2014

29 5 2
                                    

La vita in paese non è come ci si aspetta. Credi che conoscendo tutti potrai farti amici, compagni di vita, amanti e qualche volta nemici... in realtà nulla è come ci si aspetta. 
La bellezza della vita è la sua imprevedibilità. In qualsiasi momento potrebbe succedere qualcosa di inaspettato. Qualcosa che ti segnerebbe per sempre. Anche in un momento di tranquillità come questo la vita potrebbe prenderti di mira e iniziare a giocare con te. Ti mette alla prova, alle strette. Vuole assaporare l'ansia che ti cresce nel petto quando scopri che c'è qualcosa fuori posto, qualcosa che non sei riuscito a controllare. La vita in paese può sembrare pacifica o banale ai tuoi occhi, tuttavia può fare più male di un proiettile nel torace.
Cosa faresti se il tuo migliore amico, che conosci da sempre, si rivelasse uno sconosciuto da un momento all'altro?
Cosa faresti se scoprissi che il tuo migliore amico in realtà fosse un'altra persona. Viscida, lurida che non si vergogna ad avere foto poco ortodosse rinchiuse all'interno di un seminterrato. Non lo avresti mai detto, eppure vi conoscete da quanto? Dieci, vent'anni?... ma è in quel momento, quando senti le sirene di una macchina della polizia echeggiare nel vialetto sotto casa, dalla tua poltrona, e vedendo che Jacques Perrin, lo stesso uomo con cui facevi pranzi domenicali e lasciavi i tuoi figli a giocare il pomeriggio, veniva scortato fuori da casa con una non poca dose di violenza da due poliziotti, che ti chiedi se avessi mai conosciuto davvero quell'uomo. Cosa pensasse, cosa sentisse. In  tutto quel tempo non ti sei mai accorto di nulla.
In quei pochi minuti nella tua testa riecheggiano un migliaio di domande, di cui non realizzi neanche la maggior parte, perché sei troppo preso a guardare la scena, in piedi, incollato alla finestra probabilmente con un'espressione sbigottita sulla faccia e la bocca leggermente spalancata; hai  in mano un bicchiere con ancora due dita di whisky. Sei lì, paralizzato da ciò che i tuoi occhi stanno guardando. Il tuo migliore amico che viene ammanettato mentre è appoggiato con forza sullo sportello di un'autovettura della polizia, sbraitante con il terrore negli occhi; uno dei due poliziotti –  entrato in precedenza nell'abitazione – esce dalla porta di ingresso con in mano uno scatolone pieno di scartoffie, che all'inizio pensi siano scartoffie, ma mano a mano che ti avvicini di più alla finestra, a pochi centimetri di distanza dal vetro, riesci a scrutare cosa ci sia all'interno. Sono fotografie. Fotografie della tua piccola Lily, scomparsa ormai da due settimane. Quello è il momento in cui senti il sangue ribollire nelle vene che sale e sale fino ad arrivare al cervello. I ricordi dell'uomo della porta accanto, i ricordi di una vita  sovrastano le grida dei tifosi ad una partita di calcio che stavi guardando pochi minuti prima in televisione. Infine senti il bicchiere che tenevi in mano andare in frantumi, ma non te ne importa molto perché allo stesso momento senti il campanello di casa che suona. Ma non riesci a muoverti. Sei ancora pietrificato; ma tua moglie è in casa, quindi ci pensa lei ad aprire la porta, non accortasi della situazione all'esterno. Davanti a lei compare un uomo, magro sulla trentina, con lo sguardo basso e il distintivo luccicante. Si leva il cappello.
Passano pochi minuti e senti tua moglie cadere a terra nella disperazione, grida, si tira i capelli.
Il viso del poliziotto si riempie di terrore, cerca di dire qualcosa ma non ha parole. Puoi leggergli negli occhi il senso di dispiacere e di inadeguatezza allo stesso momento; si vede che non era pronto a dare una notizia  del genere ad una madre in crisi.
Immagino stesse pensando quale titolo avrebbe avuto il giornale della mattina seguente <la piccola Lily Lacroix è stata ritrovata morta nel seminterrato del vicino>.
- come siamo finiti a questo punto ? – la sola domanda che ti poni, forse non la più adatta alla situazione.
Ma infondo era una giornata normale per tutti all'inizio, come tutte le altre prima di quella.
Probabilmente Jacques se ne stava tranquillo nel  ripostiglio a gustarsi le sue foto prima di uscire per andare al lavoro. Probabilmente quel poliziotto prima di uscire di casa stava preparando dei pancakes al figlio per colazione dicendogli che sarebbe stata una giornata fantastica, e che non avrebbe dovuto preoccuparsi se Billie a scuola lo avesse di nuovo preso in giro per lo zaino dei pokémon.
Mentre tu e tua moglie ve ne stavate accoccolati a letto con le finestre ancora chiuse nonostante fossero le dieci del mattino, perché il pensiero di passare un'altra giornata senza Lily vi devastava.
-come siamo finiti a questo punto? - non sai che altro pensare. Poi un'illuminazione, un pensiero fugace ti attraversa. Quella domanda non necessita di una risposta, ma di un'azione. Riprendi il controllo dei tuoi arti.
Ti giri verso tua moglie, che ora giace su un fianco e il poliziotto, che è in piedi difronte a lei, non ha ancora aperto bocca. Ti avvicini, con molta calma. Superi tua moglie, afflitta, non curante del fatto che le sei appena passato affianco.
Molto cordialmente chiedi al poliziotto di spostarsi dalla soglia, il quale fa un passo verso la tua sinistra entrando in casa. Esci. Fuori fa freddo, non ci saranno più di sei gradi, la nebbia sale sempre più fitta, eppure tu sei in maniche corte e pantofole. Ma a te non importa se ti prenderai un malanno perché potrai prenderti un'aspirina più tardi, quando tutto sarà finito. Prima però devi fare una cosa, anche se non ne sei pienamente convinto, ma il solo pensiero ti dà all'estasi. Giri l'angolo e ti ritrovi nel giardino sul retro, continui a camminare. Senti l'aria fredda pizzicarti le guance.
Ora sei davanti al cancellino che separa te dalla strada. Alzi lo sguardo e vedi l'altro poliziotto girato di spalle che bofonchia qualcosa alla radio ricetrasmittente che ha attaccata alla spalla destra.
Il batticuore inizia a farsi sentire. Ti avvicini alla macchina rimasta aperta. Il poliziotto non si gira. La maniglia dello sportello posteriore dell'auto è gelida.
Entri. Senza emettere alcun fiato.
Sei seduto di fianco a quell'individuo e ciò ti provoca ribrezzo e disgusto. L'uomo a cui hai fatto da testimone al suo matrimonio. L'uomo che ora ti ha tolto la tua unica ragione di vita. L'uomo che ti ha fatto sentire spezzato. L'uomo che ti ha fatto smettere di credere. Colui che ti ha dimostrato che i demoni esistono. Lo stesso uomo che ora è ammanettato, indifeso e intrappolato, ora è accanto a te.
Parole ti entrano in un orecchio ed escono dall'altro, parole che non meritano di essere ascoltate, che vengono pronunciate da una bocca ingannatrice.
Fai un respiro profondo.
L'aria secca ti riempie i polmoni. Non senti più il cuore battere nel petto.
Un momento improvviso. É come se qualcuno si fosse impossessato delle tue mani, che ora sono avvinghiate al collo di Jacques. E stringono. Stringono sempre più forte. Il poveretto cerca di dimenarsi.
Cosa stai facendo? Come sei arrivato a questo punto?
Eppure era una giornata come un'altra. Prima di questo giorno non avevi mai corso un rischio, e ora non pensi neanche alla conseguenze. Ma confermi ciò che hai sempre pensato, ovvero che stai vivendo una vita che ti vuole morto, quindi perché non correrlo qualche rischio? Giusto?
Questo però è un bel rischio. In questo momento puoi vedere come i capillari degli occhi di Jacques siano sul punto di scoppiare, e il colorito del suo volto da rosso sia passato a violaceo.
Sei estremamente calmo.
Non hai più il batticuore e i tuoi respiri sono regolari.
Ti rendi conto che in questo caso è utile essere laureato in medicina, sai perfettamente quando lasciare la presa.

ESPERIMENTO MORTALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora