Quella povera bambina

1 0 0
                                    


La penna sul taccuino della Faure continuava a vibrare e sputare inchiostro trascinandolo su una delle pagine bianche.

<Dimmi di più.>

Rèmi si guardava intorno a sé. <Tutti noi, siamo bloccati in un gioco che non finisce mai.> Lo aveva detto ridacchiando tra se e se. <Quale gioco?> Lo interruppe la Faure. Rèmi rimase bloccato per pochi secondi. Sembrò no averla sentita. <Siamo in tanti. Così tanti che non ricordo il nome di molti. Mi dispiace che alcuni non abbiano mai avuto la possibilità di godersi questa bella aria fresca.> gli occhi di Rèmi cominciarono a bagnarsi. Si prese un momento prima di continuare, mentre li occhi piccoli e scuri della Faure continuavano a scrutare ogni piccolo movimento del suo volto. Rèmi sospirò e continuò. <Ma non possiamo lascarli vagare , non tutti.> Si schiarì la voce. <Siamo in pochi, in realtà. quelli che prendono il sopravvento per respirare, intendo, e ogni volta che il nostro "turno" finisce dobbiamo sbrigarci a trovare qualcuno del nostro gruppo ristretto prima che qualcun altro si svegli e prenda il sopravvento. Gli altri non sanno di questo posto, ne della nostra decisione, ne sono consapevoli di chi sono in realtà. Buffo parlare di realtà... comunque, ogni tanto capita che non troviamo uno di noi in tempo. Intendo uno di quelli che sa. Così qualcuno si fa avanti prendendo il suo posto e crea qualche casino non sapendo dove si trova. Di solito è Madre a prendere il sopravvento in queste situazioni, sa, lei è... molto caparbia e... responsabile, direi. È una brava persona, anche se i suoi modi possono sembrare bruschi a volte. Poi c'è Mina, lei non concorda sul mio modo di fare, dice che dovremmo vivere al meglio i pochi attimi di aria fresca che abbiamo a disposizione prima di essere cancellati. Lei è... è una brava pittrice. Ma nonostante quello che dice non la vedo mai spingere troppo per essere trovata dagli altri quando potrebbe essere il suo turno. Tania invece... lei si che spinge, potrebbe tirare calci e pugni pur di aver il suo attimo di libertà. Non mi piace lei, è aggressiva e ha un terribile gusto in qualsiasi cosa, dagli arredi al suo vestiario. Tutto il contrario di Sonia, lei è adorabile, e anche molto forte, però ha qualche problema di insicurezze non so se comprende. Non riesce a parlare di nulla soprattutto quando si tratta di avere a che fare con qualcuno dell'altro sesso. Ma sto cercando di aiutarla, con me riesce ad aprirsi un pò. Infine c'è Hugo, lui è una causa persa, a lui non importa di che sesso tu sia o cosa succede ad Hanna, ne a noi altri. È un lupo solitario, come mi piace definirlo. Sinceramente non so neanche perché abbia accettato di fare parte del nostro piccolo gruppetto.> Rèmi continuò a vomitare nomi su nomi seguiti da una breve descrizione di ogni personalità che occupava il corpo di Hanna. <Lui è l'unico a non nascondersi.>

<Nascondersi da cosa?> gli chiese la Faure.

<Sa, noi... sì, ecco, siamo costretti in questo gioco assurdo. Io, in realtà, non soda cosa ci nascondiamo, so solo che siamo bloccati in questa specie di nascondino, sa? È come nascondino in effetti, ma invece di acchiappare qualcuno ci diamo il turno non appena scoviamo il nascondiglio di uno di noi. Però noi dobbiamo nasconderci, sa... quando rientriamo qui dentro - disse indicando si la fronte - siamo tutti colpiti da una forte paura. Non so di cosa. Il... il sentimento che ci pervade, o almeno che pervade me, è la paura. L'unico istinto che ho è quello di trovarmi un nascondiglio in mezzo all'oscurità.>

<Perché proprio nascondino, Rèmi? Perché avete scelto proprio questo gioco?>

Rèmi rimase sorpreso, tra le mille sfumature che aveva preso la sua faccia durante il suo discorso non era ancora spuntata fuori quella della sorpresa. Guardò la Faure come se la domanda che gli aveva appena posto fosse assurda.

<Mi pare ovvio, dottoressa.> continuò a fissarla sgranando gli occhi sempre di più. <Per quello che è successo alla piccola Hanna. Quella povera, povera bambina...>

La Faure si tirò indietro sulla sua sedia. Sfogliò qualche pagina del suo taccuino soffermandosi a qualche pagina precedente, poi chiuse il taccuino e i suoi occhi tornarono sulla figura seduta davanti a lei.

<E cosa è successo alla piccola Hanna?> lo disse senza espressione avanzando il busto verso Rèmi, che la guardava incredulo.

<È successa la tragedia.>

<E quando è successa la tragedia?> insistette la Faure.

<Una ventina di anni fa. Stava solo giocando a nascondino... quella povera bambina.>

<Ora Rèmi, ti farò una domanda e vorrei che rispondessi sinceramente.>

<Sì, risponderò sinceramente.> la voce di Rèmi era cambiata, più calma, inespressiva come la faccia della Faure. Fu in quel momento che da dietro il vetro, mentre osservavo la scena, notai un dettaglio che non avevo carpito prima. Rèmi aveva un paio di ventose attaccate alla base del collo. Quando glieli aveva messi? Mi chiesi. Mi voltai verso Christian, assorto nella conversazione tra la Faure e Rèmi. Se n'era accorto anche lui? Stava succedendo qualcosa? In quello stesso momento vidi le mie mani diventare sempre più grandi venire verso di me, tutto cominciò a girare. Un altro attacco. Pensai.

Sentii un rumore fastidioso e perpetuo che mi riempiva i timpani. Un ottuso e profondo rumore ritmico. Era la penna della Faure che batteva sulla sua sedia.

<Con chi stava giocando la piccola Hanna quando accadde la tragedia?>

<Con la bambina rapita.>

<Dimmi il suo nome Rèmi.>

<Il suo nome era Lilia. Lilia Lacroix.> 

ESPERIMENTO MORTALEWhere stories live. Discover now