Capitolo 9: Ricordi bruciati

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«Non si è neanche accorto che avevo solo un'auricolare.» disse, tenendo in mano il suddetto, mentre l'altro era ancora all'orecchio. «Che idiota.»

Timothy Su bussò, entrando appena. «Noah-»

«Fuori.»

«Come non detto.» le spalle dell'orientale si rizzarono dalla paura e scappò letteralmente via.

Noah sospirò, sgonfiando il petto. L'unica speranza che stava nutrendo in quel momento era che Dave trovasse quel cazzo di assassino e che il caso potesse chiudersi definitivamente. Ma non poteva essere tutto così facile, ne era consapevole. Che fosse mai esistita un'occasione che gli avrebbe reso le cose più lineari. Come poteva chiudersi il caso, dopo aver trovato quello che stavano cercando? Poteva chiudersi davvero? Se quel Barney si era spacciato per un altro uomo, doveva nutrire un certo astio nei confronti di Trevor per ucciderlo in quel modo, fingendoglisi amico, mentre con Nicholas aveva usato un approccio diverso, poiché conscio di non dover usare la mano di ferro con un uomo che non poteva camminare bene. Ma se il suo obiettivo era sbarazzarsi di loro, significava che si erano ritrovati insieme in qualche missione del passato? Durante la sua vita da mercenario, Gonzales aveva avuto modo di incontrare Nicholas e Trevor, i quali avevano mandato all'aria i suoi piani, portandolo alla prigionia e alla morte del Ministro panamense? Se così fosse, Trevor, alla vista di Arthur, non avrebbe dovuto... Piegò la testa di lato per il pensiero fugace che gli oltrepassò il cranio; l'immagine di Barney Gonzales era ancora sullo schermo, le informazioni accanto ad essa. Sbatté le palpebre una serie di volte, aguzzando la vista per rileggere le didascalie. Che cosa ha a che fare lui con due soldati del Navy SEAL? Perché prendersela con loro? si domandò, corrugando la fronte incerto. Tolse le gambe dalla scrivania e ritornò a battere le dita sulla tastiera, aprendo i fascicoli riguardo i gemelli Spencer, su tutte le missioni che avevano compiuto fino a quando Nicholas non si fosse ritirato. Mise a confronto gli anni delle spedizioni cui erano andati incontro i tre personaggi, ma non trovò alcuna corrispondenza con i viaggi degli uni e dell'altro.

«Gli Spencer non sono mai stati a Panama. E Barney non è mai andato negli Stati Uniti, eccetto adesso... – farfugliò, portandosi i capelli indietro per quell'odioso ciuffetto mosso che ogni tanto aveva voglia di fare i capricci e ostacolargli la vista. – Nessuna missione in cui i tre hanno avuto modo di incontrarsi. Nessun punto di convergenza che ha potuto indurre all'omicidio.» sostenne la guancia lentigginosa con la mano, aiutando gli occhiali a non scivolare. «Questa storia non mi convince. Perché Barney avrebbe dovuto prendersela con due soldati americani? Non ha senso...» si portò entrambe le mani in testa, sollevando lo sguardo al soffitto con un grugnito nervoso. «Merda.»

Qualcosa mancava, ne era sicuro. C'era qualcosa che sia a lui che a Dave era sfuggito. Quell'idiota di un patriottico si era tanto impuntato sui suoi vecchi compagni uccisi che il suo unico punto fisso era l'assassino che aveva compiuto una tale scelleratezza, non sapendo che uccidere dei soldati avrebbe messo sull'attenti l'intero Stato, tuttavia non avevano riflettuto sul collegamento tra l'assassino e le vittime, bensì sul come avesse preparato il tutto e quale fosse la sua identità; solamente adesso, da solo e con la mente libera dalle pressioni di Dave sull'impegnarsi e dare un contributo in quel caso, aveva compreso che dietro si celava qualcosa di più grande, che andava oltre lo spionaggio e le indagini che Simmons aveva voluto assegnare loro. Si tolse l'auricolare, eliminando la musica che, in quel momento, non lo aiutava per niente a distendere la mente e a stimolarne i processi di calcolo; Dave era andato nel luogo in cui si era fermato il segnale telefonico di Barney, ma una volta trovato che cosa avrebbe fatto? Gli avrebbe sparato? Lo avrebbe arrestato? E se avesse opposto resistenza con il fuoco, il soldato sarebbe stato costretto a ricambiare, uccidendolo di conseguenza. Ma se lo avesse ucciso, avrebbero perso delle prove preziose, perché...
Noah sgranò gli occhi, raddrizzando di botto la schiena. Tutto tornò nella sua mente, tanto che prese il cellulare e rindossò entrambe le cuffie, digitando il numero di Dave.


Un magazzino abbandonato. Ecco cosa pensò Dave, quando vide a freddo il luogo in cui Barney si nascondeva. Aveva parcheggiato l'auto a qualche isolato da lì, proseguendo a piedi per non dare nell'occhio; sapeva anch'egli muoversi nei vicoli per non mostrarsi con tattico e arma alla vita. Deanwood non era una zona altamente sicura e girare con un'arma alla cintura non era una novità, bensì un'usanza che i residenti praticavano per difendersi. Tuttavia le forze dell'ordine non erano viste di buon occhio dalle gang che si erano andate a creare nel corso degli anni, gang e movimenti che i poliziotti stessi erano stati costretti a lasciare libere per fare in modo che lo stile di vita rimanesse quanto più nella norma; se lo avessero notato, sarebbe stato un casino, non perché avrebbe potuto rimetterci la pelle, ma perché ciò avrebbe animato la zona e indotto Barney a scappare con la coda tra le gambe. Era meglio che una simile occasione non gli sfuggisse. A quell'ora le strade erano vuote; la via scelta dall'assassino non era stata un caso. Secondo le direttive che si era fatto dare da Gregory durante il viaggio, quel quartiere veniva usato come una sorta di discarica; magazzini vuoti, case abbandonate, negozi chiusi, non erano nient'altro che il rifugio di chi voleva fare uso di sostanze stupefacenti senza essere beccato da chi voleva usufruirne insieme a loro, oppure di ubriaconi o barboni in cerca di una dimora temporanea. Reed gli aveva chiesto se voleva qualcuno che lo accompagnasse, cosicché da non essere lasciato solo se Barney avesse avuto qualcuno in suo aiuto, una risorsa che lo proteggesse, ma si era rifiutato; se doveva girare nell'ombra con circospezione, era meglio che fosse da solo. Lo stesso poteva dirsi di Gonzales; la compagnia avrebbe attirato i curiosi come delle falene attratte da un lampione. Si puntellò al muro, in un vicolo che dava frontalmente al punto in cui il segnale rosso del cellulare si era fermato. Da quanto tempo fosse lì, non ne aveva la più pallida idea, ma probabilmente stava preparando un nuovo omicidio, calcolando le mosse della sua prossima vittima. Avrebbe sventato quei piani seduta stante, non gli avrebbe dato il tempo di aprire bocca. Si accinse a prendere la pistola, ma il telefono lo anticipò, vibrando nella tasca dall'altra parte dell'arma. Alzò un sopracciglio quando lesse il nome di Noah sullo schermo; una rarità unica ricevere una chiamata dal ragazzino.

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