V Capitolo - Tuffarsi Nell'Ignoto

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Perché ho detto di sì? Alla fine non riguarda per niente me... Ettore si é addormentato sul divano dopo la cioccolata, era esausto. Posso solo immaginare che cosa ha passato per arrivare qui... E poi perché é in condizioni così pietose con un'uniforme da scolaro..? Quanti anni avrà, forse 16? No, sembra sicuramente più grande, in più per viaggiare da soli bisogna essere maggiorenni... Ma da dove è partito poi? Quante domande e così poche risposte, tutto questo entusiasmo nel sapere, nel conoscere la verità, non mi capitava da anni! Forse è un pensiero un po' egoistico, voler conoscere per il puro piacere di scoprire la verità, questo desiderio venale di trovare ispirazione per me stesso, per il mio lavoro, per i miei fan! In fondo se alla fine il risultato è qualcosa di positivo non importa il movente, giusto? Se sto a pensare che alcuni momenti fa ero certo di voler saltare... Ed ora grazie a questo ragazzino, alla sua disperata chiamata di aiuto, sono ricco di domande, di stimoli, di voglia di fare!
Però c'è qualcosa in lui che non mi convince, qualcosa che mi disturba nel profondo dell'animo, ma cosa può essere? Se ripenso a Delia o meglio, se ripenso a Taddeo... É stato il mio primo vero innamoramento, e poi come un soffio, é trasmutato ed é diventato qualcos'altro... Non ho mai voluto interessarmi più di tanto alla comunità trans, deve essere stato difficile per lui... Lei... Cambiare... E quindi ora lei ha un figlio, e questo figlio si trova qui, a casa mia. É inaccettabile! É una beffa bella e buona, l'inarrivabile Taddeo che ora é ancora più inarrivabile perché non esiste più! La mia prima grande opera di successo, l'ho pensata ricordandomi di Taddeo ed ora non solo non posso più averlo ma ho la prova vivente di quanto sia irraggiungibile davanti ai miei occhi, che dorme! Sul mio divano! Uno scherzo? Il destino? Il karma? Cosa ho meritato per essere perennemente schiaffeggiato dalla vita? Perché a me !? Un bruciore mi assale dentro, poggio un piede dopo l'altro, lentamente, mi inarco oltre la sponda del divano. Il viso dolce di Ettore nel sonno mi dà sui nervi, mi infastidisce, mi ferisce. Mi ricorda quello di sua madre... E mi fa pensare alle mie sconfitte, e nonostante tutto ha avuto il coraggio di venire fin qui a chiedermi aiuto? Dopo tutto quello che mi ha fatto? Sarà una specie di gioco della morte, o qualche divinità lassù che si beffa di me. Raccolgo un cuscino dalla poltrona.
Sarà sicuramente così, un gioco, uno scherzo, qualcuno che si prende gioco di me, dei miei sentimenti. Stringo a due mani i lembi della federa e porto il cuscino al petto.
Sarà una goduria, una liberazione, una rinascita! Mi libererò del demone!
Mi avvicino alla faccia di Ettore mentre dorme e...
Cosa cazzo voglio fare?
Sto delirando. Mi devo fermare. Sono impazzito?
Tutti questi anni in casa, da solo, a creare, con l'unica compagnia dei gatti... Avrò perso la testa? L'umanità?
Che ore sono? Sarà meglio che torno a dormire. Imposterò la sveglia alle 10 e mi farò una bella doccia fredda.
Suona la sveglia. E' ora di alzarsi. Guardo il soffitto e intanto, con ancora la mascherina per gli occhi addosso, cerco di raggiungere con il braccio la sveglia che attanaglia le orecchie stridolando. Non riesco, mi tolgo la mascherina, è dall'altro lato del letto. Come al solito. Spengo la sveglia. Rusco mi guarda con fare indispettito, vuole mangiare, stavolta c'é anche l'altra, sempre impettita, come se la tira...
Infilo le pantofole e mi metto la vestaglia, sarà pure estate ma qui fa sempre freddo. Cammino ciondolando a destra e sinistra come un morto vivente, arrivo alla porta di camera mia, poggio la testa contro il legno, mi sento distrutto e lancio uno sguardo alla consolle da trucco che si trova a sinistra del letto, mi arriva il riflesso del sole, mi taglia gli occhi, mi specchio.
"niente male"
Apro la porta e mi ritrovo nel mio caro corridoio, mi fermo un secondo per osservare il delizioso scorcio sugli alberi del giardino, vetrata soffito-pavimento, proprio come l'ho disegnato. Cammino fino alle scale e mi poggio un attimo alla ringhiera prima di iniziare la discesa, le scale curvano attorno al giardino bioclimatico con le piante orientali che ho fatto costruire in casa, un'altro dei miei grandi successi. Scendo le scale e... Ettore è gia in piedi? E sta cucinando.
"Ettore? stai cucinando?"
"ah! Signor Ettore si è svegliato! Visto il disturbo che le ho causato mi sembrava giusto come minimo farle trovare la colazione pronta..."
"ah... usando le mie cose e la mia cucina?"
"ehm..."
"Inoltre ho già fatto colazione... sono già le 10 del mattino"
"oddio! mi dispiace infinitamente signor Ettore, non volevo assolutamente sebrarle scortese, anzi, io volevo solo scusarmi per il modo in cui ieri io le sia entrato in casa, e le ho vomitato addosso i mieie problemi e-"
"Sì, sì.. ho capito, non ce bisogno che ti scusi... In fondo sono stato io ad invitarti ad entrare"
"sì...ecco..."
"Fammi indovinare? Tu non hai fatto colazione, vero?"
"ecco... in realtà è così"
"Mangia allora! Dopo tutta questa fatica che hai fatto, ti farò compagnia"
"grazie!"
Ettore si siede educatamente alla penisola sugli sgabelli alti, si ferma un'attimo ad ammirare il cibo e poi si lancia in una mangiata senza sosta. Ho lo guardo un po' sbalordito e un po' rincuorato, le condizioni in cui era stamattina erano abbastanza preoccupanti... Tralaltro è strano vedere una persona mangiare a casa mia, di solito l'unica compagnia che ho sono i gatti. Cosa mi é venuto in mente prima? Da quant'è che non chiamo lo psichiatra? Dopo l'ultima dichiarazione del dottore, manie di protagonismo, problemi di gestione della rabbia, non ho voluto saperne più niente. Non ci credevo. Penso invece che avesse ragione.
"Oh... Finalmente! Dolce mangiare! Sono proprio sazio ..."
"E ci credo, mi hai svuotato il frigo"
Ettore mi guarda un attimo negli occhi, poi aggruccia le sopracciglia, storce la bocca ed esplode in un pianto temibile.
"Oh, oh, oh! Che é successo? Stai calmo, vedi che stavo scherzando!"
"Sig* no... Non é per quello é che... Penso a mamma e papà, loro sono bloccati in Russia e non so se li vedrò mai più..."
Questo ragazzo ama davvero tanto i suoi genitori, avrei potuto essere suo padre. Non sono bravo a gestire le emozioni altrui le trovo inutili e superflue, per quanto io stesso abbia dovuto badare alle mie e tenerle sotto controllo svariate volte, non saprei proprio cosa dire...
"Non ti preoccupare ragazzo, andremo a salvare i tuoi genitori..."
"Grazie signore, non può capire quanto le sono grato"
"Basta con i formalismi, dammi del tu"
Smette di singhiozzare. Scende dallo sgabello e supera il bancone e mi abbraccia all'improvviso. Un abbraccio paterno, quasi consolante.
Però anche un' po' troppo.
"Ok ok! Va bene così..."
Ettore si stacca, e mi guarda negli occhi. Poi dice "so come andare in Russia in modo sicuro, mio papà conosce una persona che può portarci lì in elicottero..."
Diretto il ragazzo, va subito al punto. Questa é una qualità utile nella vita.
"É così che sei arrivato qui?"
"Sì..."
"Facile allora..."
"...in realtà..."
"C'è dell'altro?"
"Purtroppo questa persona é disposta a portare solo un passeggero"
Cosa?
"Aspetta... Che intendi...?"
"... l'elicottero é come una barca, bisogna bilanciarlo prima di volare, quindi se lui si trova a destra del posto da pilota ci vuole qualcuno a sinistra che bilanci il peso..."
"Quindi mi stai dicendo che devo andare in Russia da solo!?"
"... purtroppo si..."
"E tu che farai? Non ti aspetterai davvero che io ti lasci qui da solo in casa mia spero?!"
"No no! Assolutamente, infatti mamma ha già organizzato un modo per farmi tornare in Francia..."
"Ok... Capisco..."
Quindi insomma é un viaggio suicida... O quasi. L'adrenalina c'è, sicuramente... La sicurezza un po' meno. Ma in fondo, non ho nulla da perdere.

La vita di EttoreWhere stories live. Discover now