Capitolo 24- una famiglia?

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POV JUNGKOOK:

Sono qui, in questa sala d'attesa a divorarmi l'anima.

Non riesco più a cacciare una lacrima eppure sento fortemente l'esigenza di voler crollare e piangere tutte le lacrime che ho trattenuto in questi anni. Il mondo mi sta crollando addosso: mia madre ha manovrato i fili della mia esistenza, Helena è stata solo un'illusione, mio figlio non è in realtà mio figlio, mio fratello che per salvare Jimin è morto e Jimin... Jimin è di nuovo in una camera asettica d'ospedale. I medici mi hanno informato che non è assolutamente in pericolo di vita ma ha subìto numerose fratture alle costole, al braccio e inoltre il suo angelico ed etereo viso è tumefatto.

Mi duole il petto.

Sento come se qualcuno stia cercando di strapparmi dal petto il cuore, privandomi così della facoltà di vivere.

Sono distrutto, mentalmente e fisicamente e forse ancora devo realizzare ciò che è accaduto nella mia vita e sinceramente ho tanta paura di crollare e di non poter essere di supporto a Jimin ma so anche che, il mio amore per lui, è talmente radicato in me, è talmente forte che mi farà rialzare dalle ceneri e combattere.

Lo farò per lui ma soprattutto per me.

Mi rialzo da questa scomoda poltroncina e mi avvicino all'infermiera che è appena uscita dalla camera in cui Jimin adesso, riposa:<signorina mi scusi, potrei entrare?>

L'infermiera con un sorriso di scuse, mi risponde:<signorino Jeon, non so quante volte mi ha già chiesto il permesso di entrare ma di nuovo, mi trovo costretta a darle una risposta negativa. Il signorino Park sta riposando e il dottore ha assolutamente dato l'ordine di non far entrare nessuno per non sconvolgere il paziente. È in una situazione delicata, ha vissuto così tante tragedie, da quando è nato, che ancora non ci capacitiamo quale sia la forza che lo mantiene in vita ma forse, credo di capire chi sia...> e mi rivolge uno sguardo carico d'affetto e comprensione.

Io annuisco e con la testa bassa le chiedo:<siccome non posso entrare vorrei che lei mi facesse un piacere... insomma, io avrei delle cose da fare e da risolvere ma ho tanta paura di lasciarlo qui da solo. In caso si sveglia e chiede di me, mi può gentilmente chiamare al cellulare? Correrò subito qui da lui> lei, a questo punto, annuisce e mi mette una mano su una spalla per infondermi un po' di conforto:<non si preoccupi, il paziente è in ottime mani. Rimarrò io qui a vegliare su di lui e appena aprirà gli occhi, lei sarà il primo ad esserne informato> la ringrazio infinitamente e subito, mi dirigo verso la stazione di polizia.

Devo parlare con qualcuno.

Arrivato a destinazione, subito mi investe un atmosfera colma di tristezza e disperazione. Certo, so come ci si possa sentire siccome questo sentimento mi sta divorando dall'interno ma adesso io devo essere forte per Jimin ma anche per Yugyeom, al quale ho promesso di vegliare sul suo piccolo bambino. I suoi colleghi, vedendomi, mi si gettano addosso e mi abbracciano, facendosi scappare qualche lacrima. Il primo a prendere parola è uno dei suoi più grandi amici, Jackson:<Jungkook, m-mi dispiace tanto... so come tu possa sentirti in questo momento. Io non avevo alcun legame familiare con lui ma lo sentivo comunque parte di me. Non voglio immaginare come tu ti senta. Condoglianze> io annuisco, lasciandomi scappare un singhiozzo e abbasso il capo, fissando il pavimento:<sto male, Jackson. Tanto male. Gli ho promesso, però, che sarei stato forte e non posso arrendermi, non adesso>

Jackson mi poggia una mano sulla spalla e mi dà qualche colpetto di incoraggiamento:<Yugyeom è stato davvero fortunato ad averti come fratello. Jimin come sta?>

Al suono del suo nome, rialzo il viso, fissando i miei occhi in quelli del mio interlocutore:<è in ospedale, dorme ancora ed è sotto stress pieno di fratture. Giuro, giuro, che gliela farò pagare a tutti coloro che hanno tentato di ucciderlo e che hanno interrotto prematuramente la vita del mio hyung>.

Io sole.. tu luna.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora