Blackout

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Ho sentito il tuo nome.

Avevo sentito il tuo nome uscire dalla bocca di chi poco prima aveva negato di conoscerti.

Mi veniva di ridere. Non riuscivo più a capire nulla. Doveva essere quella la sensazione che si prova a impazzire. Non comprendere perché chi ti circonda non fa altro che confonderti. Arrivai al punto di chiedermi se mi fossi incantato durante la seduta di Rèmi perdendo qualche pezzo. Arrivai anche al punto di dubitare della mia stessa testa, che si era limitata a incasinare la mia percezione visiva e a lasciarmi appuntiti mal di testa. Ebbi paura di ciò che mi stava capitando. Ebbi paura di dover essere in quell'ospedale non solo per sbarazzarmi del mio paese delle maraviglie, ma di risolvere anche l'inizio di una schizofrenia.

Fortunatamente stavo correndo troppo con i pensieri.

< Impressionante! > esclamò Christian, affianco a me. Mi sorprese il suo intervento. Evidentemente le sedute lo colpivano molto più di me. Mi voltai verso di lui chiedendogli cosa ritenesse così impressionante.

< È riuscita ad eccellere in così breve tempo! > era ancora più entusiasmato di prima.

< In cosa, scusa? > lo vidi sorridere a trentadue denti. < All'ipnosi. Dove sei stato fino ad ora giovane? > era Tudor a parlare. Fui ancora più confuso di prima. < Ipnosi? > dissi scettico. < Sarà mica che ha colpito anche lui? > Christian si girò verso Cassandra, l'ultima ad aver parlato dopo Tudor.

< Intendi che anche lui sia stato influenzato dall'ipnosi ? > Cassandra alzò le spalle in segno di inconsapevolezza.

< Può darsi. No? >

< Difficile. > le rispose Christian.

< Scusate, fate capire anche me o... > non sapevo più cosa pensare ormai.

< Non ti ricordi tutta la premessa fatta dalla dottoressa all'inizio? > gli occhi di Christian si interessarono alla mia confusione. Mimai con la testa un "no". Non avevo idea a cosa si stesse riferendo.

< Avanti Willy, > Tudor si era abituato a chiamarmi così. < Tutte quelle pippe sul fatto che l'ipnoterapia non è una cura miracolosa, che ci si deve rilassare, poi bisogna focalizzarsi, poi ci sono le metafore e via così. > lo guardai come un pesce fuor d'acqua. Io e Tudor ci fissammo negli occhi fino a quando non diventò una gara a chi li stringeva di più per trovare l'illuminazione che rendesse tutto più chiaro.

Tudor si rivolse agli altri. < Niente, è stato ipnotizzato pure lui. Non c'è più nulla da fare ormai... lo abbiamo perso. >

Christian rise a quella battuta sotto i denti come fece Cassandra. < Su, avanti... non dobbiamo perdere le speranze. > disse lei.

< Ah-ah, molto divertenti. Però devo dire che non me lo ricordo affatto. > esordì io.

< È quello che ti stiamo dicendo, Willy. Sei stato fregato dall'ipnosi. >

< Ma non è vero, dai. Figuriamoci. Avrò avuto uno dei soliti blackout dei miei. > non ci credevo davvero. Non ne ero sicuro, ma ero spaventato all'idea che le parole di Tudor fossero vere.

Mi chiesi se la Faure mi avesse ipnotizzato e non ne avessi memoria. Mi sentivo come se fossi diventato io il burattino. Faceva parte dell'esperimento? Se era così non ne avevo idea. Non avevo idea di come trattassero la terapia. Non avevo idea delle garanzie che mi avrebbe dato quell'esperimento. Certo, in quegli ultimi giorni avevo avuto degli attacchi, ma indubbiamente si erano rivelati incostanti e soprattutto la loro durata era diminuita drasticamente.

ESPERIMENTO MORTALEМесто, где живут истории. Откройте их для себя