XXVI

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Beatrice fissava il messaggio ricevuto dalla madre, mentre si sentiva invadere da un forte senso di delusione.

Solo quella sera, dopo due giorni, aveva trovato il coraggio di comunicare alla donna della borsa di studio.
Il suo timore era proprio quello di non ricevere alcun tipo di congratulazione da parte della madre, come accadeva ogni volta. Aveva quindi deciso di godersi quella gioia per un pò, prima di lasciarne portar via un pezzo dalla sua reazione.

Ed ora, proprio come aveva immaginato, la totale indiffferenza della madre davanti ai suoi successi, era riuscita a rovinarle l'umore.

Joseph uscì in giardino, con l'intento di fumarsi una sigaretta e con la speranza di trovarci proprio la ragazza, per passare un pò di tempo in sua compagnia.
La vide fissare il cellulare, mentre si affrettò ad asciugarsi il volto, bagnato da qualche lacrima solitaria che era sfuggita al suo controllo.

<<Oh, che succede?>> le chiese subito, avvicinandosi.
La ragazza non alzò lo sguardo, schiarendosi la voce.
<<Nulla, tutto ok. Com'è andata oggi a lezione?>> fece finta di niente, bloccando lo schermo del display.
Il suo tono di voce non trasmetteva nessun'emozione e, se non si fosse trattato di Joseph, probabilmente sarebbe riuscita nel suo intento di sviare il discorso.
Tuttavia, il ragazzo stava imparando a interpretare i suoi gesti e non si sarebbe accontentato di quella risposta.

Si piegò sulle ginocchia, riuscendo così a scorgere meglio il volto di Beatrice.
Poggiò le mani calde sulle ginocchia della ragazza, attirando il suo sguardo nel proprio.

<<Cos'è successo?>> ripetè la domanda, determinato a ricevere una risposta veritiera.
Beatrice sbuffò, sapendo che questa volta non avrebbe potuto mentire di nuovo.
<<Niente, ho solo scritto a mia madre della borsa di studio>>
<<E...>> la invitò a continuare, alchè lei abbassò lo sguardo sulle sue mani.
<<E ha come sempre minimizzato la cosa, insinuando che forse neanche merito realmente quel premio. Ma è tutto ok, davvero, ci sono abituata>>

La mano del cantante, che andò a stringere una delle sue, entrò nel suo campo visivo.
<<Se hai pianto vuol dire che non è tutto ok, beba. Puoi dirmi come ti senti realmente, ti puoi fidare di me>> constatò lui, osservando i suoi occhi verdi, ancora lucidi.

"Ti puoi fidare di me" quelle parole riecheggiarono per qualche istante nella testa di Beatrice, facendola riflettere. Non si era mai fidata di nessuno, forse nemmeno di sé stessa, ma stavolta sentiva di poterlo fare.
Sapeva di poter condividere col ragazzo qualsiasi cosa, che quelle confessioni sarebbero state al sicuro con lui.

Alla fine diede qualche colpetto sullo spazio libero al suo fianco, invitandolo a occuparlo.

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, accomodandosi così sul divano mentre la ballerina si stese, poggiandogli la testa sulle gambe.
Il cantante le strinse la vita con un braccio, mentre con la mano libera prese a giocare con i suoi lunghi capelli, aspettando che parlasse.

<<È da tutta la vita che provo a renderla fiera di me, mettendo anima e corpo in ciò che faccio, ma nemmeno i miei traguardi più grandi sono mai riusciti a scalfirla. Ormai mi rendo conto che forse non sono abbastanza, o che almeno non riuscirò mai ad esserlo per lei>>
Le sarebbe bastato un "brava", si sarebbe accontenta anche di poco pur di ricevere un minimo di approvazione da parte sua. Perché era l'unica cosa che aveva sempre desiderato e che, forse, non sarebbe mai riuscita ad avere.
<<Bè tu sei più che abbastanza, te sei speciale. Se lei non lo capisce, vuol dire che il problema è suo>>
Le sue parole scaldarono un pò il cuore della ragazza, che era completamente a pezzi in quel momento.

<<Vorrei solo averci un rapporto madre-figlia e non maestra-allieva, ma a quanto pare chiedo troppo>>
Abbassò lo sguardo sulle sue mani, che presero a giocare con le dita del cantante.
Aveva sempre dovuto far i conti con la freddezza che la madre le riservava, portando il loro rapporto ad essere quasi inesistente. Da piccola aveva sofferto tanto per l'essere non emotivamente disponibile della madre, tuttavia crescendo aveva imparato a cavarsela da sola.
Ciò non toglieva che vi fossero momenti in cui quella sofferenza tornava a farsi sentire e questo era uno di quelli.

Joseph provava una strana sensazione, un mix di tristezza e rabbia, a sentirle dire quelle cose.
Le dispiaceva che non avesse avuto una figura materna degna di essere tale e allo stesso tempo gli faceva rabbia che la donna non si rendesse conto di quanto pura fosse quella creatura, portandola anche a dubitare di sé stessa.
Pur conoscendola da relativamente poco tempo, era sin da subito riuscito a percepire che fosse un'anima unica e non si capacitava di come invece la donna che l'aveva messa al mondo, non se ne fosse resa conto in tutti quegli anni.

Non sapeva cosa dirle, volendo solo portar via la sua tristezza, e così si abbassò per lasciarle un bacio sulla fronte, seguito da altre carezze.
Lei apprezzò tanto quei gesti, accoccolandosi meglio al suo corpo.

Restarono lì, su quel divano, per molto tempo. Tempo in cui il ragazzo riuscì a farla distrarre dai mille pensieri che le affollavano la testa, strappandole anche qualche risata.

Prima di salutarsi per andare a letto, Beatrice lo strinse in un forte abbraccio, ringraziandolo per essere stato al suo fianco.
Joseph la accolse nuovamente tra le sue braccia, tenendola stretta a sé ancora per qualche istante.

Spazio autrice

Personalmente sono molto soddisfatta di questo capitolo, cosa che non accade spesso, quindi spero che piaccia anche a voi.
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi aspetto nei commenti.
Love you, M

𝐛𝐚𝐫𝐫𝐢𝐞𝐫𝐞 // holdenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora