«Vero. Ma non sapevo che bevessi durante la notte». Lo incalzai con lo sguardo affinché anche lui mi facesse una domanda.

Ollie si lasciò andare a un sospiro appena percettibile. «Tu bevi?».

Scossi la testa con fermezza. «No, non potrei. Passerei tutta la notte al bagno. Già faccio pipì tre volte prima di andare a letto. Quindi, ti alzi spesso durante la notte?».

«No».

«Hai mai avuto episodi di sonnambulismo?».

«No, tu?».

«Sì, una sola volta. Avevo circa dodici anni e avevo pregato mio padre per settimane di portarmi in campeggio. Mia madre non voleva, ovviamente, ma lui mi ci portò lo stesso. Desideravo tantissimo dormire in una tenda e papà mi accontentò. Era notte fonda quando un rumore lo svegliò. E indovina chi era? Io che cercavo di tirare su la zip della tenda che, per fortuna, era bloccata. Lui mi chiese cosa stessi facendo ma poi si accorse che stavo dormendo. Chissà dove sarei arrivata, se la zip non fosse stata bloccata».

«Inquietante». Commentò Ollie.

«Già, non dirlo a mio padre. Comunque, poi, non ne ho più avuti. Abbiamo chiuso la porta a chiave, vero?». Ollie fece sì con la testa e io mi rilassai. «Altra domanda: in che decade del secolo scorso vorresti vivere?».

Ollie si portò un braccio dietro la testa, l'orlo maglietta salì di poco e a me venne voglia di buttarmi sopra di lui.

«Penso anni novanta».

«Perché?».

«Gun's, Nirvana, AC/DC...».

«Avresti voluto andare ai loro concerti?».

«Sì».

«Pensa che anche io avrei risposto così: anni novanta o primissimi anni duemila. Adoro i film d'amore e le serie adolescenziali di quegli anni».

«Perché?».

«Perché non succede tutto velocemente come in quelle di adesso. Prendi i protagonisti di qualsiasi serie tv dell'epoca: si conoscono e si innamorano lentamente. Prima che accada qualcosa, devi aspettare interi episodi se non stagioni. Un vero slow burn che ti logora dentro anche più dell'attesa. E poi... Leonardo di Caprio di quegli anni che manzo era?»

«Giusto, la tua seconda cotta dopo Goku».

Rimasi colpita dal fatto che se lo ricordasse.

«Avrei fatto sicuramente il provino per essere la sua Giulietta. Magari non sarei nata con l'ep... Ora tocca a te: fammi un'altra domanda».

Ollie liberò il suo braccio da sotto la testa e si tirò su con la schiena, finendo seduto di fronte a me.

«Ti vergogni ancora di queste?». Mi chiese sfiorandomi con le dita la pelle della coscia e facendomi ricoprire di brividi.

Scrollai le spalle. «Per molto tempo, l'ho fatto quasi ogni giorno. Ora molto di meno».

«Tutti abbiamo delle cicatrici. Solo che le tue sono visibili».

Quella piccola ma estremamente significativa considerazione ridusse in brandelli anche l'ultimo straccio di autocontrollo mi fosse rimasto.

Non più padrona delle mie azioni, finii seduta cavalcioni su di lui.

Le mie braccia si chiusero attorno al suo collo e la mia bocca non tardò a finire sopra la sua.

Senza concedere nessuna pausa alle nostre lingue, Ollie di sdraiò nuovamente trascinando anche a me.

Come le ali di una farfallaWhere stories live. Discover now