Nascita vuol dire condanna

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Sin da quando aveva aperto gli occhi, Guinevere Smith lo sapeva, sua figlia sarebbe stata una bambina a dir poco particolare.
L'aveva partorita in una notte di tempesta, una di quelle che, sebbene le piante ne avessero giovato a sufficienza, speri non torni più.
Migliaia di gocce sferzavano il suolo e battevano incessantemente sul tetto della magione, minacciando di spazzare via le tende e frantumare le antiche finestre.
Gilbert Smith, il padre, aveva tirato un sospiro di sollievo solo dopo aver sentito la figlia emettere il suo primo guaito, segno che era sana e salva tra le braccia della moglie.
Egli aveva totalmente ignorato l'altro figlioletto di appena due anni, Thomas, per precipitarsi nella stanza e vedere sua figlia neonata.
La piccolina aveva le labbra rosse e tanti capelli, tutti neri, ancora bagnati e vermigli per via del sangue uterale.
E lei allora aveva aperto gli occhi, incontrando quelli del padre, tanto uguali a lei, tanto erano rudi quanto i suoi erano innocenti.
Appena suo padre vide quegli occhi così belli, guardarlo con gioia infantile, si convinse d'esser stato graziato. S'inginocchiò davanti al crocifisso appeso sopra l'architrave della porta e ringraziò nostro Signore per quel miracolo.
Mentre la moglie chiudeva gli occhi e prendeva fiato dopo il faticoso evento, il piccolo Thomas si avvicinò al bordo del letto per vedere la sorellina.
Ed in lui suscitò un effetto opposto a quello del padre: sentì di volerle male.
Ma un male malissimo, per cui avrebbe dovuto essere punito seduta stante, se solo i genitori avessero sentito i suoi pensieri.
-Mamma?
-Sì, Thomas?
-Come la chiami?
Il nome.
Era vero, nella frenesia e nella felicità la coppia non aveva minimamente pensato ad un nome da dare a quella divina creatura.
-Tu con quale nome vorresti chiamare la tua sorellina, angelo mio?
-Non lo so mammina, sono piccolo ed è tardi, sono tanto stanco...
Thomas voleva evitare il più possibile quella bestia di Satana che giaceva nelle calde e protettive braccia di SUA madre.
Ebbene sì, perché quella donna così graziosa era SUA madre, e di nessun altro.
Non riusciva ad accettare che un altro essere vivente avesse il diritto di rimanere lì accoccolato e meritarsi tutte le attenzioni di cui lui aveva goduto per due scarsi anni.
-Caro, potresti smetterla di pregare e venire qui ad aiutarci?
-Subito, tesoro.
E Gilbert Smith accorreva, con mani tremanti tagliava il cordone e avvolgeva sua figlia, fino a quel momento rimasta al freddo, dentro panni caldi, imbevuti di tutto l'amore del mondo.
Thomas si voltò e fece per tornarsene in camera sua da bravo infante qual'era, ma suo padre lo richiamò all'ordine.
-Ometto, non vuoi dare un bacio a tua sorella?
E a suo malgrado Thomas si alzò sulle punte dei piedini e scoccò un bacio secco sulla guancia di quella lurida traditrice.
-Adesso andiamo, è ora di dormire.
Gilbert prese in braccio il figlio, conducendolo fuori dalla stanza.
Thomas ebbe il tempo di sentire le fatali parole pronunciate dalla madre, prima che la sua testa cadesse sulla spalla del padre, in preda al sonno.

-Angelo mio, ecco come ti chiamerò...
Gabrielle.

La neomadre fece per posare la testa sul cuscino, ma sentì un'altra fitta all'addome.
Thomas udì la mamma urlare, mentre veniva deposto di scatto sulla prima sedia nel corridoio. Non ebbe il tempo di rendersi conto della situazione, che crollò addormentato.

Poi, tutte le luci si spensero.

Figlia di un IncuboWhere stories live. Discover now