capitolo 23

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Spencer's point of view

Avevo deciso di dormire sul divano, non per la misofobia ma semplicemente perché sapevo quello che quegli uomini le avessero fatto e di conseguenza sapevo che la sua fiducia me la sarei dovuta guadagnare. Ero consapevole del fatto che lei non avesse paura di me ma dormire nello stesso letto per lei probabilmente sarebbe stato come rivivere il trauma e l'ultima cosa che volevo era quella di farla soffrire.

Erano esattamente le due di notte e la lampada della mia camera era accesa, quando Evelyn si era addormentata mi ero assicurato di averla spenta perciò doveva essere sveglia. Altrimenti non si spiegava.

Mi alzai immediatamente andando a controllare e la vidi lì. Seduta vicino alla finestra. I suoi occhi erano rivolti verso le stelle e i suoi capelli erano raccolti in modo disordinato. Sembrava che la sua mente si fosse estraniata dal mondo circostante, forse alla ricerca di un porto sicuro su cui depositare l'ancora.

Mi soffermai ad ammirarla in lontananza, dentro di lei si nascondevano paure e insidie che andavano oltre il mio lavoro di profiler. Infatti per quanto avessi provato ad accedere all'infinità della sua anima più scoprivo cose e più mi sembrava lontana la vera conoscenza di lei.

Forse era questo che mi attirava di lei, mi faceva impazzire non riuscire a dedurre che tipo di persona fosse. Mi rendeva preda di quella magia che in molti chiamavano: amore.

Io non sapevo cosa fosse quel sentimento, onestamente erano poche le cose che io non conoscessi e l'amore faceva parte di quelle.

Eppure nonostante non sapessi cosa fosse quello che si stava creando tra me ed Evelyn ci andava molto vicino. Ero fottutamente spaventato da quella situazione, spaventato perché non sapevo minimamente come comportarmi con lei. Fottutamente spaventato di poterla perdere a causa delle mie insicurezze e del mio essere impacciato con le ragazze. Io, che avevo affrontato assassini, serial killer, sette sataniche, psicopatici, maniaci e chi più ne ha più ne metta, mi trovavo spaventato da una ragazza. Mi trovavo spaventato da un'emozione forte. Da un'emozione in grado di farmi agire in modo irrazionale.

Mi avvicinai cautamente a lei posandole sulle spalle un panno pesante, dalla finestra stava iniziando ad entrare uno spiffero freddo di aria invernale. Non volevo che si ammalasse.

<<cosa ci fai sveglia?>> interruppi il suo viaggio interiore sedendomi accanto a lei e rivolgendo il mio sguardo alle stelle, sembrava di trovarsi davanti ad uno spettacolo teatrale. Troppo bello per essere vero

<<potrei farti la stessa domanda>> nel suo tono di voce non si percepiva fastidio, voleva dire che aveva piacere a parlare con me e ne fui estremamente felice. Era bello avere qualcuno con cui parlare.

<<eppure te l'ho fatta prima io>> le feci notare ridacchiando leggermente, eravamo entrambi svegli per lo stesso motivo e lo sapevamo. Eravamo svegli perché i nostri mostri non volevano lasciarci riposare nemmeno un po', sembrava che non volessero darci tregua.

<<faccio fatica a dormire ultimamente e non voglio prendere farmaci per dormire. Devo riuscire a farcela da sola>> la guardai rimanendo in silenzio. Volevo che continuasse a parlare. Volevo che si fidasse di me, volevo che si aprisse e mi mostrasse la vera Evelyn. Sapevo che oltre a quella ragazza forte e sempre sorridente c'era ben altro.

<< mio fratello>> deglutì nervosamente alzando gli occhi al cielo, probabilmente per evitare che le lacrime iniziassero a ricoprirle il viso come ogni volta che pensava ai suoi trascorsi.

<<era dipendente da quelle cose, era dipendente da ansiolitici, antidepressivi, sonniferi e qualsiasi altro farmaco le avesse prescritto quella psichiatra incompetente>> nella sua voce percepii un mix di rabbia e di risentimento nei confronti di quel medico a cui aveva rivolto il suo pensiero.

<<voleva che a tutti i costi li prendesse. Eppure io sapevo che non andassero bene per lui. Era uno zombie. Non era più lui. Dormiva, mangiava  e parlava ma dentro di lui c'era qualcosa di rotto. Qualcosa che doveva essere aggiustato non solo tramite dei farmaci>> strinse i pugni ficcandosi le unghie nella mano, stava cercando di trattenersi. Con me non era obbligata a farlo, con me era libera di lasciarsi andare.

Le misi una mano sulle spalle attirandola a me, decisi per la prima volta in tutta la mia vita di aprirmi pure io con lei.

<<mesi fa un ragazzo, con disturbo da doppia personalità, mi aveva sequestrato e riempito di droga>> mi fermai cinque secondi prima di continuare a raccontare, non perché avessi dei dubbi riguardante la mia apertura con lei, semplicemente perché era difficile parlarne ad alta voce <<sono stato dipendente per un po' di mesi, è stata davvero dura uscirne, sono cose che quando inizi si impossessano di te. E è stata dura anche perchè non avevo iniziato io di mia spontanea volontà, aveva deciso tutto lui per me>> tra di noi si creò un silenzio, non un silenzio imbarazzante. Ma un silenzio di comprensione.Eppure decisi di spezzarlo per continuare a parlare <<Sai, io credo che il nostro incontro mi abbia salvato la vita. Credo che te sia piombata nelle mie giornate per miracolo. Quella sera io>> tentennai un po' prima di continuare, avevo paura a mettermi così tanto a nudo. Avevo paura di quello che sarebbe stato il suo giudizio su di me, avevo paura di rovinare le cose.

Eppure decisi di essere completamente onesto con lei, la verità, per quanto dura da accettare, univa due persone in un legame di fiducia reciproca.

<<io quella sera stavo andando da uno spacciatore, io ci stavo cadendo di nuovo. Da quando sei arrivata te non ne ho più sentito il bisogno, sai..>> i miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime ma mi trattenni, volevo finire <<sai ti sbagli quando mi dici che ti ho salvata tre volte mentre te nemmeno una. Anche te lo hai fatto, mi hai salvato da me stesso. Mi hai salvato da questa cosa più grande di me e non ti sarò mai grato abbastanza>>

Rimanemmo lì, seduti in silenzio. La sua testa era appoggiata alla mia spalla e i nostri corpi sembrava fossero due magneti. Sentivamo una costante forza attrattiva verso l'altro. Il silenzio che si creò tra di noi fu qualcosa di magico, non avevamo bisogno di parlare. Ci bastava stare lì.

nightmare |criminal minds|Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ