Un bimbo sperduto

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"Riconobbi la strada per tornare a casa,

ma quella non era più dove l'avevo lasciata."


Il commissario Carretti si era fermato sulla soglia della porta.

Faceva un freddo cane. Poteva sentire il brusio che veniva dall'interno della questura. Entrò tenendo sotto braccio alcune scartoffie che doveva finire di esaminare: erano i soliti casi di denuncia per molestie o per deturpamento di immobili. Era una giornata come le altre. Su una sedia, nell'atrio della questura era seduto un ragazzino con indosso berretto e cappotto, entrambi sporchi di neve. Carretti gli passò davanti trattenendo un sospiro di stanchezza, pensava fosse uno dei quotidiani casi di molestie alla signora Romano. Era ormai una consuetudine che almeno un ragazzino al giorno passasse dal commissariato di polizia per disturbo della quiete di Agnese Romano.

In pochi passi Carretti arrivò nel suo piccolo ufficio, si mise seduto tirando un sospiro, aspettò qualche secondo guardando la sua scrivania e poi cominciò a esaminare quelle scartoffie che si era portato dietro. Caso volle che il suo ufficio fosse proprio in fondo alla sala delle denunce, era vicino alle macchinette delle bevande e degli snack. Una fortuna per lui di certo. Oltre ad essere il punto della 'pausa dal lavoro grosso', era l'angolo dove gli agenti prendevano il caffè in compagnia e si scambiavano opinioni, commenti e chiacchiericci vari. Da lì carpiva conversazioni di ogni genere, anche quelle che non avrebbe voluto sentire. Erano le otto del mattino e i primi che si presero una pausa caffè furono gli agenti Costa e Duval. All'inizio si misero a blaterare di cose personali, di come Costa avesse problemi con la moglie per il nuovo arredamento del salotto di cui non gli importava nulla e di come Duval non riuscisse ad andare di corpo negli ultimi giorni. Di quel cicalare Carretti non ne voleva mezza, si concentrò su uno dei tanti documenti che gli stavano sotto gli occhi. Ed eccola lì, infatti, una delle denunce fatte dalla signora Romano.

'In data 27 novembre 2014, la signora Romano Maria Agnese lamenta un perpetuo e assordante chiasso proveniente dalla piazzetta 'Piazza della Pace', adiacente alla sua proprietà abitativa. Il fastidioso chiacchiericcio è dovuto dalla moltitudine di ragazzini tra i dodici e i quindici anni che si ritrovano in gruppetti ad orari inconsueti sotto la sua proprietà.'

La denuncia doveva essere controfirmata da Carretti che in quel momento prese il foglio, lo accartocciò e lo lanciò nel cestino. Il leggero brusio che veniva dall'angolo dai distributori automatici si assottigliò particolarmente, così tanto che Carretti pensava che i due agenti fossero tornati al lavoro. Invece, quando allungò gli occhi verso lo spiraglio aperto dell'ufficio li vide ancora lì. Si erano avvicinati e sussurravano tra di loro. Poco traspariva dal loro discorso. Finite le scartoffie da controllare e firmare, Carretti le impilò una sull'altra a lato della scrivania. Si alzò e andò a prendersi un caffè. Mal volentieri si avvicinò ai due scansafatiche che erano accanto al distributore di merendine.

<Commissario ha sentito la novità?> era Costa ad avergli parlato. Carretti si girò verso di lui solo dopo aver preso il suo caffè di mezza giornata.

<Quale novità, Costa?> Carretti sonnecchiava e infondo non voleva davvero partecipare alle chiacchiere di quei due.

<Parisi si sposa.> Carretti rimase un po' sorpreso da quella frase.

<Ma chi? L'ispettore Parisi?>

<Sissignore.> Questa volta rispose Duval. <Si ricorda di quella giovane che aveva portato qui qualche mese fa ? sì, proprio quella. Si conosceranno da neanche sei mesi.>

Costa rise sotto i lunghi baffoni rossi. <Secondo me non durerà.>

<Tu dici?> Carretti nel frattempo si era avvicinato al cestino vicino alle macchinette, in attesa di finire il suo caffè mentre i due agenti in blu continuavano il loro chiacchiericcio.

ESPERIMENTO MORTALEWhere stories live. Discover now