30. La proposta

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Poi, il mio sguardo si posò sulla strana ragazza dai capelli lunghi accanto a lui.

Forse, non fui così bravo a trattenere lo sgomento di vederla là, visto che lei sembrò a disagio di fronte ai miei occhi blu.

Ma suo nome gridato a gran voce da Beatrice che corse ad abbracciarla ci tolse da quella situazione imbarazzante. «Emma, che bello vederti qua! Non sapevo saresti venuta».

Ed ecco come Beatrice confessò a tutti che sapevamo della sorpresa.

Emma sembrò spazzare via ogni traccia di disagio per lasciare spazio a un sorriso di proporzioni epiche.

«Bentornati a casa!». Ci disse sorridente prima di porgermi la mano.

Gliela strinsi facendo un rapido calcolo mentale. Erano due anni che non la vedevo.

«Ci siamo già conosciuti». Le feci notare.

Emma sembrò sorpresa della mia osservazione. «Sì, ma non pensavo ti ricordassi di me, anche perché quella sera fu davvero strana. Tra la lettura imbarazzate del libro pubblicato da Phil Armstrong, Davis che rischiò di strozzarsi con il nigiri e subito dopo di morire di paura per la tua minaccia, e Beatrice che disse a Juls Armstrong di preferire essere lapidata con i sampietrini invece di stare con lei e Alice... Scusa, parlo sempre troppo». Ridacchiò imbarazzata.

Emma, l'amica del mio fratellastro, era riuscita a convogliare in un unico periodo i nomi di tutte le persone presenti nell'unico ramo del mio albero genealogico che era stato reciso senza pietà dal fidato giardiniere della Vita.

Sebbene non sapessi cosa dire, non ebbi modo di rispondere perché Ben mi cinse le spalle strattonandomi poco delicatamente.

«È a posto la ragazza farfalla. È una di noi!». Mi spiegò soddisfatto.

«Beh, allora? Iniziamo?». La voce di Ludovica spostò l'attenzione da noi al buffet, sicuramente preparato da Silvia.

Mentre tutti si avviarono famelici verso la fonte di erogazione del cibo, io non feci un solo passo in avanti e bloccai Ben per l'assurda camicia che aveva deciso di indossare quella sera, una con i fuochi d'artificio disegnati sopra.

«Mi sono perso qualcosa?».

Ben sollevò le sopracciglia allargando di poco le braccia. «Più o meno, due anni di casini».

La mia domanda fece fermare anche Noah che si avvicinò a me e Ben.

«Mi sono perso qualcosa?». Ripetei la domanda anche a Noah indicando con un cenno del viso Ollie che, invece, stava continuando a camminare a fianco di Emma.

«Lei si è beccata un pugno al posto suo e ora vive da lui perché è scappata di casa».

«Questo lo sapevo».

Noah continuò a parlare. «Lei sorride sempre, straparla e gli sta ristrutturando casa, che ora è il regno della pulizia e dell'ordine. Lui le ha comprato due pesci che lei ha chiamato Romeo e Giulietta e tra due giorni andranno al concerto del Coldplay perché lui la sta aiutando a realizzare dei desideri scritti su una lista affinché lei non lasci l'università. Ah, lei è malata e lui anche probabilmente».

«Io, invece, sto cercando di uscire con una scrittrice». Aggiunse Ben gongolante.

Mi venne difficile articolare una risposta. Infatti, non lo feci e rimasi in silenzio.

«Tranquillo». Noah mi diede un'altra pacca sulla spalla. «Prenditi del tempo per elaborare la cosa. Siamo solo all'inizio».

«C'è dell'altro?». Chiesi scandalizzato a voce troppo alta.

Come le ali di una farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora