capitolo 30

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Evelyn's point of view

Sapevo che parlarne in ospedale non era proprio l'ideale, sarebbe stato meglio parlare in un altra occasione e in un altro luogo ma probabilmente nessuna circostanza avrebbe ridotto il dolore di quella conversazione. Così decisi di farlo immediatamente, in modo che fosse rapido e indolore. Anche se indolore non lo fu per niente, ne per me ne per Spencer.

<<io voglio andare a Londra, so che li c'è molta richiesta di medici. Per di più ho bisogno di prendermi un po' di tempo, rimanere qui mi ricorda solo Alison>> in parte era per questo ma principalmente perché volevo che lui rimanesse al sicuro.Anche se non glielo dissi.

<<Eve non farlo>> rimase senza parole, glielo lessi negli occhi. Quegli occhi che un tempo erano pieni di vita si erano trasformati in occhi cupi e senz'anima <<te lo chiedo per favore>> per la seconda volta nel giro di 24 ore lo vidi piangere. E quella volta era a causa mia.

<<non posso rimanere Spence, lo vorrei davvero tanto>> scappare mi sembrava l'unica soluzione. Ero spaventata. Spaventata da quello che sarebbe potuto succedere ma, anche se non lo ammisi immediatamente, ero per di più spaventata di affezionarmi nuovamente a qualcuno.

<<cazzata>> spostò il suo sguardo a terra per non farmi notare le sue lacrime, anche se le avevo già viste feci finta di nulla <<se volessi rimanere lo faresti>> aveva ragione.

<<è la cosa giusta da fare>> avevo passato le ultime ore a ripetermi questa frase, nella speranza di riuscire a crederlo davvero. Così non fu, lo dissi ma non lo pensavo veramente e lui da attento profiler lo aveva capito.

<<perché mi menti Evelyn? perché mi stai allontanando?>> avevo paura e non sapevo come dirglielo. Avevo paura per lui. Per me. Per noi.

Scoppiai a piangere anche io.Era davvero difficile dovergli dire addio. Ogni minuto che passavo in quella stanza mi sembrava l'ultimo di tutta la mia vita.

<<non voglio farti del male>> e non volevo che qualcun altro glielo facesse. Mi sentivo in colpa per aver permesso una volta che lo facessero. Mi sentivo in colpa perché se non fossi entrato nella sua vita lui sarebbe stato meglio.

<<lo fai tenendomi lontano>>

<<io devo tenerti al sicuro. Devo farlo>> mi importava di lui in una maniera che forse nemmeno immaginava, volevo proteggerlo, non solo perché era l'unica persona con cui potevo essere me stessa ma perché lui era l'unica persona per la quale avessi provato un sentimento del genere.

<<so che è dura ma la supereremo insieme>> cercò il contatto visivo sorridendomi in seguito <<se ti va>>.

Chiusi gli occhi prendendo un respiro, avevo bisogno di pensare e con lui nella stanza era impossibile farlo in modo lucido.

<<io ho bisogno di aria, farò venire qui JJ>> mi assicurai che non rimanesse solo nella stanza e mi diressi verso  la terrazza all'ultimo piano. Solitamente quello era il luogo in cui atterravano gli elicotteri con pazienti gravi.

Volevo prendere un po' di aria e di schiarirmi le idee.

Emily, senza che me ne rendessi conto, mi seguì disponendosi al mio fianco. La cosa brutta dei profiler era quella di non poter nascondere assolutamente nulla. Loro capivano immediatamente le situazioni e fingere che andasse tutto bene era inutile. Assolutamente inutile.

<<qualcosa non va?>> incurvò le sopracciglia aspettando una mia risposta impaziente
<<tutto alla grande>> ero talmente abituata a fingere di stare bene che mi venne naturale rispondere in quella maniera.Le persone quando ti chiedono come stai non voglio una vera risposta, anzi pretendono che te risponda di stare bene in modo da non sentirsi in colpa per non averlo chiesto.

<<cosa succede?>> ingannare lei era impossibile <<c'entra Spencer?>> dal mio silenzio intuì che si trattasse del suo collega, era davvero una donna intelligente e intuitiva.

<<voglio andarmene da questa città. Lui ha sofferto fin troppo a causa mia, ha rischiato la vita a causa mia. Non posso permettere che gli accada altro>>

lei rimase in silenzio per qualche secondo, forse doveva metabolizzare tutte le informazioni per trovare una cosa giusta da dire per aiutarmi.

<<Sai>>disse Emily affacciandosi dalla staccionata per vedere la città <<Ho visto come Spencer ti guarda, e ti posso dire che non lo ha mai fatto con nessuna. Nemmeno con JJ che è la sua migliore amica.Si sente a disagio con le ragazze e spesso per questo si vergogna a parlare con loro, ma con te credo sia se stesso. Ho notato anche il modo in cui tu guardi lui. Ho notato il terrore nei tuoi occhi quando hai saputo del suo rapimento e ho visto anche adesso la tristezza al solo pensiero di un futuro senza di lui>>

<<quindi ti chiedo, ha davvero senso sacrificare tutto quello che avete costruito per una paura insensata?>> non sapevo come rispondere.

<<io ho paura ad affezionarmi a lui. Ho paura che possa farmi soffrire, ho paura che io possa farlo soffrire. Ho paura di capire che siamo incompatibili e di essermi solo illusa>> mi aprii completamente con lei, non mi sentivo giudicata ne tantomeno presa in giro.

<<Non devi avere paura di amare. Non c'è cosa più bella al mondo e credimi che se sei riuscita a trovare il ragazzo giusto per te devi tenertelo stretto. Tenertelo stretto e avere il coraggio di cogliere l'occasione. La vita è una e voi siete perfetti insieme>>

Emily, dopo aver ricevuto una chiamata, si allontanò lasciandomi sola con i miei pensieri. Non sapevo cosa fare, la testa mi diceva di andarmene ma il cuore voleva tutt'altra cosa.

La testa voleva convincermi che lui non fosse la persona giusta, che ne avrei trovato uno "migliore" e che sarei stata bene ma il cuore... no il cuore non si voleva arrendere.

Batteva sempre più forte ogni volta che lo vedevo. Ogni volta che lo guardavo negli occhi. Ogni volta che lo vedevo ridere. Come potevo ascoltare la testa quando il cuore batteva, e batte ancora dopo anni e anni,così intensamente per lui?

così decisi di non ascoltarla. Di affidarmi al mio cuore, solo lui mi avrebbe portato ad essere felice.

nightmare |criminal minds|Where stories live. Discover now