quanto avesse sofferto per quella lettera.

Vedendomi che non riuscivo a dire niente, Clare continuò a parlare, probabilmente aveva intuito, che non sapevo cosa dire.

"Quando tu te ne sei andata, per una settimana ci è stato il delirio, lui ci trattava malissimo, urlava il tuo nome, si ubriacava, insomma stava male. Harry non è il tipo da star male per nessuno, ma per te, lo è stato. "

Avevo capito cosa voleva dire perché lo stesso valeva per me.

In quel momento mi resi conto di sapere cosa fare.

Saluti frettolosamente Clare, e presi un taxi.

Dissi la strada al conducente perché la via non la sapevo, ma la strada per fortuna, me la ricordavo.

Mandai un messaggio a Elena dicendo di star male e che sarei tornata a lavoro domani mattina.

Mi rispose subito dicendo di riposare e riprendermi perché la prossima settimana sarebbe stata tosta.

Quando l'autista mi disse che eravamo arrivati, realizzai che lo avrei visto, dopo un mese finalmente, lo avrei visto.

Suonai al campanello. Pronta per rivedere la causa delle mie sofferenze, ma anche la causa del mio sorriso che mi ritrovavo sulle labbra.

Era questa la fregatura con lui, perché quando mi fa bene, me ne fa più di chiunque altro. Quando mi fa male, pure.

È le farfalle e l'acidità nello stomaco allo stesso momento.

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