17. Chiamami Ab

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🥐JACE'S POV🥐

" Jace? Sei con noi?" domanda Nick, muovendo una mano davanti alla mia faccia.

" Mh?" chiedo, risvegliandomi dai miei pensieri.

" No, ok, non sei con noi." enuncia mio padre, infilzando l'ennesima patata al forno e portandosela alla bocca.

" C'entra forse mia nuora?" chiede mia madre.

" No!" rispondo. Forse, però, troppo velocemente.

Ora l'attenzione dell'intera tavola è rivolta a me. Otto paio di occhi neri mi fissano, in attesa di aggiornamenti sulla mia vita amorosa.

Che poi, amorosa, come se lo fosse realmente. Non fraintendetemi, vorrei che lo fosse, ma non lo è.

" Dépêche-toi de raconter. On n'a pas toute la nuit." borbotta Abigail, sbocconcellando l'insalata davanti a lei.

" Non ho nulla da raccontare." rispondo, spostando lo sguardo sul tavolo.

" Arrête de nous raconter des conneries. Et fais-nous part de tes pensées." enuncia mia mamma, appoggiando i gomiti sul tavolo, e ricevendo un cenno d'assenso da mio padre.

Quali dei tanti, maman?

Pensa Jace, rifila loro una scusa plausibile, ce la puoi fare.

" Non è niente, davvero. Solo che dopo la devo aiutare a fare matematica quindi ho bisogno un attimo di mettere in ordine i pensieri." spiego.

" Ah! La devi aiutare in matematica! Hai sentito, mon amour? Nostro figlio aiuta la ragazza che gli fa ripetizioni di una lingua che parla da quando è nato a fare matematica. L'abbiamo cresciuto proprio bene!" esulta mia madre, incastrando la mano fra quelle di mio padre che l'accolgono affettuosamente.

" Già... A proposito, avete finito tutti? Oggi tocca a me sparecchiare." chiedo, ricevendo cenni d'assenso.

Ho la testa altrove.

Mi ha dato un bacio sulla guancia.

Mi. Ha. Dato. Un. Bacio. Sulla. Guancia.

Non è molto, lo so, però è pur sempre qualcosa.

Finisco di sparecchiare la tavola in poco tempo, lascio un saluto generale e mi dirigo verso la mia camera.

Mi chiudo la porta alle spalle e inizio a cercare un quaderno e una penna.

Dopo averli trovati li posiziono sulla scrivania giusto in tempo, visto che dopo due secondi sento il mio telefono squillare.

Rispondo subito, appoggiando il cellulare su un porta matite qualsiasi.

Maggie ha i capelli legati, porta gli occhiali e probabilmente ha una gamba sulla sedia, visto che il viso è poggiato su un ginocchio.

" Ciao." dice sorridente.

" Ciao."

" Pronto a soffrire come un cane?"

" Ovvio."

La mora ridacchia e inizia a sfogliare il libro davanti a lei. " Mhh... Allora, dobbiamo fare cinque esercizi, ti mando la foto o li inquadro da qua?" chiede.

" Mandami la foto, grazie."

" Ok." borbotta, afferrando il telefono e bloccando la telecamera.

Subito dopo mi arriva la foto delle equazioni, a cui do una veloce occhiata. " Sembrano semplici." mormoro, continuando ad analizzarle.

Un caffè, grazieOn viuen les histories. Descobreix ara