🍯35 - MEZZO CUORE

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Ti ha mandato il cielo,
sei una bomba o sei un angelo?
[The Night Skinny]


POV Joshua

Su questa scomoda sedia a rotelle, non riesco a distogliere gli occhi da Margot che giace assopita nel lettino con una flebo collegata alla mano; la luce fioca del lampadario bagna delicatamente il suo viso, evidenziando il turbamento e la fragilità che la pervadono.

Avrei dato qualsiasi cosa, appena mi sono reso conto che era stata lei a pronunciare il mio nome, pur di proteggerla dal dolore che l'ha investita nel vedermi in quella stanza con il fisioterapista.

La colpa è mia.

Vorrei poter cancellare ogni traccia di tradimento che ho letto nel suo sguardo e riportare il sorriso nei suoi occhi. Vorrei... averle detto il perché non ho risposto alle sue chiamate e il motivo per cui ho nascosto la mia condizione.

«Dovevo dare retta a Ron e spiegarti tutto subito» sussurro in un lamento. «Ma avevo il terrore di affrontare la mia fobia. La stessa che mi ha spinto ad infilare il casco per scappare dai miei sentimenti. Anche adesso ho una paura fottuta, perché solo guardandoti alimento la consapevolezza di quanto sei preziosa per me.» Ogni attimo trascorso con lei a New York è stato un dono. «La tua assenza mi ha fatto diventare pazzo. Quel nostro irrazionale bacio mi ha fatto uscire di testa» confesso, ma le mie parole non possono raggiungerla nelle profondità del sonno. «Non cambiare, per nessuno. Era la seconda legge di Neviani dopo il divieto sui baci. Le ho infrante entrambe, perché Joshua si rifiutava di dare ascolto al gigolò. Ha ragione Brittany, faccio sempre stupidag–» Mi silenzio, notando le sue palpebre fremere delicatamente. Poi, con un movimento lento e incerto, si aprono a metà, rivelando un bicolore sbiadito che un tempo bruciava di intensità.

Appena i suoi occhi incrociano i miei, quel fuoco si riaccende. Margot drizza la schiena e sposta lo sguardo sul dorso della mano occupato da un grande cerotto dal quale parte il tubicino della flebo.

«Vederti fuori dalla stanza è stato uno shock» esordisco, cercando di stabilire un contatto empatico. «Credevo fossi un'allucinazione. Solo quando sei corsa via e mi hanno detto di averti ritrovata all'ingresso svenuta, ho capito che eri davvero tu.» Sospiro. «Ho saputo di Bob e posso solo immaginare come ti senti ora. Mi dispiace tantissimo.»

Con gli occhi lucidi, senza parlare, Moon abbassa lo sguardo sul moncone.

«Per non finire addosso a un furgoncino mi sono schianto sul guard rail e sono balzato via dalla moto» rispondo all'invisibile quesito. «Il mio risveglio in ospedale è avvenuto due giorni dopo. Mi hanno detto che Belva era sopra alla gamba quando mi hanno soccorso... L'unica opzione era amputare la parte poco sotto il ginocchio.»

Le sue iridi penetranti mi scrutano con una miscela di rabbia, lacrime e interrogativi. «Hai fatto come Bob. Sapevi quanto odiassi i suoi segreti. Dovevi dirmelo... Prendere il tuo cellulare e chiamarmi, dannazione.»

«In quel momento non pensavo ad altro che alla paura e alla tua protezione.»

«Protezione? Dal primo giorno che ci siamo incontrati hai generato un cataclisma in me, e non mi pare tu abbia chiesto il permesso di poterlo fare, o mi sbaglio? No... Tu sei un buco nero che risucchia tutto e tutti» sputa Margot, la voce piena di tristezza e delusione.

«Credi di essere meno letale?» Con un gesto delle mani, mi spingo all'indietro sulla sedia a rotelle, distanziandomi dal lettino. «Il tuo solo battito di ciglia protegge e uccide, biondina. Sei stata il mio antidoto quando ci siamo baciati e tossina quando mi hai detto che hai pensato a me mentre eri con quell'altro Snake. Sei Paradiso, Purgatorio e Inferno in un'unica fottutissima creatura... E io non sapevo più che cazzo fare!» Sbraito.

IDROMELE A MEZZANOTTEWhere stories live. Discover now