«Fai sesso da neanche un mese e parli come una sessuologa esperta del Kamasutra. A proposito, novità?».

«Su quale fronte?». Le chiesi fermandomi a pochi passi dalla porta di entrata dello studio.

«Fronte "esternazioni sentimenti"».

«Ah... No».

«Quindi, state insieme o no?».

Scrollai le spalle con lo sguardo fisso sul pick up di Ollie parcheggiato a pochi passi da me. «Penso di sì».

«Arrivata a questo punto, dovresti esserne sicura».

«Perché dobbiamo sempre etichettare tutto? Le etichette stanno bene solo sulle conserve del sugo di nonna».

«Lo dici per convincere te stessa che sia veramente così?».

«Sì». Confessai.

«Okay, bene. Allora, così sia! Etichettiamo solo i barattoli di vetro e non le relazioni tra esseri umani».

Chiusi gli occhi inspirando e li riaprii espirando. Non avevo intenzione di continuare con quell'argomento. «Sono arrivata. Questa sera, c'è la serata karaoke al Boulevard, vieni?».

«Devo studiare. Ci vediamo domani?».

«Sì, certo». Salutai Shinhai e attaccai.

Cercai di non badare troppo alle conseguenze che le pressioni di Shinhai stavano avendo su di me ed entrai nello studio, dove trovai Nate dietro il bancone, intento a trafficare con il telefono.

«Ciao, Nate». Lo salutai sorridente riuscendo a fargli alzare gli occhi dallo schermo.

«Emma».

«Che si dice? Come è andata la tua giornata?».

«Devo andare a prendere mio figlio in centrale perché ha fatto scoppiare una rissa al centro commerciale, e quella stronza della mia ex moglie dà la colpa a me e alla mancanza di una figura genitoriale paterna nella sua vita. Mia figlia vuole andare al concerto di Tom qualcosa Dell e tocca a me accompagnarla. Per fortuna, mancano ancora parecchi mesi. La mia giornata non potrebbe andare peggio di così».

Piegai la bocca in una smorfia dispiaciuta. «Oh... mi dispiace».

«Ollie è di là. Puoi entrare». Mi avvisò dopo aver alzato le spalle.

Gli sorrisi un'altra volta prima di entrare nella stanza di Ollie, che trovai seduto di spalle su quel famoso sgabello che mi aveva regalato il mio primo orgasmo.

«Ciao». Lo salutai senza neanche dargli modo di contraccambiare perché le mie braccia si chiusero attorno al suo collo.

Lo abbracciai da dietro scoccandogli un bacio sulla guancia proprio nel punto esatto in cui era comparsa quell'adorabile fossetta che non sempre era disposto a condividere con gli altri.

Ollie girò di poco la testa per cercare le mie labbra e io, spinta da quello spirito di iniziativa che ormai ero sicura non mi avrebbe abbandonato mai più, mi misi a sedere a cavalcioni su di lui, costringendolo a smettere di fare quello che stava facendo.

«Sei diventata davvero intraprendente». Mi fece notare tra un bacio e l'altro.

Mi strinsi nelle spalle. «Succede quando mi sveglio con la tua testa tra le mie gambe. Più o meno ogni giorno».

Sentii che si irrigidì sotto di me e, solo dopo che Nate ripetè la domanda che ci già aveva rivolto, mi accorsi della sua presenza.

«Avete capito?».

Entrambi ci voltammo verso la porta dove Nate ci stava fissando a braccia incrociate.

«Io sto andando via. Se fate sesso sulla poltrona, ripulite». Si raccomandò per poi uscire.

Come le ali di una farfallaWhere stories live. Discover now