Le fiamme

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Quei ricordi mi mangiavano l'anima.

Catatonico rimasi lì, tra verde e rosso. Sentii un rintocco sulle ossa. Qualcuno mi stava toccando la spalla. Mi volevano svegliare, riportare alla realtà. Mi voltai.

< Sta bene signore? > era l'uomo in tuta che avevo visto poco prima scomparire in mezzo alla foresta di foglie. Il suo sacco di terra era sparito. Trasalii e mi ripresi. Il mio tono fu cangiante quando gli dissi di sì. Alzò le vecchie sopracciglia lunghe e sbiancate, poi alzò le spalle e fece per andarsene.

<Aspetti!> la mia voce sembrò un tuono che irrompeva in quel verde silenzioso. Il vecchio si girò verso di me.

< Mh...?>

<Sa per caso a chi mi devo rivolgere?> aprì bocca senza pensare che quella frase era solo un ancoraggio al terreno, infondo non volevo restare lì, davanti a quei papaveri rossi. L'espressione inquieta che gli crucciava il volto anticipò la sua risposta. <Ma io cosa ne so? Sono solo il giardiniere. Provi dentro.> si voltò nuovamente e tornò sui propri passi. Così mi diressi verso l'uscita. Andai incontro a quel bianco accecante. Iniziai a trotterellare a ritroso lungo il viale che avevo percorso per andare verso la serra. Il freddo iniziava a insidiarsi nelle mie ossa. Mi affrettai e tra i brividi lungo i fianchi iniziai a salire quella decina di scale che mi separavano dalla porta principale. Arrivato sulla soglia mi strofinai le mani e le scaldai con il mio fiato. Quanto pungeva quel fottuto freddo. Rivolsi lo sguardo dietro di me, quella neve nera circondava solo una parte dell'edificio. Che bizzarria. Dove poco prima c'era il mio caro Fred in macchina la neve era sporca, si definivano bene le tracce delle gomme lasciate dalla sua BMV, ma quello era solo sporco. Quella che vedevo era semplice neve nera. Che bizzarria, pensai.

Rivolsi lo sguardo nuovamente davanti ai miei piedi. Cercai un campanello. Ma non c'era nulla, se non una immensa porta a doppia anta verde smeraldo.

Proviamo a spingere, pensai. Ma nulla. <Si fanno proprio desiderare eh...> così provai a bussare, e qualche secondo dopo una delle due ante si aprì verso l'interno. Entrai. La porta sembrava essersi aperta da sola ma non appena la superai vidi che c'era un'esile corpicino alle mie spalle che la richiuse. Era vestita di verde, ma non il verde torbido delle porte e delle inferiate della magione. Era tenue, un pastello salvia. Era una divisa, o così sembrava per lo meno. Mi guardai attorno allontanando lo sguardo da quella piccola creatura ben curata che mi stava ignorando. E mi accorsi che c'erano diverse figure vestite come lei che gironzolavano in quell'immensa sala dove mi trovavo. Alcuni in coppie che parlavano tra di loro. Altri tenevano in mano cartelle cliniche. Altri ancora rimanevano fermi, impalati come statue, proprio come il piccolo essere dietro di me. Quasi come se facessero da guardia alla regina d'Inghilterra. 'C'è vita qui dentro.' Eppure nessuno mi degnava di uno sguardo. Ero diventato l'uomo invisibile così, da un momento all'altro? Mi avvicinai ad una coppia di api operaie che stavano per passarmi davanti. <Salve.> non mi filarono. Continuarono a camminare bombando chissà cosa tra di loro.

<Signor Miller! Ben arrivato!>

Una voce chiamava il mio nome dall'altra parte della sala. Proveniva da un pianerottolo posto alla fine di una rampa di scale bianche di cui non mi ero accorto prima. La voce prese forma e scese le scale che ci separavano. La sua pelle era calda, e richiamava lo stesso colore del caramello. I capelli erano una grande massa scura avvolta in una foulard variopinto. Il camice che indossava le ricadeva lungo le ginocchia. Era bianco, come il pavimento sotto i miei piedi, come tutti gli altri camici.

<Salve! Sono la dottoressa Lia Faure, la seguirò durante il suo percorso di recupero qui al Venenata Mens.> neanche me ne resi conto che aveva già attraversato l'atrio e febbricitante mi stritolava la mano. Mi aveva accolto con un magnifico sorriso che non potei fare a meno di ricambiare. <Salve!> le api operaie ci giravano attorno come fossimo solo fili d'erba. <Vedo che c'è della bella movida qui.> terminai la frase con una lieve allegria.

ESPERIMENTO MORTALEWhere stories live. Discover now