Capitolo 76: Patente?

33 4 63
                                    


Appollaiato sulla copertura, Gregory Reed tentò di scorgere una piccola apertura per avere senza riscontro una visuale dell'esterno. Mettendo da parte le folate di vento e detriti che si stavano spargendo nell'aria, accarezzandogli le narici con un aroma simil bruciato, con fragranze di polvere da sparo e zolfo, intuitivamente poteva solo approssimare che almeno una decina di uomini stava sparando verso la loro direzione.

Fantastico. Aveva lasciato Claire con la consapevolezza di stare andando in territorio americano, quindi lontano da possibili attentati che avrebbero messo duramente a repentaglio la sua vita, assicurandole che non sarebbe stato pericoloso tanto quanto una spedizione lunga mesi e mesi, o addirittura anni, quando era ancora un soldato del Team Alpha e quindi mandato in servizio per operazioni di supporto al Team Bravo attivo in quegli anni in un Medio Oriente contro lo Stato Islamico; al contrario era lì, a ripararsi da una pioggia di pallottole. 

La donna non avrebbe lavorato alla clinica con la serenità di aver potuto rivedere la sua faccia entro la fine della giornata; già con il messaggio di quella notte, non era stata in grado di prendere sonno perché a conoscenza di quella missione, dell'Operazione Y e dei due russi di cui lui le aveva parlato una volta, senza rientrare nei dettagli, quando si stavano frequentando. A distanza di tutti questi anni, aveva voluto una volta per tutte una spiegazione da parte sua e Gregory non poté non concedergliela, facendosi coraggio. Claire era rimasta di sasso; aveva nascosto con tutta sé stessa, mettendo in atto la positività e l'intera comprensione di questo mondo, la paura che aveva annichilito il suo cuore, ma lui non aveva voluto lasciarla in balia di un malessere tale da non digli la verità. Se lei non era d'accordo, se lei era terrorizzata dall'idea che quella missione sarebbe stata pericolosa, doveva dirlo, doveva esternarlo. L'aveva abbracciata e le aveva assicurato che sarebbe andato tutto bene, che non avrebbe rischiato alla stessa maniera di Appleton. L'aveva vista, l'espressione da lei assunta quando lo aveva beccato spalmarsi quella pomata sull'ematoma al petto.

Sperò di non rivederla mai più.

Non poteva concedere al nemico l'onore di colpirlo; aveva promesso a sua moglie che sarebbe stato attento ad ogni missione, che avrebbe imbracciato un'arma con l'obiettivo di tornare tutto intero a casa. L'ultima cosa che Gregory avrebbe voluto vedere era il viso di Claire, solare e attivo, travolto dal dolore e dall'ansia di una moglie in attesa costante e disperata del marito; la sua fiamma, rispecchiata dalla chioma rossa, non doveva spegnersi, né ora né mai. Avrebbe smosso mare e monti pur di vedere le sue labbra, sottili e delicate, incurvarsi in un sorriso, in quel vivace sorriso che illuminava le sue giornate. 

Le aveva promesso che quel fine settimana sarebbero andati a cena fuori in quel locale dove lui le aveva fatto la proposta di matrimonio; le aveva chiesto se avesse potuto indossare quell'abito rosso per cui lui andava pazzo, quel tubino che rendeva le sue curve perfette, quei fianchi lievemente larghi uno spettacolo per i suoi occhi verdi. Lei era saltata di gioia, una ragazzina che di trenta aveva solo il numero degli anni, ma mentalmente e fisicamente era un coniglietto colmo di sorprese e positività. Se non ci fosse stata lei al suo fianco, non sapeva che fine avrebbe fatto; il modo con la quale riuscisse a trovare una soluzione a tutto, come lo rassicurasse con il solo sguardo, facendolo sentire al sicuro, era ciò che aveva fatto battere il suo cuore solo per lei. Non avrebbe rovinato la vita che avevano costruito insieme; nonostante il distintivo e il peso che gravava sulle sue spalle, avrebbe reso il loro rapporto come quello di una ordinaria coppia.

Avrebbe eliminato la tensione che l'esercito infondeva nei cuori dei civili in attesa dei propri cari e non avrebbe concesso a Claire di essere tormentata dalla sua mancanza.

Tornò in copertura e si scambiò un'occhiata celere con Liam.
Era tempo di mettersi al lavoro.
Il medico ricambiò la sua determinazione e si sporse per fornirgli copertura con un minimo di fuoco di soppressione. Da quella distanza era pressoché impossibile centrare il bersaglio, soprattutto se l'unica parte da dover centrare fosse la testa, le braccia e le gambe, dotati di placche pettorali come loro. E con dei fucili d'assalto con una volata che faceva disperdere il proiettile dopo dieci metri, era difficile, a meno che non avessi un Sully o un Dave in squadra. Nemmeno con la modalità a colpo singolo potevi controllare il rinculo più instabile di un'arma d'assalto, a differenza di un fucile di precisione, nato proprio per resistere alla destabilizzazione una volta fatto fuoco. Essendo i civili e i poliziotti a bordo sprovvisti di protezioni agli stessi livelli di loro e del nemico, qualunque pallottola vagante avrebbe fatto il suo lavoro senza fallire. E i due soldati non potevano permettersi questo; l'unico che stava ricambiando, infatti, era solo Bravo Sette. I poliziotti possedevano una misera e mera pistola, impreparati ad un'improvvisata impervia come quella. 

OPERAZIONE YWhere stories live. Discover now