10. Notte insieme (Geto)

367 22 3
                                    


«Non possiamo aver fatto tutto questo disastro da soli» Gojo asciuga il pavimento del corridoio borbottando.

«Mi dispiace deluderti ma credo che siamo stati proprio noi due» mi appoggio al muro e ammiro l'opera di pulizia completata.

«Ha smesso di piovere, ti va di andare a mangiare del Ramen?» inizia a ballare con lo spazzolone, non riesce a stare fermo un secondo.

«Non è una cattiva idea» ho fame, era da tanto che non sentivo lo stomaco brontolare «ho proprio voglia di uscire da queste quattro mura, sto dando di matto»

Gojo sorride felice, lascia cadere la sua compagna di danza facendo un baccano colossale, mi corre incontro prendendomi per il braccio e trascinandomi dietro di lui. Non riesco a non ridere.

«Dai dai dai che non voglio che cambi idea. Guarda che adesso non puoi tirarti indietro»

«Tranquillo non scappo» gli cammino accanto sostenendo il suo passo, non mi lascia andare il braccio. Le dita irradiano calore sulla mia pelle.

Si ferma di colpo «Quindi d'ora in poi siamo amici?»

«Solo se ti fai addomesticare*» sorrido a mia volta.

«Certo!» torna a correre verso l'uscita dell'istituto continuando a stringermi «Questo posto l'ho scoperto girovagando con Shoko»

Sento uno spillo che mi punge lo sterno. Cerco di non pensarci mentre scendo le scale verso la strada sottostante.

«Sono certo che ti piacerà» si volta verso di me e in quel momento realizzo che è senza occhiali.

«Gojo gli occhiali» non voglio essere assalito dalle sue fan per strada.

«Oh!» mi lascia il braccio e inizia a cercarli nelle tasche dei pantaloni, li trova e nell'indossarli salta due gradini, tento di prenderlo al volo convinto che stia cadendo  e invece lui atterra con eleganza indenne sul marciapiede. Io rimango sospeso in avanti per qualche secondo e alla fine rotolo miseramente sull'ultimo gradino. 

Davanti al mio naso spunta una mano «Tutto ok?»

Annuisco mentre accetto aiuto per rialzarmi. Non ne ho bisogno... però ne ho bisogno. È ciò che definiscono "adolescenza" ? Questo continuo sali e scendi di emozioni, questo bisogno doloroso di contatto fisico anche quando non è strettamente necessario. Questo contorcersi di budella senza motivo e l'ansia che ti appiattisce i polmoni. E lui che mi stringe la mano e ride mentre mi rialzo e il mondo sembra improvvisamente un posto migliore.

È normale provare tutto ciò? 

«Eccolo!» lo seguo in una via stretta ed angusta, in un angolo che sembra ricavato appositamente per il locale,  intravedo un piccolo baracchino con appese delle lanterne accese. C'è posto giusto per non più di tre persone. 

«Ragazzo mio ben tornato!» esclama il proprietario «oggi sei in compagnia di un amico»

Saluto con un cenno del capo.

«Si oggi sono col Piccolo Principe. Ci prepari la tua specialità?»

«Subito!» e inizia a trafficare sulle piastre. 

Un buon profumo di cibo mi invade le narici, non ho nausea e rimango piacevolmente stupito. Allora il mio non era un problema permanente, devo solo portare pazienza e dopo qualche tempo dall'esorcismo riprendo a stare bene. Mi sento sollevato e aspetto con trepidazione il piatto.

«Sono contento che ti sia piaciuto, di solito in mensa mangi quasi rassegnato. Come se il cibo per te fosse l'ennesimo fastidio»  Gojo si massaggia la pancia piena mentre stiamo tornando verso l'istituto.

Non penavo che notasse questi dettagli, credevo non gli importasse di me. Sento un rimescolio nello stomaco, non capisco se sto digerendo la cena o sono delle farfalle intrappolate che sbattono le ali.

«Si, avevi ragione era davvero squisito» non ha più accennato al dormire insieme, forse era solo una battuta che ho preso troppo sul serio. 


Rientriamo nell'edificio silenzioso e deserto, ci salutiamo davanti alle camere e entriamo ognuno nella propria. Non capisco se mi sento sollevato o deluso. Osservo il letto vuoto e immagino lui sdraiato che mi sorride. Perché penso a queste cose? Scaccio via questi assurdi pensieri e infilo il pigiama, metto i vestiti nella cesta da portare in lavanderia.

Bussano alla porta.

Davanti a me c'è Gojo con un pigiama azzurro con delle nuvole  bianche disegnate e un cuscino sotto il braccio «Eccomi» 

Sono senza parole. Mi passa accanto come se nulla fosse e si siede sul letto «preferisci destra o sinistra?» 

Mi riprendo dallo shock «Quel letto è troppo piccolo per entrambi» chiudo la porta e mi avvicino.

«Ci stringiamo un po'» fa spallucce e si sdraia mettendo il cuscino sotto la pancia «allora io mi metto qui, non ti sdrai?» 

Tutto questo è troppo, non credo di farcela ma non posso fare il codardo proprio davanti a lui. Non posso ammettere che l'idea di dormire insieme mi fa sentire strano in modi in cui non dovrei.

Spengo la luce e mi sdraio. Il letto è piccolo e i nostri corpi aderiscono in più punti. Li sento tutti bruciare, percepisco ogni suo movimento come una scossa elettrica.

«Gojo?» non risponde «Gojo dormi già?» sento il suo respiro regolare. Incredibile si è addormentato appena toccato il letto.

Non credo che riuscirò a dormire. I miei occhi si abituano lentamente alla luce soffusa della notte e intravedo il suo viso rilassato, ha profonde occhiaie. Gli punzecchio la guancia con l'indice, è totalmente indifeso. Innocente. Le ciglia sono lunghe e chiare. Le sfioro. Il cuore sembra voglia uscirmi dalla cassa toracica.

È normale provare queste emozioni per un amico? 


--

* si riferisce a quanto scritto nel bigliettino del capitolo 5

L'ombra (SatoSugu - Jujutsu kaisen)Where stories live. Discover now