Mi voltai verso di lei e i nostri sguardi finirono per intralciarsi a vicenda.

«Come si intitola?».

«Le mille e una storia di Emma, la principessa dalle lenzuola di seta». Sorrise mentre pronunciò quelle parole.

«Non eri una guerriera?».

«Sì, ma alla fine di ogni storia Emma scopre di essere una principessa o ci diventa perché salva il principe. Avevo otto anni e tutto il diritto di essere una principessa».

«Hai il diritto di essere tutto quello che vuoi, Emma».

«E tu chi vorresti essere?».

«Un bambino». Risposi senza pensarci troppo.

«Un bambino?».

Distolsi lo sguardo. «Un bambino che gioca tranquillo con i lego senza che nessuno lo disturbi finché è pronta la cena». Risposi fissando lo schermo della tv dentro cui Leonardo di Caprio stava cercando di farsi Giulietta in piscina.

«Le mille e una storia di Ollie, il principe nella fortezza lego. Chissà, magari troviamo anche un sonetto adatto».

«Ne hai uno che ti piace particolarmente?».

«Sì».

«Quale?».

Non appena cominciò a recitare quelle parole che in altre occasioni mi sarebbero sembrate spropositatamente ridicole, il mio sguardò tornò inevitabilmente su di lei.

Stava diventando uno di quegli spettacoli per cui vale la pena fare la fila per aggiudicarsi la poltronissima, e io mi stavo pentendo di sentirmi lo spettatore fortunato di esserci riuscito.

«Amore non è amore, se muta quando scopre un mutamento. O tende a svanire quando l'altro a allontana. Amore è un faro sempre fisso che sovrastata la tempesta e non vacilla mai. È la stella guida di ogni sperduta barca, il cui valore è sconosciuto benché nota è la distanza. Amore non è soggetto al tempo, pur se rosee labbra e gote dovranno cadere sotto la sua curva lama. Amore non muta in poche ore o settimane ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio. Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto e nessuno avrà mai amato».

Seguì una pausa riempita sola dal grigio dei suoi occhi e dal rumore dei miei respiri.

«Sonetto 116. Ti piace?».

Mi limitai ad annuire perché non sarei riuscito a fare altro.

«La storia raccontava di Emma - una strafica di altri tempi, ovviamente - che aveva il potere di trasformarsi in farfalla. Un giorno, volando tra i giardini reali scopre che il re cattivo vuole fregare suo figlio, il principe. Anche lui uno strafico da paura. Lei alla fine lo salva e si innamorano. Ma i due non riescono a stare insieme perché lei rimane una farfalla e lui un principe».

«Non dovrebbe esserci sempre il lieto fine?»

«È quello che ho detto a mio padre ma lui mi ha spiegato che il lieto fine non è solo "e vissero per sempre felice e contenti", che ci può essere anche se il finale fa piangere. Perché se è in grado di far versare lacrime per qualcosa che neanche è mai accaduto, allora la storia funziona. E in quella storia Emma finisce per trasformarsi in farfalla per sempre. È una storia avvincente, comunque. La mia preferita, sicuramente».

Emma si sistemò sul divano, rannicchiandosi ancora di più nella seduta. A separarci, solo uno dei tanti cuscini che erano sbucati fuori da quando il perverso narratore della sua vita aveva deciso di trasformare i giardini reali in cui Emma, la principessa guerriera che dormiva in lenzuola di seta, era solita svolazzare nella sua storia nelle strade malfamate delle Palafitte.

Come le ali di una farfallaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon