«È qui la festa?» Jake posò le casse accanto alle altre, cosicché avesse le mani libere.

Gregory lo abbracciò, dandogli tante pacche sulla schiena. «Mi fa troppo piacere rivederti, Jake! Come stai? Mi hanno detto della bomba e di tutto il casino in treno.»

«Volevano salutarmi con un bel botto, ma hanno fallito: ho solo qualche graffietto. Tu invece? So della pallottola sul petto, ti sei ripreso?» domandò preoccupato, staccandosi appena per guardare l'alone rossiccio che spuntava da sotto il colletto della magliettina del compare.

«Passa in fretta, non preoccuparti. Claire si sta prendendo cura di me.»

«A proposito! Ho saputo del trasloco. Tanti auguri, amico mio! Ti farò un regalo in questi giorni.»

«You don't have to. Hai già abbastanza spese sulle spalle in questo periodo: mi offrirai da bere.» Gregory ondeggiò il braccio, il tono cordiale e gentile.

«Sempre il solito: affabile e comprensivo.»

«Sai come sono: non mi interessano i beni materiali. Averti qui è già molto per me.»

Ed era vero. Gregory era rimasto sveglio tutto il giorno, da quando era stato congedato da Dave dopo il briefing; Claire gli era stata vicino, massaggiandogli il petto quando il dolore diventava indomabile anche con gli antidolorifici, e si era presa cura di lui, chiedendo all'ospedale un congedo per quel giorno, fino a quando non avrebbe avuto novità sulla missione e sul suo esito. Era stato male, con la mente da tutt'altra parte, tanto che non era stato in grado di distrarsi neanche coi lavori in casa; non poteva muoversi molto, quindi era stato seduto sul divano a fissare letteralmente la televisione senza concentrarsi sulle battute degli attori durante la visione del film; sua moglie aveva fatto di tutto per far passare più velocemente il tempo – baci, coccole, carezze, parole dolci, abbracci sul letto – e Gregory non poté che esserne grato dei suoi sforzi e dell'affetto che gli trasmetteva ogni giorno. Era raro che lui si sentisse perso; poche volte si era ritrovato a stare a casa mentre il resto della squadra andava in missione. Essendo il secondo in comando del Team Bravo, lui e Dave erano come fratelli: lancia e scudo. Quella chiamata a metà giornata che gli aveva confermato che Jake era stato salvato e che il piano era andato a gonfie vele, gli aveva eliminato quel grosso peso che aveva avuto in petto; era come se l'ematoma avesse smesso di bruciargli per essere rimpiazzato da una freschezza che neanche le creme e le medicine avevano tentato di lenire.
Poter rivedere Jake lo aveva trasportato indietro nel tempo; era come se non si fossero mai separati, come se non se ne fosse mai andato.
E d'altronde a Jake era mancato quel tono ponderato e maturo con la quale Gregory era sempre capace di dissolvere i problemi e la negatività della situazione; la sua saggezza era un toccasana che bruciava lo stress e donava tanta, ma tanta lietezza; era un palloncino che si sgonfiava, gettando via tutti i pensieri per svuotare la mente.

«Lo stesso vale per me, amico. Mi siete mancati.» disse con il cuore. «Sottotenente, la vedo in forma.»

Stella ghignò con formalità, bevendo un po' di birra. «Devo essere sempre attiva per la squadra. Per fortuna senza il mio supporto dall'alto si sono comportati bene. Sanno essere... dispettosi alle volte.»

«Posso solo comprendere.»

«È bello averti qui. Dico sul serio. Hai portato il sorriso dopo quello che è successo.»

«Comprendo l'angustia generata dalle ultime vicende. Sono lieto che abbia potuto risollevare un po' il morale.»

«Sei sempre il solito tenerone, Jake. Ti lascio al tuo compare.» ironizzò la donna, allontanandosi per ritornare da Liam e continuare a parlare.

Jake, dopo averla salutata, si chinò per prendere una birra, ma Sully lo anticipò, porgendogli una bottiglia già aperta e pronta per essere bevuta.

«Tieni. C'ho già pensato io.» disse, ghignando con naturalezza.

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