13. Addomesticato (Geto)

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«Vi stavo aspettando» il proprietario del karaoke si sistema gli occhiali sul naso prima di farci strada «non pensavo che mandassero degli Stregoni così giovani... immagino che sappiate fare il vostro lavoro» strazia tra le dita un fazzoletto.

«Hanno preferito mandare noi per non dare nell'occhio» sorride amabile Gojo «così sembriamo normali clienti e non interferiremo con i suoi guadagni» non c'è incertezza nella voce, mente con assoluta serenità.

«Oh si, mi pare un ottima idea. Grazie, grazie tanto» si inchina indicandoci le scale «abbiamo chiuso il piano. Non me la sento di salire» 

«Posso capire. Nonostante l'incidente vedo molti clienti» seguo con lo sguardo una ragazzina che percorre il corridoio, apre una porta e sussurra qualcosa alle amiche che spuntano fuori dalla sala subito dopo. Ah! Effetto Gojo. Meglio affrettarci prima che decidano di chiedergli il numero di telefono.

«Oh! Si! Pensate che abbiamo dovuto mettere delle guardie al piano altrimenti cercavano di salire! I ragazzi sono così attratti dalle storie raccapriccianti» indica un uomo fermo sul pianerottolo. Ci saluta con un cenno del capo «Ora vi lascio lavorare» è evidente che non vedeva l'ora di allontanarsi da lì.

«Allora Geto saliamo?» Gojo sorride estasiato.

Sento le voci delle ragazze avvicinarsi «Si, veloce prima che ti accerchino» lo spingo su per le scale.

Ride «Geloso?»

Il mio primo pensiero è stato "ha capito che sono geloso?" poi è arrivata un'ondata di panico "sono geloso?" e quando la realtà ha scavato nel mio animo ho compreso che lui intendesse "sei geloso perché ho successo con le ragazze e tu no?" e il mio cuore non ha più capito che fare. Smettere di battere o aumentare il ritmo? Nel frattempo continuavo a spingere Gojo su per le scale mentre lui si divertiva a fermarsi ogni volta che smettevo di farlo.

Credo che impazzirò.

 Arriviamo al piano e Gojo tace improvvisamente facendosi serio. Camminiamo lentamente avvicinandoci alla sala. Nell'aria si respira energia Malefica. Non è una creatura forte, è di livello basso.

Le luci sfarfallano e si spengono, si accendono le luci d'emergenza.

«Ci siamo» mi avvisa sottovoce. Annuisco.

Ci posizioniamo entrambi in fase di attacco. Dal corridoio riecheggia uno stridulo fastidioso. La Maledizione è davanti a noi, una corda striscia sul pavimento. Appena intravedo la forma di un microfono Gojo attacca. La mia mente nemmeno memorizza la velocità del movimento, per la Maledizione non c'è speranza. 

Dietro di me un rumore gracchiante. Erano due! Mi volto di scatto e inseguo la seconda che tenta la fuga dopo aver visto morire la compagna. Ha la forma di un paio di auricolari e scende le scale dove c'è la guardia! Non farò in tempo a raggiungerla, chiudo gli occhi a richiamo la Maledizione che ho ingoiato a Capodanno.

Un corvo con tre occhi sfreccia veloce e afferra la preda con gli artigli. La squarta col becco appuntito e torna dal suo padrone con una sfera nera. Non mi resta che aprire la bocca e ingoiarla.

Mi accascio a terra mentre il sapore di carne marcia e putrida si impossessa dei miei sensi, cerco di vomitare ma è impossibile per me liberarmi così facilmente da questo orrore. Chiudo gli occhi e  abbraccio le gambe. Provo a ispirare ed espirare contando, sperando che il disgusto non mi inghiotta. Le lacrime salgono agli occhi. Una marea densa e appiccicosa cresce dentro di me portando via ogni emozione positiva. Sto affogando.

«Geto! Geto cos'hai?» la sua voce è incrinata, a causa mia? «Geto guardami ti prego, stai bene?»

Vorrei riuscire a muovere il corpo, sorridere e dirgli "va tutto bene" anche se dentro sto marcendo. Mi sento vuoto. Ho paura.

«Suguro guardami» mi ha chiamato per nome, il cuore salta un battito. Dita fresche mi accarezzano la guancia e si infilano sotto il mento obbligandomi ad alzare lo sguardo su di lui.

«Le farfalle» a stento riconosco la mia voce 

«Quali farfalle?» gli occhiali sono caduti, le iridi brillano al buio.

«Le farfalle... le ha uccise tutte»

«Non capisco, Suguro ti prego spiegati meglio. Cosa devo fare?» si guarda attorno preoccupato e poi riporta la sua luce su di me «l'altra Maledizione... l'hai esorcizzata?»

Annuisco «Sto marcendo anch'io»

Gojo aggrotta la fronte «L'hai ingoiata» sussurra «questo accade ogni volta che le ingoi?»

Le lacrime salgono agli occhi, non voglio piangere. Non davanti a lui. Lui che è perfetto. Sono solo una nullità. Come posso permettermi di provare certe emozioni, per questo marcisco, perché sono corrotto.

«Fanno così schifo allora?» Gojo tenta un sorriso, fruga nelle tasche ed estrae un chupa chups «prova questo» lo scarta.

Lo spintono lontano «No!» gli urlo contro.

Rimane spiazzato «Non so come aiutarti»

«Non puoi» ho ritrovato la voce «è così che funziona va bene? Non tutti possono avere la tua fortuna» non volevo dire quelle parole, perché l'ho fatto? Osservo il suo volto ferito e il marcio dentro di me cresce.

Gojo si siede accanto  e mette in bocca il chupa chups. Vorrei che andasse via, che mi lasciasse solo. Rimaniamo in silenzio per qualche minuto.

«Ho un'idea» si inginocchia davanti «Suguru fammi provare» toglie il chupa chups dalla bocca, mi accarezza il capo e avvicina il viso. Una farfalla spicca il volo.

«Cosa vuoi...» non termino la frase perché improvvisamente le sue labbra sono sulle mie. Una moltitudine di farfalle risorge dalle ceneri come fenici. Sento bruciare dove le sue dita sfiorano il cuoio capelluto. Le labbra sono morbide e calde e ho paura anche solo a respirare, il cuore martella nelle tempie, nel petto esplode un fuoco artificiale rosso carminio. Qualcosa di  umido scorre sul labbro e nel momento in cui mi rendo conto che è la lingua che si fa strada dentro di me perdo totalmente la ragione e mi sciolgo al suo contatto. Gioca con la mia lingua e solletica il palato e il sapore di vaniglia invade ogni cellula del corpo. Scende sempre più in profondità cancellando ogni traccia del marcio rimasto in me. 

Ci stacchiamo ansimanti. Le sue guance sono rosse e gli occhi brillano come stelle.

«Ha funzionato?»

Non capisco la domanda, il cervello è ancora sulle montagne russe.

«Suguro stai bene ora?» torna ad accarezzarmi i capelli. Un movimento lento e ripetitivo, non voglio che smetta.

Realizzo quanto è appena accaduto «P-perché» balbetto.

«Perché mi hai addomesticato*» risponde sorridente «Comunque ha funzionato?»

«Ah! Eh! Si» sento il volto andarmi in fiamme. Si rende conto di ciò che ha appena fatto?

«Ottimo!» mi prende per un braccio e si alza in piedi portandomi con sé «allora faremo così ogni volta. Da oggi penserò io a te Sugu, lo affronteremo insieme»

«Sugu? Insieme?» vuoi baciarmi ogni volta??

«Beh dopo un bacio del genere vuoi che continui a chiamarti per cognome?» saltella davanti a me scendendo le scale, saluta la guardia e si volta mentre atterra con un balzo al piano di sotto «ora siamo più intimi non credi?»

Non so cosa rispondere. Sono stordito, confuso, eccitato, stravolto e.... Satoru mi ha baciato? Per davvero?


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* riferimento al bigliettino del capitolo 5

L'ombra (SatoSugu - Jujutsu kaisen)Where stories live. Discover now