Correndo nel bosco

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La luna quella notte sorrideva.
Aveva quel suo sorrisino ammiccante, che anticipava sarebbe successo qualcosa; di solito lo mostrava ai lupi mannari, adesso lo mostrava alle gemelle. Un segno?
Indiscutibilmente.

L'altra Gabby trascinava la sorella lungo gli alberi, stando molto attenta a non farla sbattere contro uno di essi oppure onde evitare che si spaventasse a causa di un qualche animale selvatico spuntato all'improvviso.

Mentre le ragazze correvano mano nella mano, Gabby ne approfittava per guardare la sorella; la trovava davvero splendida, con quel suo fare schivo e misterioso ma al medesimo tempo anche estremamente dolce e amorevole.

In effetti, l'altra era molto più di quello che mostrava; non lo faceva con l'intento di nascondere la vera sè: amava sua sorella più di ogni altra persona al mondo, più di quanto avesse amato Thomas.

I suoi capelli neri erano ciò che le permetteva di passare inosservata, nascondersi tra i silenzi ed ingannare la notte.

Ed entrambe le gemelle erano dotate di lunghi, folti capelli neri, neri e lucenti quanto mille cristalli brillanti, appesi ad un lampadario in una sala da ballo illuminata da innumerevoli candele.

Presto Gabrielle si rese conto che quel bosco era decisamente più grande di quanto credesse: sembrava una foresta, non un boschetto adiacente ad un giardino. Vi erano dentro le più bizzarre creature che la mente di un umano potesse immaginare, ma naturalmente questo Gabby non lo sapeva.

La giovane condusse Gabby nel suo "posto felice", nella sua dimora di caccia, se così si poteva chiamare.
Era una distesa d'erba verdissima e soffice, totalmente accerchiata da alberi che impedivano la visuale a qualsiasi essere esterno.

Da lì la luna si poteva ammirare in tutto il suo splendore, si riuscivano persino a vedere chiaramente i suoi crateri: era un posto davvero magico.
-Perché non mi ci hai portata prima?
-Credevo che non ti sarebbe piaciuto, credevo che non mi avresti neanche accettata come sorella, in realtà.

Gabrielle le mostrò una faccia attonita e le fece una smorfia, prima di poggiarle una mano sui preziosi capelli e dirle che non avrebbe potuto fare a meno di lei. Non ora che l'aveva conosciuta a fondo, che aveva capito quanto valesse, che sì,
si era innamorata di lei.

Era inevitabile, la ragazza non aveva provato un sentimento così forte per nessun altro, ora capiva che quello per Thomas non era amore: era compassione. E quello per Dio men che meno, era indecisione.

Ma adesso, adesso che lei l'aveva fatta sentire come fosse stata in grado di reggere tra le sue gracili mani il mondo intero, non avrebbe più potuto starle lontano. Restava il problema del dubbio: lei ricambiava oppure no?

Gabrielle sentiva che se sua sorella non avesse ricambiato i suoi sentimenti, lei avrebbe anche potuto morire, come fanno i pinguini solitari: se non trovano una compagna entro un tot di tempo, si ritirano per morire da soli.

E lei non voleva abbassarsi a quel livello.
Quindi decise di guardarla dritta nei suoi occhi viola, prima di prenderle le guance tra le delicate mani e sussurrarle: "cosa sono io per te?"

Lei rispose subito: "una sorella Gabby, una gemella che ho sempre amato e amerò fino alla fine dei tempi."
Era ovvio che avrebbe cercato di deviare; Gabrielle stava perdendo le speranze.

"Niente di più?" Le chiese poi.
L'altra era chiaramente a disagio.
-Rispondimi.
Lei allora prese un bel respiro e si decise a confessare.
-La verità è che ti adoro. Ti amo con tutto il mio cuore e so che sembra strano, siamo sorelle maledizione, ma ora che sono qui davanti a te non posso negare la voglia che avrei di stringerti a me dolcemente, tenerti attaccata al mio spirito e non lasciarti andare più, perché sei tutto ciò che voglio e non posso respirare quando sei lontana.
Resta.

Dopo quella struggente dichiarazione d'amore, Gabby non riusciva proprio a metabolizzare l'accaduto. Tutto era surreale, non c'era un minimo rumore nella foresta e nemmeno un alito di vento.

Certo in convento aveva udito dalle sue consorelle alcune storie di gemelli che avevano fatto della loro connessione un rapporto malato, uccidendo insieme o arrivando a compiere atti estremi come un suicidio di coppia.

Ma tra loro era diverso.
Si conoscevano da troppo poco tempo per affermare di avere un vero rapporto fraterno: erano più amanti che sorelle.
Sorelle biologicamente sì, ma spiritualmente erano anime gemelle.
Ironico, no?

Quel momento poi arrivò, veloce come un falco e devastante come una doccia fredda; il momento che entrambe avevano atteso da troppo ora era finalmente sotto tiro, pronto per loro.

Strinsero la mano dell'altra all'altezza dei seni, per poi avvicinarsi piano e lasciare che le loro labbra s'incontrassero, assaporando il di loro gusto zuccherino sulla pelle.

Non è reale, non sta succedendo davvero, è tutto un sogno e presto ti sveglierai, sentirai tua madre che ti chiama o cose simili, svegliati!

Ma nessuna delle due si svegliava.
Non era un sogno, era la realtà.
La realtà più bella che chiunque potesse immaginare.

Mentre la Luna lasciava spazio al fratello Sole, lui illuminava con piacere le ragazze innamorate che dopo tanto dolore, tanta attesa, tanti sacrifici avevano finalmente ottenuto ciò che avevano sempre meritato.

Una musica risuonava lontano lontano, in un campo di papaveri in fiore, dove probabilmente una musa suonava felice un inno alla gioia mentre le grazie vicine danzavano allegre, in cerchio, reggendosi alle mani delle compagne.

Figlia di un IncuboTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon