XXVII - Istinto

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Appena varcò la soglia per uscire in giardino, Partinus le andò incontro fiero.

«I quadri sono stati di tuo gradimento?» le chiese sorridendo. Lei annuì distrattamente, con la mente ancora annebbiata da ciò che era appena successo, ma il ragazzo non ci fece caso e continuò il suo sproloquio sulle opere, facendole il favore di non obbligarla a parlare.

Che piega stavano prendendo i rapporti tra lei e Jude? Significava qualcosa? Aveva davvero lasciato che accadesse?

Queste domande le frullarono in testa per tutto il tempo e nessuna delle due seppe dare risposte. Quella confusione e quei sentimenti contrastanti le resero più simili che mai.

D'un tratto si udì un gran trambusto. Edgar interruppe il suo discorso per cercare la fonte del rumore e gli si presentò davanti uno spettacolo che Naomi immaginò essere orrido ai suoi occhi da gentleman britannico.

Fu molto combattuta sul se scoppiare a ridere per la faccia scioccata di Partinus o se mettersi le mani nei capelli per l'ennesima bambinata del suo Capitano.

Evans e Silvia erano appena arrivati. Entrambi indossavano ancora gli indumenti con cui li aveva visti l'ultima volta, ovvero Silvia in abito lungo mentre Mark in divisa da portiere.

Sia lui che lei, anche se in minor quantità, erano sporchi di terra. Il portiere doveva essere corso lì subito dopo la sfida con Paolo e gli altri, senza nemmeno il tempo di rendersi presentabile. Lei, inoltre, stringeva in mano una delle scarpe a cui mancava un tacco.

Naomi credette che l'azzurro sarebbe svenuto da un momento all'altro.

Nel frattempo, anche Jude e gli altri erano tornati in giardino.

«Deduco che lui sia il Capitano della vostra squadra.» osservò Edgar con estrema compostezza, celando il fastidio, «Le dispiacerebbe presentarmelo?»

Naomi annuì leggermente confusa e si avvicinò a Silvia e Mark per poi presentargli il ragazzo. I due si scusarono per il ritardo e vennero rassicurati dal tono calmo e cordiale dell'inglese; la mora sapeva riconoscere una maschera quando la vedeva, si domandava solo quando l'avrebbe tolta.

«Forse è il caso di trovarti un abito più adatto all'occasione.» commentò Partinus, osservando la mano sporca che Evans gli aveva teso presentandosi.

«Mi dispiace, vengo direttamente dagli allenamenti.» disse imbarazzato grattandosi la testa. In un batter d'occhio, un domestico si avvicinò e scortò i due all'interno per farli cambiare.

Edgar si riavvicinò a Naomi, posando la mano sulla sua schiena, dove si trovava prima, ma questa volta la ragazza si scostò leggermente, le parole di Sharp gli risuonarono in testa.

Evans tornò in giardino vestito di tutto punto ma palesemente a disagio dentro uno smoking troppo piccolo per lui. Sopra le note del piano che accompagnavano la serata, si udì chiaramente una risatina di scherno di Partinus: «Scusami, quel vestito ti sta proprio a pennello.» commentò con evidente sarcasmo, facendo accigliare tutta la rappresentativa giapponese.

Ed ecco che la maschera cadde. Si rivolse alla mora accanto a lui, invitandola a prendere qualcosa da bere. Jude valutò che per l'ennesima volta le era troppo vicino.

La derisione non passò inosservata e gli animi si scaldarono, favoriti dal placido tono di scherno e sufficienza con cui si poneva. Somigliava molto alla Naomi di qualche settimana prima. Mark cercò di placare i suoi amici, invitandoli a conservare la rabbia per quando li avrebbero affrontati sul campo; ciò spinse l'inglese a lanciare una sfida, invitando il portiere a parare una delle sue conclusioni.

Sharp rimase di sasso quando l'amico accettò e cercò di dissuaderlo, poi sentì una mano posarsi sulla sua spalla e Caleb lo affiancò mormorando: «Lasciali fare, la cosa si sta facendo interessante.»

The Two of Us ~ Jude SharpWhere stories live. Discover now