🍯 10 - MORDIMI

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POV Margot

«Chi sei?» Domando con i pugni così stretti da sentire le unghie conficcarsi nei palmi.

Snake stacca le mani dal blocchetto giallo. Incrocia poi le braccia, pronto a parlare. «Da dove inizio...»

«Comincia col dirmi perché il tuo cognome non è americano» suggerisco, seria.

«Mia madre è canadese, ma sono italiano da parte di pad...» si zittisce, ruminando quella parola e ributtandola giù dall'esofago. «La carogna ha sangue italiano. E come lui anche suo fratello Franco, che si è fatto chiamare Frank appena si sono trasferiti a Toronto. Vent'anni nel cuore e tanta ambizione nelle tasche. Il mulinello degli investimenti ingoiò entrambi. Il demonio nel mercato minerario mentre mio zio in quello immobiliare, precisamente nel settore alberghiero. Frank e sua moglie possiedono stanze in hotel di tutto il mondo. Quando non sono fisicamente lì le mettono in affitto, ricavando alti profitti.»

«Quindi tu e quella ragazza avete imitato Frank?» Chiedo, credendo di aver raggiunto la corretta risposta.

«In realtà, ci sono state donate. Alla figlia Brittany l'attico, al suo pupillo una delle suite. Zio ha sempre riservato un occhio di riguardo nei miei confronti. Dopo la disgrazia, è stato lui a prendersi cura di me insieme a sua moglie e a Bri. Il guadagno della sessantanove è la mia principale entrata finanziaria.» Prende un lungo respiro, immerso in un pensiero. «Questo è il motivo per cui ci siamo ritrovati con due chiavi a inizio settimana. Avevo chiesto a Nigel di farne una copia per essere più autonomo, ma col senno di poi non è stata una grande idea.»

«Vuoi dirmi che loro sanno cosa fai lì dentro per... arrotondare?»

Joshua annuisce, riprendendo la penna in mano per scrivere sul post-it. «Le clienti over cinquanta provengono tutte da zia Allison. Ha consigliato alle sue conoscenze i miei servizi. Non perché li abbia provati, eh, sia chiaro.»

Il cuore accelera e rido esasperata. «Tutto questo è assurdo!»

Ho accettato le scuse di uno Snake, e ora sto per dormire nell'attico di proprietà di sua cugina. Cosa mi sta succedendo? Vorrei che Steph fosse qui per avvolgere il suo braccio attorno ai miei fianchi e convincermi che non sto per combinare una sciocchezza.

«Vieni» dice Joshua, bucando la bolla di sapone sulla quale era riflessa l'immagine del mio fidanzato. «Così posso tornare al film che stavo guardando prima che bussassi alla porta.»

«Potevi benissimo rientrare nella tua stanza.»

«E lasciarti passare la notte sul pavimento del corridoio?» Afferma, uscendo dal bancone della reception per tornare all'ascensore.

«Sì. Non sono una tua responsabilità.»

«Non lo eri prima di condividere con me il tuo passato» ribatte. «In orfanotrofio sei stata sola per troppo tempo, Margot. Ora ti serve una persona a New York che si prenda cura di te.»

Scuoto la testa. «Ho già chi si prende cura di me» controbatto, come un alchimista inesperto che nel dosare la "Convinzione" ha abbondato con le quantità.

«Stefano? Già...» ironizza lui mentre sogghigna. «In che modo avrebbe potuto aiutarti? Con la mera forza del pensiero?» Le porte dell'ascensore ci abbracciano. «Non sapevo che la verginità donasse poteri soprannaturali.»

Con le sopracciglia arcuate all'ingiù, incrocio le braccia. «Sei a un passo da rovinare la nostra pace, ti avviso.»

«Hai ragione. Perdonami.» Chiude la bocca e con le dita sulle labbra imita il movimento di una chiave dentro la serratura.

IDROMELE A MEZZANOTTEWhere stories live. Discover now