Cosa sono per te?

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Le ragazze si tennero compagnia per molto, vivendo come sorelle.
Dormivano insieme, si svegliavano esattamente nel medesimo istante e dopo essersi alzate si aiutavano a vicenda conciandosi i capelli.
Gabrielle non le aveva dato un nuovo nome, d'altronde come la madre Guinevere non aveva ritenuto necessario attribuirgliene uno, Gabrielle accettò che la gemella fosse semplicemente "l'altra Gabby".
Erano solo loro due, perciò si chiamavano con lo stesso nome sapendo benissimo distinguere l'una dall'altra.

La vita procedeva meglio di come la prima Gabby l'aveva lasciata.
Adesso era quasi felice.

Nonostante fossero sorelle gemelle, sapevano che il loro rapporto non era sempre riconducibile a quello di fratelli. A volte arrivavano ad avere atteggiamenti oggettivamente intimi:
si lavavano insieme, dormivano insieme abbracciate l'una all'altra e mentre si accarezzavano le gote a vicenda, entrambe si tingevano di rosa.

Doveva esserci qualcos'altro tra loro.
Qualcosa di meno fraterno e più amorevole.
Solo che nessuna delle due aveva ancora avuto il coraggio di confessarlo.
O forse non lo sapevano e basta, non avevano troppa esperienza in fatto d'amore.

Si era scoperto che l'altra Gabby possedeva una specie di pulsazione -la stessa che Gabrielle aveva sentito quando era in procinto di scoprire l'identità della gemella- che si sprigionava a comando irradiando tutto ciò che veniva a contatto con le mani dell'altra

Ma allora perché Gabrielle non aveva alcun potere? Dipendeva forse da quello il fatto che l'altra avesse gli occhi viola?
Era un colore piuttosto inusuale per gli occhi e non v'era alcun caso studiato e documentato su cui fare riferimento. Di conseguenza, le sorelle avevano accettato questa caratteristica senza darci così tanto peso.

Gabby aveva bisogno di sentirsi speciale.
Adesso che aveva trovato il suo alter ego non poteva più separarsene. Era come il suo portafortuna, come una pietra che se te la porti appresso ti garantisce protezione e ti esaudisce i desideri.
E lei aveva bisogno di tutta la fortuna del mondo.

L'altra invece, essendo che la sua vita era incentrata su quella della sorella, non aveva bisogno di spiegazioni.
Era lei quella speciale, quella che faceva  pena e quella che meritava più amore.
Perché Gabby aveva tutto.
E lei era L'altra. Lei non aveva avuto un bel niente.

Ma stando a contatto con la natura aveva imparato molte cose: come la dea greca della caccia, Artemide, si cibava di animali selvatici; aveva imparato a cacciare senza il minimo filo di luce e a riconoscere ogni rumore, da un rametto spezzato al respiro di un cerbiatto.

Aveva anche sviluppato un'attitudine verso tutto ciò che riguardava la stregoneria. "Forse" pensò Gabrielle "è per questo che ha gli occhi viola."
Ma l'altra non lo sapeva. Non si era mai vista allo specchio e seppur sapendo d'essere uguale a Gabby, gli occhi facevano eccezione.
Quindi restava ancora un mistero.

Ciononostante Gabby moriva dalla voglia di acquisire qualcuna delle abilità della sorella, solo per sentirsi più sua pari.
Naturalmente lei acconsentì, ma visto che era appena sorto il sole non c'era più gusto nel correre tra gli alberi mentre il mondo girava attorno a te.

-Di notte- sosteneva l'altra Gabby -è come se il mondo si fermasse. Nessuno ti vede e hai tutto a disposizione, perché la maggior parte delle persone dorme.
È meglio con la pioggia forte, la trovo molto rilassante.-
La gemella dagli occhi neri pensò che una goccia di tempesta dovesse essere finita nelle vene della sorella, la notte in cui erano nate.
L'altra sorrise maliziosa.

-Quindi mi ci porterai, una di queste notti?
Le chiese Gabby piena di speranza.
-Certo, sorellina. Possiamo fare anche questa notte stessa, se vuoi.
Lei annuì tutta eccitata e si allontanò saltellando, pronta ad iniziare un nuovo capitolo di quella splendida vita.

Figlia di un IncuboWhere stories live. Discover now